Il rito, la foto e l’allegria del Palazzo LORO GIURAVANO E QUELLO SPARAVA

Subito dopo la firma Enrico Letta ha stretto la destra di Napolitano con la sua destra e poi ci ha messo sopra anche la sinistra in modo che il gran vegliardo non la potesse ritirare ma al contrario lo attraesse a sé e io su quelle labbra da lontano ho letto: <Che fatica essere italiani>. Di sicuro in quell’istante, che è stato il più bello di questa strana giornata, i due, attraverso il tocco delle mani, si sono riscoperti solidali e complici . E’ stato il ritrovarsi degli smarriti,  il momento del riconoscersi nel contatto fisico come la nutrice riconobbe Ulisse quando sentì sotto le sue dita la cicatrice di caccia. Da lì comincia la restaurazione della legalità nella reggia di Itaca: ogni cosa torna a suo posto,  tutti gli avventizi e  gli inadeguati, tutti i nomi ‘divisivi’ vengono  messi fuori, maciullati come  Proci e  come  servi che ai Proci si sono venduti.

Cinque minuti dopo però loro giuravano e quello sparava. E mentre sui telefonini dei giornalisti arrivavano le foto dei feriti, gli uomini e le donne del potere erano i soli non sapere delle pistole, del sangue e delle sirene che riempivano gli  occhi e le orecchie di tutti gli italiani. E va bene che il povero Preiti è un isolato disperato con la calibro 22 e  con la cravatta ben stirata, una versione calabrese dei balordi di Jannacci, e dunque solo la malafede politica può farne un osso succulento per  specularci sopra e guadagnarci miserabili consensi. Ma la retorica populista ha azzeccato il momento. Mai infatti come in quella lunga mezz’ora di apnea il Palazzo è stato drammaticamente lontano dalla realtà, come  messo tra parentesi. Anche noi cronisti, tenuti lontani dal loggione e dunque dalla cerimonia, non li guardavamo più, ipnotizzati dal sangue sull’asfalto e dallo scorrere sui teleschermi dalla breaking news – “sparatoria davanti  a Palazzo Chigi” – mentre lì dentro, nel recinto del potere, Alfano sorrideva a Del Rio e qualcuno suggeriva al segretario generale Donato Marra che Kyenge <si pronunzia  alla francese>, e nessuno ha voluto dirci il rango e il ruolo di chi si è preso la responsabilità di non fermare subito quel rito.

Di sicuro il giuramento si è svolto dentro una bolla di surrealtà. Poi è arrivato il momento della foto di gruppo che è la memoria di ogni festa, il suo senso in un istante. Anche io ho visto che, un attimo prima della foto, un addetto stampa ha portato un foglietto a Napolitano e gli ha velocemente detto qualcosa. Ma io credo che non gli abbiano  spiegato tutto quello  che era successo fuori perché Napolitano non ha smesso di sorridere e perché la foto – guardatela ad alta definizione sul sito del Quirinale – non esprime né stupore né sgomento. E’ invece una foto gioiosa dove Napolitano  è il centro geometrico della serenità e dalla simpatia collettive. Ed Enrico Letta esibisce il suo fascino di toscano sottile ed accorto, Annamaria Cancellieri è ancora il ministro dell’Interno, indisponibile all’ipocrisia e alla retorica, e ha il piglio deciso e rassicurante di sempre dentro una palandrana che sembra quella dei fuoriusciti russi di Tolstoj. Sono felici i sorrisi di Nunzia Di Girolamo e di Enzo Moavero. E soddisfatti quelli di  Andrea Orlando e Flavio Zanonato, i  soli che vengono dal Pci, una storia di umanesimo e di senso dello Stato. E come potrebbe ridere così timidamente e tuttavia gioiosamente il cattolicissimo  Graziano Del Rio, nove figli come comanda la Provvidenza? I ministri sono stati informati alla fine della cerimonia quando Napolitano li ha chiusi in una stanza: <Forza e serenità> ha raccomandato. E ha annullato il buffet con i giornalisti, ha fatto sgomberare la piazza , ha richiamato i picchetti d’onore, le fanfare e  la guardia che era già schierata.

Il sinistro stridore tra la strada insanguinata e il rito di Palazzo ha tuttavia sporcato la magia, magari anche un pò demagogica, della sobrietà. Beatrice Lorenzin, è arrivata al Quirinale guidando la sua panda rossa. Nunzia Di Girolamo ha posteggiato nel cortile la sua Yaris e solo dopo è stata raggiunta in taxi da Francesco Boccia. <Ministro?> ha chiesto l’addetto alla sicurezza.<No, marito> ha risposto Boccia.

