La patacca Dell’ Utri e i volantini delle BR

Si somigliano paradossalmente Dell’Utri e i volantini delle Br che ha comprato all’asta. Il re del documento falso ha messo le mani sulle tracce ossessive della falsa rivoluzione. Ma la somiglianza è ancora più profonda e più inquietante. Aberrazione della storia,  quei terroristi credevano che bastasse sparare e ammazzare  per produrre storia. Aberrazione della storiografia, Dell’Utri pensa che basta mettere le mani sui documenti storici per diventare storiografi, per assumere su di sé la profondità e la complessità dello studioso indagatore.

Ma come le Br furono il prodotto di un Paese incapace di cambiamento politico, lo spasmo rovinoso di un paralitico, così Dell’Utri è il prodotto di una paese che deprime la ricerca storica, di uno Stato che, per colpevole distrazione, permette le scorrerie dei pataccari come lui. E’ infatti la sempre più proverbiale ignavia del ministero dei Beni culturali che ha  consentito l’incursione di Dell’Utri nell’asta di Bolaffi.  L’assenza dello Stato  ha trasformato Dell’Utri da bibliofilo in biBRioflio,  vale a dire, nientemeno, in storico delle Brigate Rosse.

In ultima analisi dunque è il ministro Ornaghi che ora permette a Dell’Utri di annunziare  una mostra sul 68,  con l’idea che questi volantini, gli agguati che sintetizzano, le violenze di cui parlano e l’assassinio di Moro che raccontano, furono conseguenze di quell’anno giovane, ricco e colorato. Dell’Utri insomma vuole dimostrare che questi ceppi funerari, questi campi di sterminio di carta, questi cimiteri dell’intelligenza della politica e dell’idea stesso di rivoluzione, furono la maturazione del ‘68. Perciò sommerà  patacca a patacca e farà  un uso ancora una volta aberrante di un frustolo del passato. Nella Porta Portese dei beni culturali italiani il senatore trova sempre un straccio vecchio, non importa se falso come i diari di Mussolini o vero come  questi volantini,  per vestire i suoi fantasmi banali, le sue ossessioni, la  presunzione  – avete visto che ho ragione?  – che lui sa la storia perché se la compra.

Ma Dell’Utri non ha colpa. E’ il solito pataccaro di sempre e perciò dall’accusa di concorso esterno in offesa della storia verrebbe assolto, e senza bisogno della simpatia della Cassazione. E non ha colpa neppure la Bolaffi che, con logica commerciale, ha indetto l’asta e ha venduto i volantini per 17mila euro. La colpa ce l’ha il ministero che, attraverso la direzione generale degli archivi dello Stato, affidata alla signora Rossana Rummo, avrebbe dovuto vincolare questi 7 volantini dichiarandoli di interesse storico. Dopodiché,  esercitando il diritto di prelazione previsto dalla legge, avrebbe dovuto  acquistarli, senza  strombazzamenti gaglioffi, allo stesso prezzo che è stato pagato da Bolaffi al privato che glieli ha venduti.

Solo nell’archivio di Stato  questi documenti non diventano a loro volta patacche. In mano a Dell’Utri – hanno ragione i parenti delle vittime del terrorismo  e il sindacato di polizia – saranno invece cimeli, elementi ludici, le foglie di fico che nascondono la voglia di essere antichi, come i reperti archeologici trafugati dai tombaroli ed esposti nei salotti dei ricchi analfabeti.

Eric Hobsbawm non compra documenti nelle aste ma li scova negli archivi. Lì ha studiato i briganti, i prigionieri, i banditi, i ribelli, i primitivi, tutto quello che ha avuto una carica eversiva di antagonismo di massa prima e dopo la nascita della classe operaria.

