Da Dino Risi a Berlusconi / IL RITORNO DEI MOSTRI

 (VENERDI’)  Come in una grande riedizione del famoso film di Dino Risi c’è il mostro biassiale Calderoli che vorrebbe rilanciare il patto della Lega di Maroni con Berlusconi ma solo in Lombardia. E il mostro onfaloso Gelmini ricomincia a maltrattare la scuola.  E improvvisamente il mostro teratologico e sireniforme Santanchè si risveglia e corre di nuovo a gridare in radio: <Il partito degli onesti mi fa venire l’orticaria>.  E tutti reagiamo sbuffando e maledicendo il tempo che non passa, la maledizione italiana, la dannazione dell’eterno ritorno. Dunque i mostri stanno cercando di mostrifcarci. Eppure non bisognerebbe avere paura del disperato Berlusconi e della sua banda di spettri guatemaltechi, del loro astio accumulato e dei loro umori spappolati e neppure del loro tentativo di acchiappare al volo il mal di stomaco e la rabbia degli italiani.

    Ma è davvero difficile non rabbrividire e, chiudendo gli occhi, non rivedere in spettrale fila dantesca dietro il  mostro Calderoli <sì lunga tratta  di gente, ch’i’ non avrei creduto che morte tanta n’avesse disfatta>: le ronde verdi, e poi Borghezio e Boso, e i sindaci che volevano prendere le impronte dei piedi agli immigrati e bastonavano i professori meridionali, e alzavano il dito medio sputando e bestemmiando contro la bandiera… Davvero potrebbe ritornare tutto questo, davvero potremmo rivedere al governo il peggio dei razzismi italiani ? Calderoli poi è anche quello della legge elettorale porcata e delle magliette anti islamiche. E’ insomma cosi fuori di proporzione da essere il mostro mostrato a dito, mostro armato di santo zelo “che sbuffa, ansa e i fiammei occhi sbarra”.

   La verità è che il centrodestra maschera nel carnevale del ritorno-rinculo di  Berlusconi  la propria incapacità di progettare, la propria impossibilità di rinnovarsi. E questa  mancanza di ricambio produce appunto le mostruosità: la stagione delle mummie è la stagione dei mostri che spaventano anche i mostri. Ad ogni uscita pubblica Berlusconi si specchia in un sondaggio che lo fa precipitare sempre più in basso, <lo specchio è mostruoso – scrive Borges – perché moltiplica il numero degli umani>.  Riusciremo a non sopravvalutare i mostri?

   Berlusconi e la sua sgangherata corte di sopravvissuti sono stati ormai messi ai margini e  ci resteranno. Ma è arduo non smarrirsi dinanzi al ritorno, per esempio, del mostro con il rostro adunco e gli occhiali scuri, quel Flavio Briatore che credevamo di avere messo nell’angolo e che viene invece a parlarci male dell’euro  e di nuovo a raccontarci quanti trofei ha vinto e si mette pure a dare pagelle etiche ed estetiche. Già re della pacchianeria nazionale al Billionaire di Porto Cervo, Briatore è ora il signore di Malindi che è il nuovo altrove dell’Italia gaglioffa: affari, fatture, intrallazzi, donne. Il  Kenia ha preso il posto del Paraguay,  dell’Argentina, del Panama,  dell’Uruguay  di quel “Sudamerica” che già Paolo Conte aveva segnalato come nuovo sottofondo dell’anima mascalzona dell’italiano piccolo piccolo: “Il giorno tropicale era un sudario / davanti ai grattacieli era un sipario / campa decentemente e intanto spera / di essere prossimamente milionario”. Chi canterà il Kenia?

    Ed è redivivo persino il piccolo mostriciattolo pittoresco, il portavoce Capezzone <contro la sinistra spendi e tasse>. E ovviamente Berlusconi, che l’ultimo lifting ha reso livido, sostiene che <i  magistrati sono pazzi e comunisti>, e dice <che mi importa dello spread?> e alle paure dell’Europa risponde evocando il complotto della finanza internazionale.

    Invasa da mostri che non provengono da un’altra galassia ma dal proprio passato, l’Italia precipita così in uno spaesamento spazio-temporale, sente con orrore di rivivere qualcosa che ha già vissuto e purtroppo tende a reagire come se i fantasmi fossero reali, come se Berlusconi e i suoi fossero ancora e per sempre al potere, a tempo indeterminato, in ogni tempo e in ogni epoca, e  non fosse invece un trucco del paranormale,un’impostura del calendario, lo specchio magico del déjà vu.

