E MONTI INSEGUE BERLUSCONI COME TOM INSEGUE JERRY

I vizi di Berlusconi stanno diventando i piaceri  di Monti. I due si inseguono come Tom e Jerry e nessuno più capisce chi é Berlusconi e chi Monti, chi il gatto Tom e chi il topo Jerry. Così il Monti, che ieri a Sky  prometteva di abbassare le tasse, chiaramente rubava la battuta a Berlusconi, era un Tom che inseguiva il suo Jerry sin nella tana della demagogia.  Dunque Monti, nell’ennesima tele intervista, faceva ‘la mossa’, non da sciantosa ma da Berlusconi:  <l’Imu va modificata e assegnata ai comuni, l’Iva va congelata, l’Irpef va abbassata di un punto>.  Berlusconi, inarrivabile,  replicava con naturalezza gaglioffa che <l’Imu va abolita> e dalla sua millesima vetrina televisiva elettorale sosteneva che in Italia <c’è il terrorismo fiscale> con un’uscita perfettamente calata nel ruolo del filibustiere.

Ovviamente Monti, che non è un magliaro come l’altro, risulta sempre più impacciato e goffo in questo  strano gioco di scambio e di travestimento. Berlusconi gli ha trasmesso la demagogia elettorale insieme all’ossessione catodica, al narcisismo, alla brama di possesso del salotto televisivo e, in un due settimane, in Italia i malati di tv sono diventati due. Ma per Berlusconi dire che capisce <chi evade le tasse> è una sparata naturale, congeniale  con il suo mondo sgargiante di ceffi alla Briatore, di tacchi a spillo e di mascara. Al contrario, quando Monti spiega che <bisogna calare le tasse>, sia pure aggiungendo <con cautela>,  smotta, si esibisce in un cedimento di identità, scimmiotta l’uomo-disastro da cui aveva liberato il paese, imita l’untore che aveva appestato l’Italia. Non dico che sia come se si tingesse anche lui i capelli o calzasse il sovrattacco o indossasse la bandana. Ma il populismo sulla tasse non è solo un peccato di vanità. E’ un tradimento di Monti verso Monti.

Ed è vero che l’uso del Twitter non è in sé berlusconiano e anzi è post berlusconiano. Come infatti disse Sgarbi :<Berlusconi è  analogico e non digitale>. E voleva dire che è fermo alla tv e non capisce né la tecnologia della comunicazione ‘fai- da- te’ (i video di Grillo) né appunto quella della connessione perenne  (il twitter). E però Monti per commentare, nientemeno, la riforma elettorale, è ricorso al dettaglio delle faccine, agli emoticon,  che non è l’alfabeto dei nativi digitali ma la smorfia usata da Flavia Vento. Di nuovo Monti attenta alla propria identità, che è molto definita e molto blasonata: la sobrietà può esser spiritosa ma non vezzosa e neppure pittoresca.

E si capisce che si è messo nelle mani dei creativi: <Non sapevo – ha detto – che fossero gli stessi che curano la campagna di Nichi Vendola>. Il frizzante, emozionale e narrativo Nichi significa movimentismo, tendenza, voga. Deve essere anche per questo che i sondaggi, che pure premiano di qualche punto il doping televisivo di Berlusconi, il solito abuso che il Cavaliere fa delle tv che possiede e della Rai che ancora controlla, non premiano invece il  Monti degradato aTom che insegue Jerry. Monti può forse conquistare il  moderato italiano, ma non certo stordendolo alla Berlusconi. Semmai rassicurandolo alla Monti. E invece, come dicevamo, Monti tradisce Monti e dunque Tom insegue Jerry a Unomattina, nell’Arena, dall’Annunziata, nelle interviste a raffica dei tg e nei faccia a faccia di Sky. Sono come due drogati di audience: ne vogliono sempre di più. Al punto che siamo rimasti tutti allibiti quando il saggio Sergio Zavoli, presidente della Vigilanza Rai, qualche giorno fa è sbottato: <Basta, é uno sgarro inaccettabile alla par condicio>. E non stava parlando di Tom-Silvio ma appunto di Jerry-Monti che, già in overdose, è stato ieri tenuto lontano dagli studi di Massimo Giletti con un’ordinanza aziendale, di cui lo stesso Monti ha lodato l’indipendenza da… Monti, un po’ come faceva Berlusconi quando additava ad esempio l’autonomia del suo fido Masi:  <Non riesco a vedere in che modo il presidente Tarantola e il direttore generale Gubitosi siano uomini miei: hanno mostrato anche in questo caso indipendenza>

