Condannata la propaganda e non la scienza LA PROTEZIONE INCIVILE DI CAPITAN BERTOLASO

Si era dunque nascosto il coraggioso Bertolaso. E ora che lo abbiamo tirato fuori dal suo buco non riesce neppure ad ammettere che è stato lui a disonorare i sette scienziati della Commissione Grandi Rischi. Si tira da parte: sono affari vostri, io non c’entro. Quattro parole in rete, per fingersi vittima e perseguitato. Neppure un accenno di scuse agli scienziati condannati dal giudice dell’Aquila per avere asservito la verità del terremoto ai suoi interessi di governo, alla sua voglia irresponsabile di tranquillizzare gli aquilani imbrogliandoli. La spavalderia è la stessa che Bertolaso esibiva sulle macerie quando si vestiva  da guerrigliero geologico, da capitano coraggioso, gloria e vanto del berluconismo, con certificati ammiratori a sinistra. Ma i testi delle telefonate che, in rete su repubblica.it, ora tutti vedono e tutti giudicano, lo inchiodano al ruolo del mandante morale. Quel <nascondiamo la verità>, quel <mi serve un’operazione mediatica>, quel trattare gli  scienziati, i massimi esperti italiani di terremoti , come fossero suoi famigli,  <ho mandato i tecnici, non mi importa cosa dicono, l’ importante è che tranquillizzino>, e poi i verbali falsificati…: altro che processo a Galileo! E’ Bertolaso che ha reso serva la scienza italiana.

Più passano i giorni e più diventa chiara la natura della condanna dell’Aquila. Non è stato un processo alla scienza ma alla propaganda maligna e agli scienziati che ad essa si sono prestati.  E innanzitutto perché  dipendono dal governo. Sono infatti nominati dal presidente del Consiglio come i direttori del Tg1 e come gli asserviti comitati scientifici dell’Unione sovietica. In Italia la scienza si è addirittura piegata al sottopotere, al sottosegretario Bertolaso nientemeno, la scienza come parastato,  come l’Atac, come la gestione dei cimiteri. Dunque è solo  per compiacere Guido Bertolaso, anzi per obbedirgli, che quei sette servizievoli scienziati sono corsi all’Aquila e hanno improvvisato una riunione, fatta apposta per narcotizzare.

Chiunque ha vissuto un terremoto sa  che la prima precauzione è uscire di casa. Il sisma infatti terremota anche le nostre certezze.  E dunque la casa diventa un agguato,  è una trappola, può trasformarsi in una  tomba fatta di macerie. In piazza invece sopra la nostra testa c’è il cielo che ci protegge. Ebbene all’Aquila, su più di trecento morti, ventinove,  secondo il processo, rimasero in casa perché tranquillizzati dagli scienziati di Bertolaso. E morirono buggerati non dalla scienza ma dalla menzogna politica, dalla bugia rassicurante.

Purtroppo il nostro codice penale non prevede il mandante di un omicidio colposo plurimo e Bertolaso non era imputato perché le telefonate più compromettenti sono venute fuori solo adesso. E però noi non siamo giudici e non dobbiamo attenerci al codice. Secondo buon senso Bertolaso è moralmente l’istigatore dei condannati, è lui che li ha costretti a sporcarsi con la menzogna. Tanto più perché noi ora sappiamo che  questi stessi scienziati avevano previsto l’arrivo di un’altra scossa mortale, nei limiti ovviamente in cui la scienza può prevedere le catastrofi. Ebbene, il dovere di Franco Barberi, Bernardo De Bernardinis, Enzo Boschi, Mauro Dolce, Giulio Selvaggi, Gian Michele Calvi, Claudio Eva era quello di dare l’allarme. Gli scienziati del sisma sono infatti le sentinelle nelle torri di avvistamento, sono addestrati a decifrare i movimenti sotterranei, sono come i pellerossa quando si accucciano sui binari. Nessuno si sogna di rimproverarli se non “sentono” arrivare il terremoto. Ma sono dei mascalzoni se, credendo di sentirlo, lo nascondono.