Insomma lo sparo è arrivato proprio quando la vanità, massimo mostro e miracolo del mondo, stava perdendo la violenza e i toni sbracati degli ultimi venti anni del potere italiano e stava  per infilarsi nei dettagli che sono il suo rifugio più elegante. La maschera di Stato della femmina emancipata dal porno che Berlusconi  aveva mandato nei parlamenti d’Italia ieri nel salone delle feste del Quirinale  che Vittorini definiva <una dimora inutilmente eccelsa>,  è stata seppellita da una nuova estetica della donna al potere, una nuova densità morale al posto dei tacchi 12, e la  ministra di origine congolese, stilé nella sua erre moscia  –  <giuvo di esseve fedele …> – e raffinata nel suo shantung blu elettrico con la martingala non è solo demagogia ma è la dimostrazione che è finita davvero l’Italia che voleva prendere le impronte alle dita dei piedi  degli immigrati.

Il giorno di ordinaria follia del calabrese senza lavoro è stato dunque, con la regia dell’angelo della storia che sempre si nasconde sotto il tavolo, lo stesso  del  solenne giuramento del governo, il rito laico che la Repubblica ha rubato alla Carboneria. Nella bolla di quel gran gala, forse per un presagio, la signora Clio in pizzo color menta sembrava inquieta. Stringeva la borsa nelle mani e pareva come rimpicciolita nella sua sedia troppo  antica e austera. Ma con quello sguardo in  più che non invecchia mai controllava il presidente, cristallo prezioso che non si doveva infrangere  e neppure appannare. Nessuno meglio di lei sa  che in 14 anni potrebbe  davvero diventare come  i vecchi lampadari del salone o infeltrire come l’enorme tappeto. O ancora sbiadire come le tende rosse dietro le quali  secondo il giornale ‘Cronaca bizantina’ (ecco che un nome del passato apre uno squarcio sul presente), nel 1853 un poliziotto in borghese scoprì un senatore del Regno a fare la pipì da una finestra. In quello stesso giorno, riferì con sdegno quel quotidiano, l’allora presidente del Consiglio Agostino Depretis, lo statista che spostò la sinistra a destra inventando il trasformismo che oggi  si chiamerebbe inciucio (altro squarcio) era arrivato al ballo del Quirinale <con le scarpe sporche> e il ministro Zanardelli, che indulgeva al vino, <si appoggiava sempre a qualche parete>.

Nessuno oggi ha le scarpe sporche e addirittura brillano quelle di Enrico Letta, trascinato in questa specie di quadriglia dove ognuno si sta presentando a qualcuno con grandi strette di mano, inchini e persino picchi di tallone perché ci sono pure i generali dei carabinieri e gli alti ufficiali dell’esercito. Un ministro mancato, Giuliano Amato, ha ironizzato raccontando agli amici che per 48 ore ha tenuto il telefonino  acceso. E per 48 ore, a intervalli regolari, le agenzie di stampa informavano: <Giuliano Amato ha detto di non essere stato ancora contattato dal presidente Napolitano>. Quagliarello,  che invece è ministro, ha confidato: < Berlusconi ci ha imbarcati su questo gommone e poi al momento opportuno lo bucherà …>. Berlusconi ha infatti voluto al governo tutti quelli che il gran visir Verdini ha bollato come traditori, e dunque anche Lorenzin, Di Girolamo e Lupi. Solo Alfano lo rappresenta, ma Berlusconi non gli ha mai riconosciuto il quid.

E chissà  cosa passa per la testa di Maria Chiara Carrozza che, nel suo stile Chanel un po’ non curante, magari rivede il film della sua vita, qualche tappa della sua splendida carriera. Alfano si lascia scappare: <Tanto dura poco>. La Bonino che indossa una giacca orientale rossa, scherza: <Chi è che qui porta sfiga?>. Poi mi dice: <Adesso non potremo più  andare a fare il bagno nella spiaggia libera di Maccarese>.Quando Donato Marra  chiama a giurare  Franceschini e dice <avvocato> lui forse pensa che il titolo che gli piacerebbe sentire è <autore Gallimard>, l’editore francese al quale ha appena consegnato un piccolo pamphlet.

