ELOGIO DELLA STRONCATURA

 (VELVET)   Mi sono finalmente imbattuto in una bella stroncatura, appetitoso cibo dell’intelligenza, genere letterario pochissimo praticato nell’Italia delle  recensioni-marchette. La stroncatura – non sembri un paradosso – è la più vibrante promozione di  un autore perché analizzare e bocciare un libro significa ammettere implicitamente che è insidioso e pericoloso, insomma che è vivo e merita tempo ed attenzione, sia pure per essere smontato.

   E dico subito che non entro nel merito ma sono affascinato dal metodo,  elegante e spietato, con cui il politologo Corrado Malandrino, parlando di Rattazzi e Garibaldi (Atti del convegno di Alessandria, 2010) affronta e boccia le tesi sul Risorgimento dello storico Carlo Maria Banti (‘La nazione del Risorgimento’, Einaudi) avvertendo però che si tratta di uno studioso bravo, bravissimo, ma poi utilizzando il suo sapere e le sue tecniche  per demolirlo senza pietà. E qui non è importante la ragione o il torto. Il punto è che, per un lettore, non c’è nulla di più ricco e più formativo delle stroncature reciproche. Del resto, non c’è libro che non sia stato scritto, più o meno apertamente, contro un altro libro.

    La stroncatura è il motore della ricerca. Non c’è niente di meglio di una polemica culturale senza sconti e reticenze. Nel suo blog, alla voce ‘cattiveria’, Pietro Citati rievoca  le stroncature che, alternandosi sulle pagine del ‘Giorno’ con Alberto Arbasino,  dedicò a molti scrittori importanti: < Sanguineti in modo spaventoso…, poi Bacchelli, Pratolini, Tobino. Ci provavo gusto, perché da giovani essere cattivi è anche divertente: uno disegna la propria forma contro gli altri>.

    Ho qui  il Dictionnaire des injures littéraire di Pierre Chalmin (L’ Éditéur 2011). Ecco qualche stroncatura. Dalì di Aragon: <Così tanto arrivismo per arrivare a così poco>.  Nabokov su Conrad: <Non sopporto lo stile da negozio di souvenir, le navi in bottiglia e le collane di conchiglie dei suoi cliché romantici>. Per Jules Renard, George Sand  era <la vacca bretone della letteratura>. Céline di Françoise Sagan: <Un fenomeno pubblicitario! Una servetta degenerata>. Walter Benjamin di Baudelaire: <Riunisce in sé la povertà dello straccivendolo, il sarcasmo del mendicante e la disperazione del parassita>.  Cartesio, quello del Cogito ergo sum, era <inutile e incerto> per Pascal e <un felice ciarlatano> per Voltaire. Aggiungo l’autostroncatura del Manzoni che, proprio mentre preparava l’edizione definitiva dei ‘Promessi sposi’, scrisse un saggio contro il romanzo storico, vale a dire contro ‘I Promessi sposi’,

   Purtroppo oggi in Italia le recensioni sono  (quasi) tutte ammiccamenti ruffiani, imbrogli concordati contro il lettore o il telespettatore. La verità è che la gran parte degli autori recensiti, sui giornali e in tv, ambiscono alla vergogna della marchetta, ma dovrebbero subire la sola, vera condanna capitale, quella del silenzio.  La stroncatura infatti bisogna meritarla.

One thought on “ELOGIO DELLA STRONCATURA

  1. Lamberto Cesari

    Gli accademici talvolta regalano delle chicche nel genere. Con il solo problema di essere molto complicati da capire per le persone esterne alla materia.

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