Il processo dell’Aquila dunque  è stato parodiato. E quell’idea scema che i giudici dell’Aquila sono dei persecutori che si sono accaniti sulla scienza come la Bocassini su Berlusconi è stata usata addirittura dalla corporazione degli scienziati. Alcuni di loro, per solidarizzare con i colleghi, si sono dimessi, lasciando la Protezione Civile nel caos, proprio come Schettino ha lasciato la Concordia. Il terremoto in Italia è infatti una continua emergenza: giovedì notte ne abbiamo avuto uno in Calabria e ieri pomeriggio un altro più modesto a Siracusa. Ebbene gli scienziati che  sguarniscono le difese per comparaggio con i colleghi sono come i chirurghi che scioperano quando devono ricucire la ferita. Ma diciamo la verità: è triste che gli scienziati italiani si comportino come i tassisti a Roma, forze d’urto,interessi organizzati, cecità davanti a una colpevolezza giudiziaria che può essere ovviamente rimessa in discussione, ma che non è però priva di senso, sicuramente non è robaccia intrusiva da inquisizione medievale. Insomma la sentenza di primo grado può essere riformata, ma non certo perché il giudice oscurantista ha condannato i limiti della scienza nel fare previsioni e persino nel dare spiegazioni.

E il giudice dell’Aquila è stato sobrio. E’ raro in Italia trovare un magistrato che non ceda alla rabbia, alla vanità, al protagonismo. Ha letto il dispositivo della sentenza, ha inflitto le condanne e se n’è andato a casa sua come dovrebbero fare tutti i magistrati, a Palermo come all’Aquila. Pochi sanno che si chiama Marco Billi. Non è neppure andato a Porta a Porta per difendersi dall’irresponsabile travisamento che ai commentatori frettolosi può essere forse perdonato, ma che è invece imperdonabile al ministro dell’ambiente Corrado Clini, il quale ha  tirato in ballo Galileo e ci ha tutti coperti di ridicolo facendo credere che in Italia condanniamo i sismologi perché non prevedono i terremoti, che mettiamo in galera la scienza,che continuiamo a bruciare Giordano Bruno e neghiamo che la Terra gira intorno al Sole.

Il ministro dell’Ambiente è lo stesso che appena eletto si mostrò subito inadeguato annunziando che l’Italia del referendum antinucleare doveva comunque tornare al nucleare. Poi pensammo che aveva dato il peggio di sé minimizzando i terribili guasti ambientali causati dall’Ilva di Taranto. Non lo avevamo ancora visto nell’opera brechtiana ridotta a battuta orecchiata, roba da conversazione al Rotary, da sciocchezzaio da caffè. E sono inadeguatezze praticate sempre con supponenza, a riprova che c’è differenza tra un tecnico e un burocrate. In Italia puoi scoprire che anche il direttore generale di un ministero non è un grand commis di Stato ma un impiegato di mezza manica.

So purtroppo che è inutile invitare personaggi e comparse di questa tragica farsa ad un atto di decenza intellettuale, a restituire l’onore alla ricerca, alla scienza e alla giustizia, e a risalire su quelle torri sguarnite della Protezione Civile senza mai più umiliarsi con la politica. A ciascuno di loro, tranne appunto al dimenticabile Bertolaso che intanto si è rintanato nel suo buco, bisognerebbe gridare come a Schettino:  <Torni a bordo,…>.

 

13 thoughts on “Condannata la propaganda e non la scienza LA PROTEZIONE INCIVILE DI CAPITAN BERTOLASO

  1. Ranieri

    “Anch’io ho fatto tutto quello che in genere si fa per fare carriera. Ho leccato il sedere quando c’era da leccarlo, ho assecondato, ho chinato la testa: non ho paura a negarlo.” – così dichiarava Enzo Boschi alla Stampa quando venne fuori che la Gelmini aveva dato l’esame in Calabria perché lì era più semplice. Io credo che lei abbia finalmente aperto il frame culturale corretto entro cui leggere questa vicenda. Mi chiedo invece chi li abbia “costretti”. Il silenzio è complicità, è noto. Quindi, se anche capisco – in parte, almeno – l’esigenza di centrare l’attenzione sul “boss”, gli uomini che si “mettono a disposizione” avrebbero dovuto ricevere, se non lo stesso trattamento, un richiamo più incisivo. Cordialità.