Preiti che, senza volerlo e saperlo, ha dunque isolato la festa e il palazzo dalla vita dell’Italia, ha poi detto <puntavo ai politici> che per la verità domenica mattina stavano  tutti altrove, non solo i membri del governo che giuravano al Quirinale ma anche i parlamentari che forse erano al mare. Ha ferito due carabinieri e una passante e ora sostiene che voleva sparare alla casta. Nella sua logica disturbata, pensa di trovare più solidarietà colpendo un politico che un carabiniere come dimostrano i tanti tweet che si sono scatenati: <Ne mancano altri 18>. che è il numero dei ministri. E Preiti ha svegliato Gasparri e La Russa che lo hanno iscritto al Movimento 5 stelle ma anche i vari Di Pietro che invitano a <non strumentalizzare la sparatoria per giustificare l’inciucio>.  Insomma  Preiti cerca e trova giustificazioni  nell’Italia politica che è anch’essa disturbata.  Meno di lui?

13 thoughts on “Il rito, la foto e l’allegria del Palazzo LORO GIURAVANO E QUELLO SPARAVA

  1. marietta

    Signor Merlo, so che quanto sto per scrivere non c’entra nulla con il suo blog . Comincio a pensare che alcuni giornalisti di Repubblica hanno preso troppo sul serio questa strana alleanza con il Pdl.Sono di sinistra , leggo il vostro giornale da sempre ma vengo censurata a destra e a manca.C’e’ qualcosa che non va.Fino ad una settimana fa tutto era ok dalla formazione del governo coloro che la pensiamo diversamente siamo out!Comunque, ni modo, diciamo per di qua’, me ne faro’ una ragione.Il suo blog non smettero’ di leggerlo, acutissimo , centra sempre il problema.Saludos

      1. marietta

        Sono pensionata ed ho molto tempo a disposizione, al mattino passo il tempo leggendo diversi quotidiani italiani,mi interessa moltissimo la politica del mio paese nonostante non vivo piu’ in Italia dal 1992.Tutte le volte che faccio un commento critico su La Stampa, Corriere,Il Fatto e adesso anche Repubblica vengo censurata.I miei commenti saranno coloriti ma mai offensivi.Caso strano l’Unita’ li pubblica sempre.Noi moderati di sinistra siamo annichiliti per quanto succede nel paese, stanno distruggendo la sinistra .In molti vorremmo una sinistra moderna super democratica e riformista.Reale priva di estremismi e di utopie.Il governo Letta per me e’ un governo dei sogni,di quelli che non si avverano! Seguo Fabrizio Barca con interesse,vedremo!Se son rose fioriranno!Saludos y buen trabajo!

        1. volty

          Immagino che il blogmaster fosse incuriosito sul CHE COSA ESATTAMENTE, NONCHÉ DOVE, SEMPRE ESATTAMENTE (quale blog) censurato.
          Penso che appagherà la curiosità del bm (ed anche la mia) se porta due esempi di censura, con tanto di contenuto, (coppia & incolla di vecchi oppure nuovi – riprovando a farsi censurare) .

          p.s.
          Tempo fa ci fu parecchia gente che si lamentava di censure sul FQ e sul sito di Grillo. Ma, dico io, è mai possibile che, con tutto questo ben di dio di blog e di possibilità di farsi un blog gratis, a nessuno di questi è venuto in mente di aprirsi un blog dove pubblicare il contenuto censurato altrove,??? E mai possibile che questa gente non si renda conto della inconsistenza di queste loro denunce?
          Mah!

          p.s.2
          Io mi sono visto censurare, di brutto, un pezzo di satira squisito da parte di un grande giornalista. Non ho voluto pubblicarlo altrove perché il giornalista in questione mi è simpatico.

  2. Maria Anna Pianelli

    Gentile Dottor Merlo,
    il suo articolo èilluminante come sempre, ma vorrei proporle una mia riflessione su un altro tema.
    Ho letto su Avvenire l’intervista rilasciata, con straordinario tempismo, dal “saggio” neo ministro Quagliarello e ho pensato che alle due categorie di imbecilli e mascalzoni indicate da Bufalino se ne dovrebbe aggiungere una terza : quella dei mascalzoni che vogliono cambiare qualcosa per stare meglio in sella. Ho creduto inoltre di capire qualcosa sui centouno del PD che hanno affossato Prodi e sul perché non sia stato preso in considerazione il nome di Rodotà.
    La saluto con stima.
    Maria Anna Pianelli

  3. volty

    Illuminante no (per me) ma bello si (il post, eh!).
    ============================================

    <marietta 30 aprile 2013 at 01:25>
    leggo il vostro giornale da sempre ma vengo censurata a destra e a manca.