    Ma  così i mostri ci mostrificano. Reagiamo infatti male al ritorno dell’estetica di Arcore, alla maglie nere sotto il doppiopetto largo, alla perenne abbronzatura d’ordinanza, isole e lampada, ai prodigi mai visti, ai portenti da baraccone e ai fenomeni da circo raccontati a Porta a Porta come se questi mostri fossero ancora i  ministri e i sottosegretari che furono,  baldanzosi e sprezzanti. Sono invece gli sconfitti, i perdenti in agonia che per sentirsi vivi offrono il petto come i Pokemon che si rafforzano ad ogni attacco. Quando, per esempio, Renato Brunetta dichiara che non pagherà l’Imu non dobbiamo cedere al riflesso condizionato e pensare che la sua eversione sia davvero una strategia politica né che il fantuttone, il quale tanto ci deliziò con le sue trovate quando era al potere, sia, come lui dice, un esperto di economia. Anche Berlusconi ripete  che è stato <il più autorevole dei capi di governo> ma appunto non bisogna cadere nella trappola della mostrificazione e prenderlo sul serio. Al matto che dice di essere Napoleone solo un altro matto si mette a spiegare che il vero Napoleone è morto a Sant’Elena… La sola maniera per sconfiggere la paura dei fantasmi  e trattarli appunto come si trattano i fenomeni paranormali, i tavoli che ballano, le tombe che si scoprono, le tende che si muovono. Non mostri dunque, ma drammatiche macchiette  che diventano protagonisti solo in tempi mostruosi, in mezzo a quel Carnevale che in tutto il mondo, da Rio sino alla politica italiana, è il festival del ridicolo e dell’ impunità, sempre a rischio di violenza.

3 thoughts on “Da Dino Risi a Berlusconi / IL RITORNO DEI MOSTRI

  1. fabiana

    mentre nel purgatorio dantesco ci sono degli “scatti”, delle “evoluzioni”, dei “progressi” per cui mai e poi mai ciò che è già stato può tornare, all’inferno si attua appunto la dannazione dell’eterno ritorno dell’identico, sempre uguale a se stesso, senza alcun tipo di cambiamento…..
    quella gente rappresenta appunto l’inferno su questa terra, l’inferno dietro l’angolo….
    e la nostra unica speranza è di non diventare mai, nemmeno a costo della nostra stessa vita, come loro….

  2. marilena de gaetani

    Ma Bersani NO!
    Le uscite di Berlusconi ,non capisco perchè attirino tanto l’attenzione.Da che cosa vogliamo distogliere l’attenzione?Forse dalla mancanza totale di proposte valide?
    Berlusconi è morto,fa pena ,le sue apparizioni servono solo agli avversarin politici,a procurare consensi alle alternative a Berlusconi,anche i berlusconiani convinti non possono non vedere…e allora? a che pro parlare sempre e ovunque di Berlusconi?perchè non parlare piuttosto di come scrivere una nuova pagina di storia dicome affrontare i nuovi equilibri e squilibri economici mondiali?
    Sono stufa e annoiata di leggere e sentire ovunque commenti su Berlusconi.Che mi importa di un politico che si autoelimina? In tutti i salotti bersaniani e
    montiani non si fa altro che parlare di Berlusconi….UffaH!!!Un noto giornalista militante di sinistra alla nia domanda su quale fosse il reale programma di risanamento economico per il paese proposto da Bersani,a parte taxi e farmacie,mi ha semplicemente risposto che sì esiste e che dovevo andarlo a cercare su internet….e ha continuato a parlare di Berlusconi…Io povera ignorante incapace di usare il computer come devo fare a trovare informazioni che non siano solo inerenti i lifting e le amanti di Berlusconi?

  3. angelo libranti

    Merlo, come tanti suoi sodali di sinistra, è ossessionato da Berlusconi. Occorre dare un nome a questa nuova forma di fobia. Dopo la sindrome di Stoccolma e quella di Stendhal, che pur avevano una parvenza di giustificazione, questa nuova fobia induce ad avere paura e odiare un soggetto politicamente defunto, non rendendosi conto, che così facendo, danno ossigeno ad un moribondo al quale gli è stata impartita l’estrema unzione.
    Sarà povertà di idee, sarà mancanza di riflessione, in quanto anche dall’altra parte ci sono cadaveri politici in fase di rianimazione. Non ci vuole molta fantasia a pensare alle varie Bindi, Casini, Fini, Mastella, Turco,
    Vendola, lo stesso Bersani, dinosauri ultradecennali blateranti su problemi e governi.
    Il PdL si è bruciato per autocombustione ed il PD non è stato capace di rinnovarsi, imponendo i soliti nomi.
    Incognita Grillo a parte, mi pare che andiamo incontro al “già visto”, considerando che anche l’agenda Monti è formata da vecchi volponi della politica.

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