Rischio Sudamerica: inarrestabile la decadenza di Roma / CROLLA ALEMANNO CON IL MURO DEL PINCIO

 

Più ancora degli stupri che devastano Roma e che tutti insieme, a partire dall’irresponsabile numero uno Gianni Alemanno, per pietas dovremmo sottrarre alle speculazioni politiche, è il crollo del muro del Pincio, segno di incuria ordinaria e di vandalismo amministrativo, ad anticipare il previsto, inesorabile conto alla rovescia per il sindaco di Roma.

Il muro del Pincio è infatti il muro della modernità, non le rovine e le vestigia delle mura aureliane che continuano a sgretolarsi, sasso su sasso, dopo il disastro del 2007, ma i mattoni dell’architetto Valadier, pietre lavorate e disegno, i confini belli normali e solidi della città viva, il simbolo dell’eleganza e del garbo dei romani, la scena della bella époque italiana, dei primi baci, delle fughe adolescenziali, delle poesie di Pascarella e degli struggimenti di D’annunzio: <L’autunno moriva dolcemente>.

Ebbene, il sindaco Alemanno e il sovrintendente Broccoli dicono che  <la colpa del crollo del Pincio è della neve, della pioggia e del caldo secco>, e nessuno ormai ride di loro perché nella città più scettica e più sgamata del mondo anche la comicità si è esaurita, e non funziona più l’antico sberleffo che sembrava eterno: <Facce ride’>.

Sino a un mese fa proprio in quel tratto del paesaggio segnato dal nomos di Valadier era aperto un grande cantiere di restauro per il decoro della fontana e di alcuni dei busti che arredano come un Pantheon civile il bellissimo giardino. Vi si aggiravano, ben pagati, geometri e geologi, ingegneri, urbanisti, architetti, muratori e ovviamente i soliti professori responsabili della Sovrintendenza. Come mai nessuno si è accorto che quel muro stava per cedere? Eppure tutti mettevano i piedi su una pietra, che secondo il sindaco e il suo fidato Broccoli, era malata di meteoropatia più che  di meteorologia.

Dare la colpa al tempo è il più facile dei luoghi comuni. E tutti sappiamo che Alemanno è diventato bersaglio di frizzi e lazzi di ogni genere perché ha imprecato e inveito contro la pioggia, la neve, il caldo. Una volta ha definito gli acquazzoni <un terremoto>, poi si è battuto contro la neve andando in giro con una pala  per domandare altro danaro al governo. Insomma Alemanno ha fatto del cattivo tempo il capro espiatorio di ogni cosa, dalla morte degli alberi ai crolli dei monumenti, alle buche nella strada…

Il sindaco denunzia, sia in estate sia inverno, un’ indomabile emergenza clima, una leopardiana natura matrigna. Ma a Roma, per rispondere alle emergenze, ci sono commissari per tutto, in qualche caso da oltre 15 anni. È commissariata la Sanità: il commissario è il presidente della Regione. E’ commissariata la mobilità: il commissario è il sindaco sin dal 1999, con rinnovi annuali. E’ commissariata la gestione dei rifiuti: prima fu affidata al presidente della regione,  poi a vari politici, quindi ai prefetti e ora al prefetto Sottile. E’ commissariato il bilancio del comune:  per la gestione dei debiti accumulati fino al 2008 il commissario, che prima era il  sindaco, oggi è un dirigente del ministero del tesoro. Bisogna dunque commissariare anche la meteorologia con compartimenti specifici, uno per la pioggia e uno per la grandine, un assessore al vento e uno alla nebbia, e un sovrintendente per il cielo coperto e le nuvole a pecorelle.

E però il crollo del Pincio non contiene solo  lo spauracchio del cattivo tempo ma, come una matrioska, nasconde e rivela anche il disastro del bilancio, che è filosofia politica prima ancora che cattiva amministrazione. Alemanno applica infatti la logica e la matematica delle professionalità speciali, delle squadre speciali, delle attenzioni sempre più speciali ad ogni evento, sia pioggia  sia crollo. E si tratti di accumulo dei rifiuti o di risse nel centro storico,  di aumento della criminalità e persino di stupri, Alemanno chiede finanziamenti sempre più speciali. E Roma, come il sud dei piagnistei, diventa l’ospizio di tutti gli eccessi, cresce la criminalità e la capitale si fa mafiosa. Alemanno chiede soldi del governo anche contro l’ abuso di quella cartellonistica che è nelle mani di una cosca  che controlla e vende gli spazi illegali alla pubblicità, tappezza clandestinamente di orrori le vie consolari e l’intera città come nessuna altra metropoli civile. E la cartellonistica invade, anche legalmente, il centro storico, al punto che in via Veneto non c’è palo della luce e orologio pubblico che non abbiano il suo piccolo obbrobrio pubblicitario. Il Comune, che guadagna  sugli spazi legali, combatte solo a parole l’illegalità dei cartellonari, vere e proprie famiglie, piccole aziende potentissime, di cui io evito qui di fare i nomi.