    Dove, quando, che cosa?
    Rara ignora Marietta, si ha il dovere di circostanziare quando si lancia questo tipo di accuse, se non altro per dissipare sospetti di essere trolleggiante marchiata marchetta.
    (a ciascuno il linguaggio suo, di indole e/o di dovere – io sospendo il «caro saluto» in attesa di una risposta)

  4. eros barantani

    Un commento che precede di qualche ora l’insano gesto del signor Preiti.
    Complimenti a Francesco Merlo per la conduzione di Prima Pagina, per il suo pensiero sereno e libero, per le sue riflessioni relative al ponte sullo stretto di Messina e per la sua educazione nell’interrompere l’ascoltatore dicendo:”La interrompo ma…non vada via…le darò nuovamente la parola” – Una cosa mi ha lasciato perplesso: nel riferimento agli “imbecilli e mascalzoni” di Gesualdo Bufalino, “tertium non datur” – Non vi è spazio per “normali”?

  5. marietta

    Cari italiani il vecchio brutto vizio di polemizzare a vanvera non si e’ perso.Quanto avevo da dire l’ho spiegato ampiamente sopra.Non mi piace filosofare e nemmeno primeggiare come molto spesso accade.C’e’ gente che ama la guerra io amo la pace.Onore e gloria a tutti voi che siete la creme de la crem delle menti.Non volevo aprire un seminario da premio Nobel ho solo detto che quando commento degli articoli di politica non vengono pubblicati perche’probabilmente non collimano con la linea del giornale STOP.Non ho dichiarato la IIIWW.Cordiali saluti!

  6. volty

    FIAMMETTA SCOLORITA

    un vizio tipico anche quello di lanciare il sasso e poi poi fischiettare arie pacifiche.
    tra-la-la, mi censurano qua e là, tra-la-la, non son venuta a far la guerra qua.

    È un dovere civico denunciare la censura delle opinioni. E per denunciarlo ci vogliono, se non prove, almeno esempi.

    Senno siamo a girare e rigirare, nel tondo e rotondo, nell’eterno sterile girotondo, a tenerci questo mondo censurante e immondo.

    E questo non è né «filosofare», né «primegiare», bensì un semplice conversare, dialogare.
    E questa non è una «guerra» bensì discorsi fatti con i piedi per terra.

    p.s.
    e chiudo, non mi va di appesantire il blog con flame.
    (certo che mi piace stuzzicare, ma è più che certo che mi piace fare, nonché chiedere, chiarezza)

  7. marietta

    Querida Fiammetta Scolorita, credo che Lei si stai prendendo troppo sul serio.In Italia tutti bravi, al lunedi mattina arbitri di calcio, i giorni restanti della settimana tutti giudici e tutti politici, oltre che bacchettatori.Datevi una calmata perche’ cosi’ non si va da nessuna parte.Intanto purtroppo,posso asserire con tutta certezza che il nostro paese e’ indietro di molti anni, abbiamo perso parecchi treni e forse non e’ solo colpa dei politici .

  8. volty

    SIAMO SERI !!!
    HASTA LA CONFUSIÓN!
    SIEMPRE!

    Veramente seguo poco il calcio e comunque, e casomai, il CT di sabato, arbitro cornuto durante ed in prossimità della partita, arbitro dopo essersi sfogati sulle sue corna, lunedì post-analisi di strategie e tatticismi calcistici, martedì riposo mentale da cotanta fatica, il mercoledì è dedicato all’insulto dei politici, il giovedì tanta birra per premiare la cotanta fatica della lingua, il venerdì ed il sabato sono dedicati allo studio delle corna del prossimo arbitro, nonché all’aggiornamento sui nomi nel caso fosse cambiato i ministri in frattempo …

    I treni sono stati persi anche per colpa dei (fatiscenti) binari. Ed anche per colpa del personale a bordo e a terra. …

    Volty, querido – que toma los pensamientos por los cuernos.

    1. marietta

      Hay gente que le encanta dar lata! Por la faena ,por nuestra mala suerte, estan abierta todavia las plazas de toros en Mexico y España.De todo modo, saludos a este cruel italiano, que me quiere ver rostizada!

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