Che vergogna difendere Capello! Il razzismo va punito

     E’ una vergogna difendere Capello come stiamo facendo in Italia.  <Fucking black cunt>  –  leggete l’inequivocabile labiale di Terry su Youtube – va molto al di là di <sporco negro>:  è un insulto razzista così orribile che mi vergogno di tradurlo in italiano. Provo io quella vergogna che avrebbero dovuto sentire Terry e Capello.

    Certo, è Terry che in campo ha vomitato il suo razzismo contro Ferdinand. Ma la vergogna avrebbe dovuto accendere la rabbia ultima e definitiva di Capello, che di Terry era il padre spirituale, il custode della  gioia del suo gioco, il garante del suo blasone di capitano.

     Invece Capello lo ha difeso e molti italiani ora lo cantano come eroe nazionale. E si è sentito scavalcato dalla Federazione inglese che, costretta a intervenire al suo posto, ha giustamente degradato il calciatore. Insomma Capello si è rivelato un complice e non un capo . Doveva essere lui a punirlo invece di farsi commissariare e scappare via come Schettino. Capello surrogato dalla commissione etica è come il sindaco di Roma che, ubriaco di neve, è stato  messo a posto dal Viminale. E’ come quel signore che, incapace di governare, è stato spodestato dai tecnici. Davvero è lungo l’elenco dei capi italiani che non ce la fanno: <Finché Atahualpa o qualche altro dio / non ti dica: ‘descansate niňo che continuo io’> canta Paolo Conte.

    Capello procura un altro guaio all’Italia che, ancora un volta, si gioca la reputazione. Si sa come sarebbe finita da noi: Terry sarebbe stato assolto nei bar e a Quelli del calcio. Perché l’odio qui è permesso e tollerato, è il nostro bicarbonato. Lo stadio, poi, è la zona franca, un  luogo a statuto speciale come Gibilterra in Spagna, come il quartiere Scampia.  Con un risolino ironico chiudiamo un occhio, anche in segno di intesa, quando nascosti e protetti dal tifo, sentiamo insultare Mario Balotelli perché è nero. Gli archivi dei giornali sono pieni di queste schifezze  che scoprono la piaga purulenta che Capello contribuisce ad infettare: c’è il campione israeliano Ronny Rosenthal  che non fu ingaggiato dall’Udinese perché  gli ultras lo avevano accolto sporcando i muri di ingiurie antisemite. A Treviso, dove allo stadio latrano abitualmente slogan razzisti, lo scorso anno mamme e papà di una squadra di baby calciatori vomitarono cori contro un dodicenne nero. E sull’autogrill di Arino nel Polesine un branco di tifosi  appena sazi di partita picchiò un cameriere di un autogrill colpevole solo di essere albanese…

   Eppure ogni volta i sindaci, come lo sceriffo di Treviso,  i dirigenti e persino i parroci reagiscono alle sanzioni proprio come Capello: <L’episodio non è stato accertato>. Si sa cos’è diventato il garantismo in Italia: da principio di civiltà  a salvacondotto di ogni porcheria.

    E mentre il primo ministro Cameron ha generosamente detto che Capello è <bravo ma ha sbagliato>, ora gli italiani lo celebrano.  Nessuno tiene la lingua tifosa a freno, specie quando è lingua corporativa (come nel caso di Ancelotti), senza capire che ci sono sconcezze contro cui è necessario erigere un tabù. Abituato al miserabile armamentario di Bossi e Calderoli, forse Capello non si è reso conto che ci sono Paesi dove tutto questo ruminare  non è permesso.

    In Inghilterra, che è la fortezza di tutti i colori, l’approdo del mondo intero, ci sono cose che sono state estirpate persino dagli istinti.  E la brutta figura di Capello dovrebbe insegnarci che non ci sono stadi e raduni, non ci sono ghetti dove si possano sfregiare le persone, il colore della pelle, il sesso, la religione.  Oggi anche in Italia c’è un confine preciso tra la barbarie e la civiltà: è il razzismo.

   Quando Totti sputò all’avversario fu purtroppo difeso dai suoi tifosi, ma fu un peccato veniale rispetto a quelli di Terry e di Capello. Adesso ci toccherà chiedere scusa anche a Zidane la cui testata, rivista oggi, è violenta sì ma almeno sfrontata ed elegante.

8 thoughts on “Che vergogna difendere Capello! Il razzismo va punito

  1. Carlo Cappelletti

    Buongiorno,

    ho letto il suo pezzo su repubblica (peraltro riportato qua) e penso di non condividere neanche un singolo paragrafo, qua e là. Era tanto che non trovavo sul giornale un pezzo che fosse così lontano da come la penso e volevo dirglielo. Entrambi penso che ce ne faremo una ragione, pazienza.