Dunque Alemanno coglie anche l’occasione del crollo del Pincio per chiedere una proroga al patto di stabilità, vale a dire altro danaro. Come dicevamo prima, applica a Roma la scienza dell’emergenza che è tipica del Meridione. Invece di mettere a frutto le proprie capacità e i propri mezzi, come avviene per esempio nell’Emilia terremotata, Alemanno come i Cuffaro e come i Lombardo, sceglie la strada del pianto, del circo dell’emergenza che assale come le mosche l’animale ferito e pretende risorse, e non perché vuole rubare ma perché questa è politica, è macchina elettorale.

Ma il Comune, che non ha soldi per la manutenzione del Pincio, ne ha tanti per organizzare, nientemeno, una festa celebrativa della battaglia di ponte Milvio e dell’imperatore Costantino contrapposto al pagano Massenzio: la croce in cielo, in hoc signo vinces, contro l’aquila di Roma. Alla festa, che costerebbe un’ira di dio, Alemanno vorrebbe la presenza del Papa: preferisce la manutenzione elettorale  alla manutenzione dei muri e  delle strade di Roma.

E però il bilancio 2012 del Comune che, grazie ad un rinvio, sarà presentato addirittura ad ottobre, è già in deficit da buco nero, nonostante le mille deroghe e i mille rivoli finanziari per Roma capitale ottenuti in un profluvio di nuovi simboli, di inaugurazioni, di tagli di nastri e di chiamate in scena dei semivip. L’ ultima ‘vittoria di civiltà ’ di questa spuma sociale è il trasferimento da Cortina nella capitale degli incontri mondani  da cinepanettone intellettuale dei coniugi Cisnetto, sacerdoti e guru del generone romano e specialissimi consiglieri politici del sindaco.

Ma il crollo del Pincio rimanda anche al decoro complessivo che Alemanno dice non potere garantire senza altri soldi: <Scriverò al ministro Ornaghi per chiedere di intervenire sul governo perché si possa avere una deroga per gli interventi più urgenti>. E mette le mani avanti:  <Senza lavori continuativi c’è il rischio di altri crolli>.
Ogni giorno, per la verità, le cronache raccontano di crepe e  di ferite, e nel giugno scorso addirittura alcuni frammenti di cornicione si staccarono dalla Fontana di Trevi. Anche allora il sindaco disse: <La colpa è della neve>. E anche allora si rivolse al ministero: <Abbiamo pochi soldi e poco personale>.

Ma al ministero, quando sentono la parola ‘personale’, mi fanno notare riservatamente che <non c’è nella storia dei comuni italiani un esempio di scandalo nepotista così grande come quello dell’azienda dei trasporti di Roma, l’Atac> dove sono state assunte sorelle, figli, nuore, segretarie, mogli, nipoti e fidanzate di assessori, di senatori e di deputati del Pdl, di sindacalisti della stessa Atac e di dirigenti di un’azienda che ha ora 120 milioni di debiti ed è molto vicina alla bancarotta

Ecco dunque che dal crollo del Pincio si arriva anche all’Atac, vale a dire all’emergenza trasporti, alla viabilità e al traffico che spinge Roma sempre più a Sud, sempre più simile a Palermo e a Napoli. Secondo i dati forniti dall’associazione ‘Roma si muove’  <il 67 per cento dei romani si sposta con mezzi privati, auto e moto, e solo il 27 per cento con i trasporti pubblici che, per appena un terzo, sono su ferro (treno, metrò, tram)>. Le conseguenze sono che la Roma di Alemanno ha il primato negativo per morti e feriti sulla strada e per emissioni di anidride carbonica. L’associazione ‘Roma si muove’, lanciata dall’ex assessore alla Cultura Umberto Croppi, dal segretario radicale Staderini e dal segretario dei verdi Bonelli sta raccogliendo le firme per nove referendum propositivi, uno strumento previsto ma mai attuato dal Comune. Dai trasporti all’uso delle spiagge, dal testamento biologico alle famiglie  di fatto, dalla lotta all’abusivismo edilizio alla spazzatura (‘zero rifiuti’ è lo slogan) questi referendum, se mai si facessero, libererebbero Roma da Alemanno perché esprimono finalmente una politica, condivisibile o meno, nel senso della polis, della città come luogo veramente abitato, luogo della convivenza.