E Silvio ringhia: <Non è nemmeno il mio rivale, ma solo la ruota di scorta del Pd.> , e ieri lo lo ha degradato da <leaderino>  a <semplice comparsa>. Monti adotta invece la cortesia dorotea, annunzia che dopo le elezioni dialogherà <anche con Berlusconi> e intanto distilla veleni strumentalmente equidistanti: <Pdl e Pd mi hanno sostenuto  a fasi alterne> ha detto ieri in un esercizio di bugia elettorale.  E l’altro giorno con in testa i cuffioni di ‘Radio anch’io  ha proposto addirittura di <silenziare Fassina e la Cgil>. Sono infatti <la parte più conservatrice della sinistra che si oppone al cambiamento> ripete Monti che ha sostituito lo spettro del comunismo con quello del sindacalismo ma agita l’identico ossessivo spauracchio rosso di quel Berlusconi che infatti si arrabbia e lo attacca a Radio Radio:  <Lui fa in tv esattamente le cose che faccio io, ma se le fa lui, va bene>.

La televisione è un’ossessione italiana che contagia tutti e però Monti ci ha davvero stupito perché sembrava estraneo, immune a qualsiasi imbonimento e lontano da ogni tentazione populista. Anzi, era stato chiamato proprio perché era il contrario di questo modello: l’antidoto, il contravveleno. Sta invece  diventando una specie di portatore sano del berlusconismo? <Nel Pd- ha detto – c’è Ichino che ha lasciato il partito per venire sulle mie posizioni e non è il solo, perché ci sono anche Morando, Tonini e Vassallo>. E fa quasi tenerezza vedere che dopo il Te Deum con la Merkel e Hollande i suoi nuovi compagni di processione sono Morando, Tonini e Vassallo. Anche Berlusconi del resto passò dal ranch di Bush al resort di Briatore.
E dire che all’inizio Monti andava solo da Lilli Gruber, che è il massimo dello chic e della sobrietà, soprattutto in collegamento da qualche posto misterioso ma autorevole. Ora invece, dopo appena un anno, proprio come Berlusconi promette di abbassare le tasse. E se è salito in politica è però sceso in tv dove sottrae l’acqua a Berlusconi, ruba nella casa del ladro.

Certo all’ossessione delle fidanzate e della <patonza che deve girare> Monti risponde con l’abuso elettorale del più pudico spread. Ma il rischio è l’ossimoro del pop sobrio, del doping tranquillo, dell’anfetamina moscia soprattutto se è vero che vuole candidare Gregorio De falco, che fu l’alter ego di Schettino, il suo doppio, il suo degno compare nella notte della tragedia della Costa, quello che gridando <torni a bordo cazzo> portò il dettaglio della farsa in una tragedia vera. Perché Tom raggiunga Jerry manca solo che Berlusconi candidi Schettino.

13 thoughts on “E MONTI INSEGUE BERLUSCONI COME TOM INSEGUE JERRY

  1. Virginia Giustetto

    Che grande articolo! Complimenti.
    La lucidità che lei ha nello smascherare piani e strategie politiche è notevole, ma ciò che più la rende grande è il trascrivere fedelmente le sue impressioni ai lettori.
    Ho vent’anni e provo grande soddisfazione nel trovare ancora sui giornali articoli così autentici, che non si piegano alla medietà né hanno paura della verità. Anche risultando “forti” e duri da digerire.
    E’ un piacere poterla leggere! Non smetta mai. Continui a farci credere in un’Italia diversa.

    Virginia

    1. Gianni

      Cara Virginia, no, non è un’Italia diversa. E’ Italia: tout-court. Patria di poeti, santi, navigatori e… scrittori. Anzi, elzeviristi. Che una volta erano gli scultori della “terza pagina”, quella per le bocche raffinate. E pazienza se il nostro Merlo, nell’esercizio delle sue funzioni, si serva della cronaca spicciola, del fatterello spesso banale per mettere in moto quella penna caustica, corrosiva, intinta abbondantemente nel vetriolo dell’ironia, e su un’impalcatura sintatica inimitabile. Un elzevirista folk che stilizza la mediocrità degli eventi nostrani nobilitandoli, raffinandoli, purificandoli. Un po’ come Chopin faceva coi canti popolari della sua terra che, nel suo immaginario musicale, diventavano mazurche, polacche, cioè capolavori. E capolavori di invidiabile scrittura originale sono quelli di Merlo. Un made in Italy da esportazione, come tanti manufatti nostrani. Sicuramente un caso “clinico”, particolare, forse un domani oggetto di studio, magari di laurea in scrittura, ce ne fosse la facoltà.
      P.s. : pronto naturalmente a vergognarmi di questa specie di panegirico qualora il nostro funambolico giornalista, come un Severgnini qualsiasi, si buttasse in politica.