  2. alberto alberti

    Come si fa ad essere cattivi come merlo e una cosa incomprensibile , non dico altro che tutto il mio disprezzo che ho per lui. Il minuscolo è voluto. Alberto Alberti

  3. Davide Magini

    Cattivi come Merlo… Ahahah, che stupidaggine, é buono Bertolaso che ha fatto morire delle persone! P.s. Il maiuscolo é voluto

    1. Angelo Libranti

      Dal vocabolario Treccani alla voce “mestare”: darsi da fare, intrigare subdolamente per ottenere vantagi personali; “mestatore”: chi compie l’operazione di mestare, maneggione, intrigante senza scrupoli, sopratutto nella vita politica. E nel giornalismo, aggiungo io.
      Ecco, il maneggione o intrigante senza scrupoli, è colui che “maneggia” un fatto,” intriga senza scrupoli” nella vita e nelle azioni altrui. Colui che di un fatto certo ne da un’interpretazione personale, mestando nei risvolti più oscuri e più miserabili, compiacendosi di mestare e di smucinare nella merda.
      C’era un maestro nell’arte, anche lui si compiaceva di descrivere la parte orrida del fatto e non dava tregua. Bene. Ora sta di fronte al Padre Eterno, che sta vagliando eventuali peccati.
      L’abitudine prosegue ancora, mestando sempre nella cacca altrui, mai in quella di casa propria.

  4. Antonio Gasbarrini

    Francesco Merlo non ha bisogno di difese. Guido Bertolaso, figlioccio demoniaco di Guido Berlusconi, è stato il suo braccio armato negli affaracci della cricca targati Protezione Civile (quella deviata, s’intende). Quando sarà raccontata la storia veritiera del terremoto aquilano, si scoprirà che nella mia città erano state fatte le prove generali (tendopoli militarizzate e deportazione degli aquilani negli alberghi) di un “colpo di Stato liquido” con l’abortita Protezione Civile s.p.a. Vale a dire uno Stato parallelo a quello costituzionale sottratto ad ogni forma di controllo contabile dei cosidetti Grandi Eventi (G8 trasferito dalla Maddalena a L’Aquila nel luglio del 2010) e di ogni altra gestione emergenziale delle catastrofi naturali. Il guaio per noi tutti è che nell’italietta post berlusconiana-leghista, la catastrofe che ha travolto le coscienze pulite germinate dal sangue della Resistenza, è innanzitutto etica.

  5. Giorgina Cantalini

    Gentilissimo, grazie, veramente. Sono un’aquilana ‘non terremotata’, cioè residente altrove ma con tutta la famiglia lì, quindi con i propri cari e gli amici terremotati. Sono testimone quindi dei fatti e anche della manipolazioni continue con cui è stata raccontata la realtà a partire dal 6 aprile 2009.
    E’ difficile spiegare cosa voglia dire subire questa distorsione continua di ciò che stai vivendo o che stanno vivendo i tuoi cari, cioè gli effetti devastanti della propaganda sulla propria pelle, soprattutto se la propaganda si esplica su una situazione emergenziale e straordinaria in senso lato. E’ qualcosa che sa, come posso dire, di mobbing, abuso psicologico, vittima/carnefice, violenza domestica, quei sentimenti cioè che in qualche modo fanno sentire sbagliati e colpevoli chi subisce, non chi infierisce. Che devastano. Però mentre negli altri casi esiste una cultura di tutela cui attingere, qui è la tutela che uccide e la confusione, ma dirò di più la dilaniazione interiore che provoca può essere mortale in termini morali ma anche materiali. Infatti non è solo per cause più intuibili che la popolazione fa fatica a risollevarsi, la ‘moria’ di persone anziane dal 6 aprile è stata altissima, depressione, disgregazione dei legami di ogni genere. E’ anche questa cappa mediatica che ti fa sentire indegno, ridicolo, ‘sbagliato’, se provi a far capire all’esterno (perché proprio di dentro/fuori ahimè si tratta) le conseguenze di questa ‘tutela’ mortale.
    Non c’è ascolto.
    Eppure le intercettazioni sono chiare.
    La reazione alla sentenza Grandi Rischi è stata per noi di nuovo un ripiombare nell’incubo della stigmatizzazione gratuita che ci ha ritrasformato in ingrati, folli, questa volta addirittura integralisti fondamentalisti che attaccano la scienza.
    Fa male, tutto ciò fa male.
    E ciò che fa più male sono i due estremi: la censura e l’attacco delle istituzioni e quello dei cittadini come te (così come si sono scatenati nei numerosissimi commenti ai vari post).
    Così un articolo come il suo è molto più importante di quello che lei forse non immagina. Finalmente una visione che corrisponde a ciò che noi abbiamo visto succedere e che ti restituisce dignità. Perché è quella che continuamente provano a toglierci.
    Con stima