E vedremo se i referendum arriveranno a liberare Roma prima che l’emergenza rifiuti la faccia affogare insieme al suo sindaco. I dirigenti dell’Ama sostengono che, senza la nuova discarica, basterebbe un blocco di 48 ore e le 4000 tonnellate di rifiuti che i romani producono ogni giorno sommergerebbero la città. Non è dunque catastrofismo immaginare un autunno di tanfi e  fetori che costringerebbero la gente ad indossare anche a Roma, persino a Roma, la mascherina per strada e a fare slalom tra dossi e cunette in fermentazione.

Un muro che crolla non è mai soltanto calcinaccio  e polvere. Ogni muro, infatti, con quella fisica ha sempre una dimensione simbolica e dunque, quando crolla, crolla due volte. Lo sgretolamento del muro del Pincio sgretola anche Alemanno e scopre una Roma a rischio Sudamerica,  piccola capitale con tutti vizi della megalopoli,  dalle favelas alla violenza quotidiana, alle mafie ai debiti quarantennali con le banche per costosissime metropolitane che non si faranno mai: la linea D è stata definitivamente cancellata, la C rischia di fermarsi a San Giovanni, la B1 degrada la B…

Ecco perché quel muro che crolla ci avverte che probabilmente non basta più discaricare Alemanno. Persino Ciarrapico, che comprò la Casina Valadier, ne aveva un rispetto così grande che voleva a tutti i costi portarci gli uomini migliori, come Carlo Caracciolo per esempio: <Ce devi veni’, per far vedere alla gente che qui non ce vengono soltanto i burini come me>.

9 thoughts on “Rischio Sudamerica: inarrestabile la decadenza di Roma / CROLLA ALEMANNO CON IL MURO DEL PINCIO

  1. gina crisafulli

    Roma come le citta’Meridionali,con il loro lassismo politico,con le ridicole promesse urlate sguaiamente dai tanti:Cetto la qualunque…la citta’che tutti danno per scontato,del resto oggi laCapitale ospita il mondo,ma il mondo per stupire corre altrove….Eppure,ingenuamente ogni qualvolta passeggio per Roma,continuo a invidiare chi ci vive, per la magia che essa racchiude, per quei parchi,per quella Storia che parla,vibra, e continua a incantarmi…Beh, nessun posto al mondo mi provoca ancora tanto patimento!(forse sono solo una stupida provinciale)…

    1. Emiliano

      Salve,
      caro sig. Merlo non è la prima volta che lei (s)parla di Roma e dei Romani.
      Anche se in questo caso la sua voleva essere una critica esclusivamente alla classe politica, inesorabilmente finisce con il generalizzare e fare tutt’uno tra politici e cittadini..umili cittadini che come me fanno o la raccota differenziata, cercano di stare attenti all’ambiente ed all’inestimabile valore di ogni angolo di questa (nonostante tutto e tutti) meravigliosa città.

      Ripeto, – anche se in questo caso il suo concetto mi trova completamente d’accordo – mi ritrovo ad essere “irritato” per alcune istantanee che fanno sembrare Roma e soprattutto i suoi abitanti al pari di città quali Caracas..Medellin..e questo non può trovarmi d’accordo nel modo più assoluto!

      Riuscirà mai a scrivere ed esprimere un pensiero su Roma in modalità “serena” senza far trasparire tutto questo veleno..astio..??

      I politici con il Sindaco in testa non sono Roma..ricordi sempre questa cosa!!

      Soprattutto è grazie a queste fotografie che i ROMANI vengono sempre più odiati nel resto d’Italia..grazie ad amministrazioni incompetenti che vengono criticate (giustamente) ed a giornalisti come lei che non vedono l’ora di sparare a zero su Roma ed i romani..

      Un saluto

      1. Stefano

        Vede Emiliano forse più che con fotografo che scatta l’istantanea bisognerebbe prendersela coi soggetti che appaiono nella stessa.
        Non metto in dubbio che sia pieno di giornalisti che non vedono l’ora di sparare a zero su roma e sui romani, ma c’è anche da dire che vengono forniti loro un numero incredibile di assist.
        Saluti

        1. Emiliano

          Sig. Stefano,
          questo suo sottile senso di disprezzo ed avversione non lo condivido ed ovviamente non lo comprendo. Con ciò, non voglio dire che Roma ed i romani siano perfetti..lungi da me!!!..Cmq, qs sua risposta denota una scarsa attenzione a quello che la circonda quando visita o gira il resto d’Italia..purtroppo l’hobby nazionale è quello di parlare per sentito dire e/o per slogan e mi consenta (come direbbe il distruttore dell’Italia negli ultimi 16/20 anni), la sua risposta si incastona in modo perfetto in questa ultima categoria.