    Cordialità

    Carlo Cappelletti
    Padova

  2. giovanni b. bertolani

    Alla faccia della deontologia professionale!
    Merlo, ma che dice! dal momento che Terry afferma di non aver detto quella frase è ovvio che si deve aspettare che il tribunale sportivo si pronunci.
    Lei invece che fa: si appella al labiale su you tube.
    ridicolo.
    e sarebbe ridicolo anche se (come è probabile) Terry la frase incriminata l’avesse detta per davvero.
    E poi, mi scusi, ma la parte razzista dell’insulto per lei qual’è, fucking, black o cunt? ci rifletta.
    E nel frattempo vada allo stadio a vedersi una partita qualunque e senta cosa ci si dice in campo, altro che razzismo, raffiche di bestemmie, che non si capisce perchè dovrebbero essere più accettabili. Qua nessuno difende il razzismo, ma auspica solo un po’ di (sano) garantismo.

  3. Francesco

    sono sbigottito dai commenti che mi precedono… ma come si fa ad ignorare un episodio del genere? caro Merlo, siamo circondati da pazzi… se ne faccia una ragione.

  4. Andrea

    già. Capello nella sua ebbrezza di comando ha creduto di poter nascondere con la formuletta del garantista una cosa che in un paese come l’inghilterra non è tollerata. Altro che lesa maestà, la federeazione, come scrive Merlo, si è sostituita alla sua inadeguatezza.

    un caro saluto
    andrea

  5. Mattia

    Salve Merlo,
    mi trovo spesso d’accordo con le sue analisi che trovo inappuntabili e ho un rispetto infinito della sua attività di giornalista. Per questo non capisco perché a volte cada in questi eccessi di moralismo francamente evitabili, dall’intento dichiaratamente persecutorio e poveri di argomenti. Inoltre Capello è libero da colpe, ha solo pagato l’astio (giustificato o meno dai risultati sportivi) che gli inglesi hanno accumulato in questi anni nei riguardi della sua persona. Capello è stato oggetto di una lapidazione spietata non perché “in aperto contrasto con la federazione calcistica inglese” ma in quanto Capello. Stavano cercando da mesi una scusa per commissionarlo e alla fine hanno trovato quella più idiota: una semplice dichiarazione. Terry fu punito quando scoppiò lo scandalo con la moglie, gli fu tolta la fascia di capitano temporaneamente. Ma a questo punto mi chiedo Merlo: lei conosce davvero il mondo del calcio?
    Se così fosse saprebbe che non c’è errore peggiore, per un allenatore, di delegittimare un suo giocatore. Un allenatore è come il capitano di una nave, non lascia indietro nessuno. Attriti con giocatori sanguigni come Terry a un passo dall’Europeo che risultati potevano produrre se non la rottura del già precario equilibrio della nazionale inglese?? Ha fatto quello che qualunque professionista serio avrebbe fatto, mettendo la deformazione professionale in primo piano, lasciando ad altri i moralismi superflui e, francamente, ignoranti (circoscrivendo l’ignoranza al mondo del calcio, si capisce).

  6. Roberto Pellegrini

    Caro Merlo, sembra che cercare dei valori umani e solidali ed addirittura commentarli sui giornali eppure sui blogs non sia cosa per niente facile in un mondo che non distingue piu’ l’alba dall’imbrunire. Insomma come mai non si veda la relazione che c’è tra le opinioni favorevoli o “rispettose” verso qualche forma di discriminazione sociale e la barbarie che poi si soffre nel proprio paese, ma solo ve se ne accorge quando la si deve sopportare personalmente. Peccato! non riescere a capire la relazione diretta fra quello che si sente e si pensa e quello che avviene su di noi come attratto da un magneto.
    Questo episodio mi ricorda un mio allievo al liceo che una volta mi rimproverò duramente e mi chiamò “moralista” quando cercavo di spiegare dei valori come la decenza dei nonviolenti , un parola antica e fuorionda nella modernità -fece lui-. Poi, un giorno, degli skin neonazzisti gli hanno attaccato per strada perchè portava dei capelli piu’ lunghi di que loro consideravano normale e quindi è rimasto per due anni in sedia a rottelle. Quando non si vuole imparare volentieri, la vita ci fa imparare per forza. Ecco l’importanza dei valori al di sopra degli snobismi che giudicano “moralismo” qualsiasi virtù che scappi al vuoto sociale dell’ etica piu’ semplice.

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