    1. Alessandro Venieri

      Gentile Sig.ra Giorgina Cantalani quello che scriverò, se per caso riuscirà a leggerlo tornando su questo blog, credo che le possa far ancora un po’ male e comunque non è detto che questo dolore sia del tutto inutile.
      Sono un geologo che lavora presso la Provincia di Teramo e nel 2003 seguii un corso a l’Aquila da disaster management. Quando si arrivò a trattare del rischio sismico feci presente ai mie colleghi (di vari Enti) aquilani che nell’aquilano erano presenti così tante faglie attive da poter considerare la zona una polveriera sulla quale era presente una cristalliera in riferimento alla vulnerabilità degli edifici. Le mie informazioni relative alle faglie attive e al loro potenziale sismogenetico erano presenti già da diversi anni su internet poichè la comunità scientifica le aveva messe in rete. Le risposte che ricevevo in genere dagli aquilani erano “si ma tanto queste faglie rilasciano l’energia costantemente e in maniera graduata” o anche “comunque abbiamo un ricercatore che lavora nei laboratori del Gran Sasso che ha ideato uno strumento capace di prevedere i terremoti”.
      Non per niente rassicurato comincia a preoccuparmi degli effetti che tali faglie potessero avere sulla provincia di Teramo.
      In fatti nel 2007 a seguito di un invito che accettai di buon grado partecipai al Convegno Nazionale di Geofisica della Terra Solida a Roma con un articolo non scientifico ma di denuncia di inerzie amministrative sul rischio che correva la mia provincia per la presenza di alcune faglie attive tutte collocate nell’aquilano. Se vuole può leggere qui l’articolo che tra l’altro mette in risalto la faglia di Pettino e l’urbanizzazione del quartiere prossima a tale faglia.
      http://www.6aprile.it/wp-content/uploads/2009/09/GNGTS_21-venieri.pdf
      A tale articolo è seguito questo articolo di giornale del 2008
      http://www.6aprile.it/conoscere-i-terremoti/2009/08/28/la-faglia-di-campotosto-un-articolo-dello-scorso-anno.html
      Ora le chiedo doveva essere un geologo teramano che si preoccupava della pericolosità delle faglie attive presenti nell’aquilano?
      Glie lo chiedo anche perchè avendo meticolosamente controllato tutti gli abstract degli anni precedenti del convegno più importante che si tiene in Italia (appunto quello a cui partecipai) in campo sismologico non ho trovato un solo intervento simile al mio…uno solo. Per questo ora diffido dei numerosi profeti del giorno dato che spuntano quotidianamente.
      Ma non basta, durante lo sciame sismico che ha preceduto la scossa sul forum dei geologi (geologi.it) ci fu una accesa discussione che in parte è stata trasmessa nel programma Exit condotto dalla D’Amico il 9 aprile 2009. Fu letto anche un mio intervento. C’era preoccupazione per ciò che stesse accadendo ma nessuno fece riferimento a ciò che sarebbe venuto fuori dalla Commissione Grandi Rischi, eppure eravamo tutti tecnici bene informati anche su ciò che i media riportavano.
      Addirittura alcuni interventi di professionisti lamentavano che se a l’Aquila parlavi di rischio sismico non ti davano più lavoro (per committenti si intende amministrazioni pubbliche e imprese).
      Ricordo ad esempio di un intervento di un ingegnere dell’Aquila che e alle mie preoccupazioni rispose così “si ma qua a l’Aquila le faglie non consentono di accumulare energia poichè hanno un comportamento fragile e quindi rilasciano l’energia con piccole scosse”. E certo anche lui non l’aveva ascoltato dalla Commissione Grandi Rischi. E’ tutto ancora conservato nel sito geologi.it. Inoltre in rete ancora c’è un video rivolto ai cittadini risalente a tre settimane prima del terremoto che è vero tranquillizza gli aquilani ma è un Ente a farlo e non la Commissione Grandi Rischi.
      In base a ciò che le ho raccontato e tantissimi altri esempi posso ragionevolmente pensare che gran parte degli aquilani erano già tranquilli da parte loro altrimenti avrebbero sollecitato di più le proprie Amministrazioni ad eseguire un solo…dico un solo studio di prevenzione sismica sul quale la sera del 31 marzo 2009 la Commissione Grandi Rischi potesse ragionare.
      Sulle intercettazioni posso anche dirle che sia quella prima del terremoto che quella del 9 aprile 2009 le ho ben capite e non come l’hanno capita quelli di Repubblica che le mettono in rete senza contestualizzazioni. Ho capito bene quella del 9 aprile 2009 perchè quel giorno me lo ricordo benissimo in quanto fui interrogato per procurato allarme…proprio per la diga di cui al mio intervento al Convegno del 2007. A proposito di profeti ma non del giorno dopo.
      Le ho capite perchè so quale è il ruolo della Protezione Civile e quello della comunità scientifica. So che la Protezione Civile non è un Ente ma è una funzione esercitata da più Enti e so che la comunicazione ai cittadini in caso di crisi spetta alla protezione civile e non alla comunità scientifica. Queste cose elementari non le sa Francesco Merlo e non lo sanno ancora molti giornalisti..ciò è veramente scandaloso perchè poi condizionano l’opinione pubblica.
      Insomma in questo processo e soprattutto nella condanna ci sono grandissimi equivoci legati alla non conoscenza della materia…all’ignoranza e poi è l’ignoranza quella che produce morti.
      Può essere giustificata l’ignoranza delle autorità locali di protezione civile in merito alla storia sismica aquilana presenti alla riunione del 31 marzo 2009? Eppure al processo loro erano le vittime perchè nessuno della Commissione Grandi Rischi nella riunione glie l’ha ricordato come il PM ha ribadito.

