I FORCONI / Benvenuti in Sicilia porto franco della politica

   E’ ancora e sempre plebe in cerca d’autore. Il libro Terroni è il loro Mein Kampf, la bibbia del rancore sudista che tutti i forconi citano  anche se non l’hanno letto. Il governatore Lombardo  ne ha comprato una cassa  con i soldi della Regione e io ne ho qui una copia che Lombardo ha regalato con dedica ad una signora : <Va letto con quell’accento paesano con cui  parlano tutti i nostri ricordi. Suo, Raffaele>.

    Lombardo ha persino offerto la segreteria del suo partito (Mpa) a  Pino Aprile, l’ autore di questo famoso vademecum dell’astio borbonico e antirisorgimentale, dell’ ideologia del forconismo  contro lo Stato italiano paragonato a Pol Pot e ai nazisti, insomma un delirio opposto e tuttavia solidale al  razzismo padano e pataccaro: sud e nord compari nella lotta per sfasciare l’Italia.

    Aprile si è commosso ma ha rifiutato l’offerta,  preferisce il ruolo di D’Annunzio a quello di Starace. E a riprova che la Sicilia è il luogo della politica italiana che consente ogni audacia e ogni azzardo è bene ricordare che qui Lombardo è alleato al governo con il centrosinistra, con il Pd. Perché ci sono nel mondo posti marginali, lontani fisicamente e psicologicamente, dove si sperimentano bombe atomiche e armi chimiche, come l’atollo di Mururoa o il deserto del Nevada. E su alcuni corpi di marginali, topi o accattoni, si provano nuovi farmaci. Ebbene, in Sicilia  la marginalità limita il danno e la distanza permette una maggiore brutalità della politica. Lombardo, che da Catania a Caltanissetta controlla il territorio proprio come i barboni presidiano gli ingressi delle chiese, le stazioni della metropolitana e le entrate dei supermercati, può permettersi di allearsi sia con i forconi sia con il Pd perché la Sicilia è l’ alcova segreta dove  si azzardano posizioni proibite con la propria moglie, un porto franco dove non si paga il dazio della pesantezza: il luogo di decenza della politica italiana.  

    E difatti il 25 gennaio scorso il Comune di Grammichele, che è appunto il paese di Lombardo,  ha messo a disposizione dei  forconi decine di autobus e macchine e persino motociclette, e la ‘marcia su Palermo’ – quindicimila forconi –  è già entrata nella leggenda fondativa come l’adunata di San Sepolcro per i fasci di combattimento.

    Come ha sontuosamente raccontato su Repubblica Carmelo Caruso sono state vendute 700 bandiere, 2500 berretti blu, 500 giubbe di tela incerata  (15 euro ciascuna). E sotto gli striscioni <facciamo il funerale alla politica> sfilavano fianco a fianco gli scalmanati e i sindaci con la fascia tricolore, gli studenti dei centri sociali di sinistra e i neofascisti di Forza Nuova, i gonfaloni di Acireale, Butera, Canicattì, Giarratana  e…

   E da un lato c’erano gli arditi forconi moderati dell’avolese Mariano Ferro, ex di Forza Italia e uomo di Lombardo, ora decisionista rotondo e pittoresco, una diabolica zoppìa, e dall’altro i legionari forconi intransigenti di Martino Morsello, ex socialista, imprenditore ittico sfortunato, papà di Antonella, leader di Forza Nuova, giovane camerata piena di passione, una brunetta riccioluta che si commuove su Youtube ricordando il fallimento della ditta di famiglia <per colpa delle cattive leggi e delle banche>,  Antonella che piange, Antonella che è pronta alla lotta, fosse pure con i sassi, come Dina e Clarenza, le eroine di Messina al tempo dei Vespri.

   Qui i soli leader sono quelli laureati  dai vari passaggi in televisione che  sono evento perché, non essendoci più nulla, l’unica possibilità di sentirsi vivi  è appunto lo spasmo degli eventi  benedetto dai vari Santoro, un evento oggi per tirare a campare domani, magari cominciando a vendere i panini con ‘la meusa’ o le bibite ai posti di blocco e finendo in tribunale a disputarsi, come ci spiega qui accanto Paolo Casicci, la proprietà del simbolo , il forcone appunto  che è il solo concetto efficace prodotto in questo mondo esagitato.