          La saluto cordialmente,

          1. stefano

            Salve Emiliano, dalle mie poche righe non capisco da cosa percepisca questo senso del disprezzo, per giunta sottile, ne’ dove veda slogan o hobby. Sul fatto che parlo per sentito dire posso assicurarle che si sbaglia perchè mi muovo molto, a Roma dove vivo, in italia e all’estero, ed osservo anche molto. Visto che parla di categorie incastonate, esiste una tipologia in cui non si condanna mai l’autore del fatto ma chi lo fa presente, e qui ci classificherei la sua risposta. Mi pare che anche il “distruttore d’italia”, da lei citato, ne abbia fatto ampio utilizzo.
            la saluto altrettanto cordialmente.
            Stefano

  2. Angelo Libranti

    A voler essere precisi Alemanno è il primo burino di Roma; perchè viene da Bari e perchè non sa parlare.
    Detto questo sono convinto che il personaggio fu gonfiato da gloria fasulla di precedenti esperienze politiche di vertice e fu messo a fare il Sindaco della Capitale d’Italia non avendo l’idoneità.
    Ha raccolto l’eredità pesante dei precedenti sindaci di centro-sinistra e non è stato capace di fare la differenza. Debole di esperienza e di spirito, non ha trovato altra soluzione che adagiarsi a sindacati e lobby varie, compiacendo la sinistra sperando in cuor suo “l’aiutino” di non essere disturbato, col bel risultato di continuare la gestione di Roma come prima, peggio di prima.
    Naturalmente si è fatto i cazzi suoi assumendo gente un pò dovunque, convinto di aver creato un’ossatura portante per favorirne la rielezione.
    Non ha capito, il tapino, che una scarpa chiodata è pronta per scalciarlo fuori dal Campidoglio, perchè non avrà nessuna comprensione dalla sinistra e neanche dalla “destra sociale”, avendo svolto una politica opposta con rincari della tassa della spazzatura, con multe a raffica senza rispetto della normativa, IMU a strafotto, edilizia popolare zero, servizi sociali sottozero.
    Però continua a chiedere soldi allo Stato.

  3. Massimo Ciuffini

    Non credo che si possa prevedere il crollo di un muro di sostegno costruito ai tempi di Valadier. Nè geometra, nè architetto nè professore, seppur ben pagato, potrebbe riuscire. Sopratutto passandoci davanti e, icto oculi, vaticinare crolli fisici e simbolici.
    Forse il crollo cui bisognerebbe rivolgere lo sguardo non è quello di Alemanno (che è come sparare sulla crocerossa) ma quello dei bilanci pubblici soprattutto di quelli comunali che decenni (non dieci mesi, decenni) di austerità hanno portato ad un tale livello di povertà che ogni momento è buono perchè accada per ogni piccolo (o grande) shock un cataclisma.
    Prevedere il crollo di un muro ovvero fare manutenzione ordinaria, straordinaria e programmata alle dotazioni pubbliche di una città costa e molto. So già che qualcuno penserà che SE questi soldi non se li mangiasse LA CASTA…mah! beato chi ci crede a questa favola dei nuovi untori….
    Caro Merlo, ultimamente la sua formidabile penna tende a prendere il sopravvento sulla profondità della riflessione che riguardi le vicende umane intrecciate a quelle politiche, cosa che è sempre stato il suo punto forte. Non voglio offenderla ma le confesserò che questo articolo sfiora quel tratto di cretinismo cognitivo che lei stigmatizza così spesso.

    1. Angelo Libranti

      Non voglio pensare al Ciuffini come dipendente comunale o, peggio, a libro paga di Alemanno.
      Il problema non è il crollo di un muro ma il crollo di credibilità di un politico che andava alla grande e che, prima e subito dopo l’elezione a sindaco di Roma, ha dichiarato incautamente vari intendimenti, successivamente rimangiati.

      1. Angelo Libranti

        E’ di ieri mattina la notizia dello sgradimento del Berlusca verso Alemanno.
        I sondaggi lo danno in caduta libera e gli è stato chiesto di fare un passo indietro.
        Certamente il tapino patteggerà, magari vuole la promessa di un dicastero qualora il PdL, o come diavolo si chiamerà, vinca le elezioni.
        Sarebbe meglio toglierlo dai coglioni e buona sera.
        Lo scrive uno che l’ha votato, suo malgrado.

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