Il tecnico Lorenzo Ornaghi – ‘Ponzio Ornaghi’ lo abbiamo recentemente battezzato su queste pagine – si svegli dunque e consulti gli esperti legali del ministero. Ci risulta infatti che potrebbe essere ancora in tempo. Con un intervento d’urgenza  forse può ancora bloccare questa pataccata e l’ incultura istituzionale che, ovviamente ‘a sua insaputa’, la copre, la protegge e la nutre. Forse può ancora vincolare i volantini e in 60 giorni acquisirli all’archivio di Stato. Signor ministro, tocca a lei difendere la storia da Marcello Dell’Utri.

5 thoughts on “La patacca Dell’ Utri e i volantini delle BR

  1. Pietro Ballerini

    Considerato il tenore livoroso e gratuitamente offensivo del Suo articolo, mi auguro che Dell’Utri lo sottoponga al vaglio della magistratura. Leggendo quanto Lei scrive è facile desumere che tanta acredine – che La porta a confondere il Dell’Utri collezionista dal Dell’Utri politico e antagonista delle Sue idee – origini dalla recente sentenza della Cassazione (cui, pure, Lei rivolge qualche strale) che ha annullato il processo che vedeva Dell’Utri imputato, e che tale pronuncia Le sia “rimasta sullo stomaco” quando, forse, già si preparava a brindare all’idea di vederlo rinchiuso in carcere. E’ proprio per questo tipo di articolo che da molto tempo ho smesso di leggere La Repubblica.

  2. Andrea Brugnoli

    Concordo sul nucleo centrale del discorso (la critica all’uso strumentale della storia da parte di chi vorrebbe essere definito come uomo di cultura perché accumula cimeli più o meno autentici).
    Mi sfugge però in parte, e di questo chiedo lumi, l’importanza documentale di tali volantini. In quanto tali, immagino siano stati prodotti dalle BR in più copie; in ogni caso, anche se si trattasse di pezzi unici, dovrebbero essere stati a suo tempo recapitati ai giornali o altro, come usavano fare le BR, e quindi consegnati agli organi di polizia e alla magistratura per le indagini. In questi archivi dunque, saranno consultabili dagli storici dopo il deposito negli Archivi di Stato, a norma di legge. A meno che questi documenti non siano usciti illecitamente da fascicoli delle indagini o dei processi, ma in questo caso si tratterebbe di imporne la restituzione. Perché dunque il Ministero dovrebbe acquisirne altre copie sul mercato?

  3. andrea

    Tengono duro, invece di andarsene tutti in blocco, sprofondando nella vergogna e nella loro ignoranza becera vogliono restare, rimanere. Bisognerebbe eliminare anche tutte le leggi che hanno fatto.
    Cento mila volte meglio gli extra.com e gli zingari che i cosìdetti padani puri e duri.
    Le leggi sul calcio sono assurde. Gli stadi vuoti! Incredibile. Mi diceva un amico tifoso della Roma che alle trasferte, a Siena si presentavano 4000. quattro mila! Adesso sono andati in 200.
    Hanno svuotato gli stadi per riempire i centri commerciali dei padroncini, per quelli bisogna trovare i soldi, per comprare la paccottiglia cinese e le pizze gommose.
    I tornelli, la tessera del tifoso, il biglietto per residenza sono cose da matti, kafkiane. Razziste pure. E questi a parole dicevano di voler combattere la burocrazia. Cento mila volte meglio i bagarini dei napoletani.
    Ci fanno rimpiangere i bagarini. Il mercato nero. Incredibile!
    Questi sono più stupidi e più ladri dei bagarini. E questo nel calcio, che è sotto gli occhi di tutti. Il calcio svenduto alle pei-tv, rovinato dalla Lega e dalle società, in combutta. I tifosi umilati nei settori ospiti, respinti alle biglietterie. I bambini schedati!
    Questo nel calcio. Chissà negl altri settori! Ci rimane la scuola di Adro come emblema, o la Bosina come simbolo della stagione, della deriva (il Giro della padania, l’ampolla del Po).

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