    E forse il forcone piacerebbe pure a Li Causi  perché punge le chiappe al padrone ma anche a Sciascia perché è parola terragna che rimanda al contadino e pure al diavolo, riordina il fieno e infilza le anime. E poi il forcone ha tre punte come la Trinacria  e dunque  ricorda ben altri capannelli e  ben altri assembramenti  in fazzoletti di campagne assolate, tra colpi di scopetta e camionette dei carabinieri, Finocchiaro Aprile e Canepa e la bellezza selvaggia di Salvatore Giuliano corteggiato  – così vuole il mito cinematografico  – dalle giornaliste straniere a caccia di brividi.  Quella Sicilia ancora importava ed esportava i migliori e basta ricordare che c’era allora una sinistra (buonanima!) che trasformava la plebe in popolo, mentre adesso c’è solo questa gelatina molle sulla quale viene issato e dunque subito affonda il nipote di Salvatore Giuliano.

    Si chiama Giuseppe Sciortino Giuliano e, per la nota illogica logica del cognome,  indossa un basco nero  e impugna la bandiera dell’Evis  come una reliquia, mentre attorno a lui sul sagrato della cattedrale di Palermo  si festeggia l’evento a cannoli. E sono i soliti cannoli che  in Sicilia sono ridotti a cibo contro lo Stato di diritto, alimento che rende grassi e ottunde i sensi, forza che fa deboli, come i forconi che in pochissimo tempo sono diventati, anch’essi, evento cronico.

    I forconi come le eruzioni dell’Etna, dunque. E  come il derby Catania-Palermo e come un bel processone di mafia:  eventi. La realtà meridionale  sempre più diventa  una realtà ‘eventuale’, meglio ancora se l’evento  viene eternamente ripetuto: i balletti verdi, i sorci bianchi, un ‘esibizione della filarmonica di Vattelappesca,  un concerto a Taormina subito accompagnato da un premio giornalistico e letterario: un Polifemo di terracotta, un limone di marzapane, un cannolo d’argento e un bellissimo … forcone d’oro.

7 thoughts on “I FORCONI / Benvenuti in Sicilia porto franco della politica

  1. Violetta

    Non si sa perchè capita così, però niente è quello che pare. I nomi non riescono a confondere i personaggi. Indietro ad un finto siciliano si puo’ trovare un finto Lombardo e viceversa. Quindi dietro ad un forcone d’oro puo’ comparire un forcone di plastica. Anzi un’eruzzione dell’Etna puo’ essere virtuale. Ologrammica. Rappresentata. Alla carta come i vini ed i cibi. Come i finti siciliani, i finti lombardi ed i finti forconi d’oro. Tutto, Celentano, i forconi, il “Suo Raffaele”, l’Europa ed il mondo, è un immenso carnevale, signor Merlo? Insomma chi puo’ dirci che Lei o io nonsiamo un altro che una creazione mediatica ?
    Vanitas vanitatum ed omnia vanitas. Come guardare tutta quella assurdità mentre il cielo di Catania splende nel freddo e quello di Palermo si reflette sulle coste nevicate per celebrare questo splendido ballo in maschera ? Forse l’ultimo di un’era eventuale. Cioè degli eventi.