      1. Angelo Libranti

        A me non sembra tanto panegirico.
        Se ho capito bene il nostro Merlo spreca la sua penna raffinata e corrosiva per la cronaca spicciola, spesso banale, con tua somma pazienza. Non sembra un grande complimento.
        Avevo già osservato, comunque, che sarebbe stato meglio usare la magica penna (la tastiera, la tastiera), per argomenti più interessanti di comune interesse per gli italiani.
        Come questo articolo, per esempio.

        1. gianni

          Caro Angelo, non hai capito bene, o non mi sono spiegato bene. Anche questo intervento, per esempio, due ex presidenti in campagna elettorale televisiva, non mi sembra un argomento o un fatto straordinario: siamo difatti agli inizi di una campagna elettorale. Straordinario è invece l’accostamento fumettistico (sfido chiunque ad averne adombrato uno del genere). Ma Tom e Jerry non fanno parte del fatto, non sono notizie di cronaca, come non lo sono il resort di Briatore o la candidatura di Schettino. Sono acciaccature ironiche, mordenti sarcastici, trilli giocosi su una partitura che, lasciata a sè, risulterebbe scialba e monotona. Come, appunto, la cronaca politica nostrana.

      2. gianni

        Caro Angelo, non hai capito bene, o non mi sono spiegato bene. Anche questo intervento, per esempio, due ex presidenti in campagna elettorale televisiva, non mi sembra un argomento o un fatto straordinario: siamo difatti agli inizi di una campagna elettorale. Straordinario è invece l’accostamento fumettistico (sfido chiunque ad averne adombrato uno del genere). Ma Tom e Jerry non fanno parte del fatto, non sono notizie di cronaca, come non lo sono il resort di Briatore o la candidatura di Schettino. Sono acciaccature ironiche, mordenti sarcastici, trilli giocosi su una partitura che, lasciata a sè, risulterebbe scialba e monotona. Come, appunto, la cronaca politica nostrana.

  2. gesuo

    Francesco Merlo scrive sempre (e dico sempre) le cose che penso io. Insieme a Scalfari, è un punto di riferimento imprescindibile.———————————-

    1. Angelo Libranti

      Attenzione con i punti di riferimento. Molti italiani si sono trovati, a loro insaputa, nella camera da letto delle olgettine.
      Scalfari poi non sembra, per tutti i suoi trascorsi, un punto di riferimento nobile.
      Diciamo un puntino di passaggio.

  3. Bruno Strukel

    Complimenti sinceri a Lei Francesco Merlo. La Sua fantasia è invidiabile, poiché colpisce a fondo e rende veramente “ridicoli” i destinatari, anche quando si ritengono “grandi” professoroni, ma che della vita “vera” hanno scarsissima cognizione! L’unica riconoscenza va al Presidente della Repubblica, che per mezzo di un “robot” ci ha liberati da un incubo! Il “prezzo” è stato la nomina di senatore a vita, che chiaramente, visti i recenti sviluppi, non si meritava!
    Sinceri Auguri di Buon Anno.
    Bruno Strukel 9.1.2013
    Trieste

    1. Angelo Libranti

      Occorre verificare quanto ci ha liberato da incubi, o quanti ne ha aggiunti alla luce delle esperienze vissute.
      Per me Monti è stato mandato “in missione” in Italia.
      Chi vivrà vedrà.

  4. Sendivogius

    Lo strano caso del Prof. Monti e Mister B. presuppone in realtà l’esistenza di una diade ben più esclusiva e profonda di quanto i due sarebbero mai disposti ad ammettere, giacché per poter essere l’uno ha necessariamente bisogno dell’altro nella reciproca negazione. Se Berlusconi costituisce la parte più umorale ed istintiva, Monti ne è la nemesi negativa, ma entrambi sono complementari.
    Per spiegare l’insanabile contraddizione il folklore tedesco forse avrebbe fatto ricorso alla leggendaria figura del doppelgänger… Tuttavia, rispetto al più cupo mondo mitteleuropeo, presso le nostre più solari latitudini le nostre due figure di riferimento sono pienamente iscritte alla commedia dell’arte, come due maschere interscambiabili.
    La dicotomia Monti-Berlusconi racchiude nei fatti due opposti, apparentemente inconciliabili, che si compenetrano a vicenda fino ad annullarsi.

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