      La saluto sperando anche forse ferendola ulteriormente di averle chiarito alcune questioni.

      Alessandro Venieri

  6. massimo

    Non è questione di destra o sinistra. Berlusconi/Prodi/ . si veda ad esempio lo scandalo della missione arcobaleno http://www.volontariato.org/scandalovalona.htm .
    Il problema è che dove ci sono soldi c’è il malaffare e quindi i sistemi di controllo non devono essere sospesi in nome di una necessità di urgenza. C’è solo che il pubblico deve essere in grado di maggiore efficienza. E qui è il problema. Poichè il pubblico è inefficiente sottraggo i controlli all’emergenza invece di rendere efficiente il settore pubblico. insomma il contrario di quello che sarebbe giusto.

  7. angelo libranti

    Lasciamo perdere la vicenda Bertolaso, che era molto stimato da Prodi tanto da nominarlo per primo alla Protezione Civile, poi ha detto tutto la signora Cantalini.
    Per l’immediato ricordo la signora Bersani che, probabilmente, fa parte di quell’antropologia che domina il Paese da 66 anni e che fa delle sceneggiate contro la patria ingrata, ignara della sua esistenza.
    Un mestatore ne ricaverebbe un bell’articolo a due colonne.

  8. Frank

    Merlo? anzichè fare monologhi sconclusionati perchè non si confronta in un dibattito. Ha parlato dello Statuto siciliano come la persona più ignorante che abbia mai conosciuto. Consiglia di abolirlo.Il classico esempio del marito che si castra per fare dispetto alla moglie. Quindi invece di punire quella gentaglia che ne ha abusato castriamo i cittadini. Noi siamo disposti a rifiutare tutti i finanziamenti statali in cambio di trattenere tutte le entrate maturate in Sicilia. Questa proposta è stata fatta a Monti a Gennaio in un tavolo tecnico (con il Prof. Costa) ma l’Italia ha rifiutato perchè? chieditelo caro Merlo. Chiedilo al prof Costa invece di fare monologhi insensati!!
    Grazie.

  9. Alessio

    Da semplice cittadino desidero esprimere tutta la mia disapprovazione (per non dire disgusto) per il suo editoriale di oggi comparso su Repubblica. Ritengo che il suo articolo calpesti qualsiasi forma di deontologia professionale, tale è la quantità di elementi fasulli e distorti che lei è riuscito a propinare ai lettori. Mi auguro che Beppe Grillo agisca nei suoi confronti per vie legali e che lei risponda in prima persona di quanto ha scritto.

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