    Sua devota: Violetta

  2. Nino Montalbano

    In questi giorni i FORCONI hanno fatto parlare di se, c’è chi dice sono vicini a Lombardo, chi dice vicini a forza nuova, chi fa la biografia di ogni partecipante cercando di trovarne legami politici con questo o quel partito. Chi cerca un’ideologia e di “deprezzarla” come se fossero arance.
    Ma la verità non la vede nessuno, i FORCONI in fondo rappresentano (anche quelli che sono stati a casa e non sono scesi in piazza e hanno solidarizzato con i dimostranti) il malessere di quanti vengono scacciati, sia da chi si crede di stare “sopra di loro” culturalmente che economicamente.
    Quest’oppressione “baronale” e “pseudo-culturale” che fa di tutta l’erba un fascio, non si accorge e non parla del malessere della gente, della povera gente, che non ha “amici” ai quali affidarsi, che non ha un impiego regionale, che non ha raccomandazioni, che non ha fondi pubblici da sperperare, che non ha i mezzi, che viene ogni giorno oppressa da un “sistema mafioso”, perché legato e intrecciato da interessi, dentro il quale tutti diventano intoccabili e a fare il gioco di questo sistema sono proprio i giornalisti che lo combattono, perché a San Giuseppe Jato, l’ho visto con i miei occhi, c’era la gente comune che rallentava il traffico e dava il volantino dando una lezione di civiltà a chi, dal proprio piedistallo si crede “un cazzo e mezzo”.
    Nessuno dice che, in realtà, non esistono i FORCONI ma esiste solo IL FORCONE, il forcone è unico ed è rivolto verso i mafiosi, verso i politici che non vogliono scucirsi le sedie dal culo. Il FORCONE non divide l’Italia ma anzi l’unisce, perché trova consensi in tutte le regioni d’Italia, non è come la Lega perchè quando il movimento leghista è nato non c’era la stessa “fame”. Il FORCONE è di tutti gli italiani e li rappresenta, è una nuova immagine dell’Italia che tutte le persone oneste dovrebbe spingere. Nessuno dice che il solo video di Crupi http://www.youtube.com/watch?v=MqOM_kkoXMs&lc=83dGW0Z1fnFzceAdyNK2YWusdh0XA0LsAqPufVRmQ5k&context=C3c9a67cADOEgsToPDskL3ghhDSlNssi2yzqCLvhG_ è stato visualizzato da 560 000 mila persone in pochissimi giorni e che non tutti erano siciliani.
    Oltre il forcone non ci solo quei rappresentanti che voi vedete in tv, o almeno, loro ci sono, ma sono una piccola minoranza, oltre c’è anche quel malessere, “quella fame” che nessuno coglie, o vuole cogliere, quella disuguaglianza (prima di tutto siciliana e poi italiana) che farebbe saltare tutti i nostri punti di riferimento. E allora, quello che c’è bisogno oggi è che si faccia un programma, che si raccolgano le energie, nello stesso tempo la gente semplice ha bisogno di “garanzie”, di persone che osservino per garantire che si portino avanti le loro idee. Questo è l’obiettivo di questo sito, un punto interrogativo “non autorizzato” su un movimento che deve essere spinto nella giusta direzione.
    I giornalisti bravi, forse indirettamente lo fanno, facendo articoli provocatori, ma servirebbero anche proposte, idee di persone che credono in un’Italia diversa, prima che quì, nel profondo sud, la “fame” annebbi la vista e che l’energia venga barattata per un pezzo di pane.

  3. G.S

    Gentile Merlo,
    ho letto con molta attenzione il suo pezzo che ho trovato estremamente interessante, perché nello stesso, Lei nato siciliano (ed immagino ancora cittadino siciliano ancorché trapiantato da qualche altra parte per ragioni professionali) analizza con “dolorosa” consapevolezza ogni aspetto delle vicende politiche della sua natia realtà.
    Dolorosa perché con la stessa Lei afferra e trattiene le incongruenze e le inadempienze e le discrepanze, non solo politiche:
    […] “la Sicilia è il luogo della politica italiana che consente ogni audacia e ogni azzardo”e (…) “in Sicilia la marginalità limita il danno e la distanza permette una maggiore brutalità della politica.”

    Evito di commentare l’alleanza nel governo siciliano tra Pd e Lombardo, per motivi che non mi trovano d’accordo sulla stessa, ma le cose che Lei scrive, al di là del fatto che rappresentino le opinioni di un giornalista e per giunta nativo dell’Isola, sono drammatiche e scoraggianti.

    Per riprendere il discorso sui forconi e per quel che vale la mia opinione, ossia zero, devo dire che seguendo in tv i vari servizi e le varie trasmissioni televisive che hanno dato spazio alla protesta, soprattutto ascoltando le ragioni ed anche le motivazioni e persino le singole realtà che sono state esposte ai cittadini, ho avuto l’impressione, da cittadina, di un movimento eterogeneo, non sempre coeso e coerente, a volte anche un po’ egoista nelle rivendicazioni e …oserei dire…non sempre rispettoso della diversità dell’altrui opinione. Ma il mio parere non conta.

    E’ nella parte finale del suo post che avverto come una sorta di sorda malinconia mista a rammarico per tutto ciò che la Sicilia, la sua terra, potrebbe ma non riesce ad essere, dove tutto può ridursi, tragicamente ed inopportunamente, in una realtà “eventuale” per dirla come Lei; mentre la realtà meridionale non è eventuale: esiste nella sua drammatica condizione di sviluppo economico fortemente limitato, nella sua voglia di riscatto, di competitività, di salvezza dal pregiudizio e dalla lentezza economica e dalla marginalità non solo geografica.

    Devota per niente, ma rispettosa del Suo condivisibile rammarico.
    Cordialmente
    GS

  4. roberto d'alessandro

    da quello che scrive è evidente che non ha letto il libro Terroni di Pino Aprile, sarebbe interessante entrare nel merito invece che sparare a zero su ciò che non si conosce o che non si vuole conoscere, è come se io pur ignorando assolutamente chi lei sia le dessi dell’imbecille!

  5. Rosario Caravano

    Il libro Terroni non è la bibbia del rancore sudista, ma un ottimo tentativo di riequilibrare verità storiche taciute. la storia la scrivono da sempre i vincenti, e ascuola di fesserie ce ne hanno fatte credere troppe. E’ la testimonianza certo più famosa di questa nuova visione del risorgimento italiano e del ruolo del sud, ma non è l’unica, in tutto il sud è in atto una nuova consapevolezza, e questa è una cosa sacrosanta. Non so se lei è del sud, mi interessa poco, nel caso lo fosse, mi sembra lei rappresentui il classico meridionale che si sente in imbarazzo nel dover dire a tutti (soprattutto ai settentrionali) verità inconfutabile. Di persone così il sud è pieno, ed è questo un grande problema, non terroni, che non è un libro di rivendicazione borbonica (non è che ogni volta che un meridionale scrive di certi argomenti deve essere tacciato di essere borbonico, è una grande fesseria). Queste verità, che le persone devono sapere, non servono, come lei scrive, a spaccare l’Italia. A questo da tanti anni, ma partiamo dal dopoguerra per non infastidirla, ci hanno già pensato su, i quali a loro volta non conoscono la storia, quella vera, e pertanto hanno sempre visto la nostra presenza come un fastidio. addirittura noi non possiamo ne pensare ne fiatare ne rivendicare, “su, e ora parlate pure?? e non date fastidio”. Queste verità servono a dare una nuova identità, che è precondizione per ogni sviluppo ed antidoto a ogni abuso o distruzione del territorio. Queste verità servono perchè il sud è scomparso dall’agenda politica dei governi, viene considerata un’appendice geografica, una palla al piede. Questo non è giusto, ma oggi non è più il tempo di chiedere, facendo mediare i propri interessi da una classe dirigenziale sudista storicamente inetta e che si è accontentata delle briciole che il grande e operoso nord ci dava. Il mercato protetto al sud, dove vendere ogni prodotto di fabbrica made in nord, copmpreso le macchinette fiat, non esiste più. anche per loro c’è la concorrenza, questa è la ragione per cui il nord è in crisi, e nessuno deve pensare che lì c’è crisi perchè il sud in questi anni ha chiesto, nessuno si deve più permettere di dire falsità del genere. Sono in crisi perchè non hanno previsto cosa stava accadendo, avendo la panza piena visto che ogni cosa aveva già un mercato protetto. Il sud deve oggi farcela con le proprie gambe, e non bisogno nè del nord, nè tantomeno di figure che si imbarazzano a imporsi. Noi oggi vogliamo parlare, a voi il diritto di rispondere, replicare, ma basta con questi “borbonici”, o “nostalgici”, fate solo brutta figura, perchè dimostrate di non sapere cosa davvero sta accadendo.saluti, grazie per lo spazio.

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