Di nuovo nei guai la diva Formigoni – COME UN NUOVO SUD / LA LOMBARDIA DEL PIO VANESIO

  Da 17 anni governa la Lombardia mettendo d´accordo Dio e mammona. E adesso che gli arrestano il fido Ponzoni, anche lui all´estero “per lavoro” come Lavitola, di nuovo Roberto Formigoni è in guai imbarazzanti, da pio vanesio.
   Secondo l´ennesimo imprenditore lombardo “pentito”, che Formigoni dice di non conoscere nemmeno, il governatore, che dai suoi fedelissimi è chiamato senza ironia “il celeste”, è stato l´utilizzatore finale di tangenti che non sono più i soldi della vecchia politica e neppure i tesoretti infilati nel pouff di Lady Poggiolini o gettati nel gabinetto di De Lorenzo ma barche di lusso, alberghi a 5 stelle, aperitivi, accappatoi a bordo piscina, una fuffa vip a conforto della sua nuova identità di diva cattolica e pazzerella.
   Di sicuro in 17 anni di potere Roberto Formigoni da Lecco, cresciuto in Comunione Liberazione, da casto e puro è diventato esibizionista devoto e fedele sfacciato. E da 17 anni galleggia su una schiuma di faccendieri, appalti, società corruttrici, ville abusive, buchi di bilancio, false fatturazioni, finanziamenti illeciti, reati contro il patrimonio, bancarotte fraudolente…: un´orgia affaristica dentro la sua Regione Lombardia dove fanno capolino anche la ‘ndrangheta e la criminalità organizzata.
   Ai tempi della Dc Formigoni definiva De Mita «un traffichino senza Dio» e contendeva a Buttiglione la palma del pensatore cattolico: «Rocco è professore di filosofia ma è laureato in Legge. Il filosofo qui sono io, laureato alla Cattolica e summa cum laude». Oggi invece, in camicie a fiori dal gusto eccentrico e cravatte sgargianti, si definisce «presidente pop» ed è alla ricerca di un Andy Warhol che lo dipinga.
  Da giovane sbandierava, in nome di Cristo, un voto di castità che è poi passato per amorazzi e paparazzi, baci e liti con una bruna focosa, atteggiamenti immortalati dal fotografo di Novella 2000: la débauche scandalistica come contrappasso alla paralisi sessuale. Ma poi si è spinto più avanti, e ora è diventato il re dell´ammiccamento, del sottinteso, il signore dell´irrisolto, ospitato in tutte le barche degli scandali, quella di Mazarino de Pedro, l´amico di Saddam, e quell´altra di Piero Daccò, lo spericolato cassiere di don Verzè nonché suocero del suo assessore alla Cultura, Buscemi. E siamo arrivati alle barche di oggi, quelle che Formigoni nega e smentisce.
Ma c´erano le barche alle sue spalle quando, l´estate scorsa, scelse Porto Santo Stefano per farsi intervistare dal Tg3 sulla necessità per l´Italia di diventare austera. Una predica sulla nuova povertà da uno dei posti più sgargianti della goduria italiana: successe il finimondo e ancora una volta fu un gioco di rimando, perché le barche non sono mai sue, come per esempio quelle di D´Alema, ma lui, berlusconiano suo malgrado, ne è l´utilizzatore finale.
La Lombardia di Formigoni è la stessa di Penati, che è a piede libero pur essendo stato il cuore di una gigantesca macchina d´affari a partire dal caso classico dell´area dismessa della Falck che gli avrebbe fruttato 4 miliardi di lire (era il 2000). Ed è lombardo quell´Abelli, uomo di fiducia di Formigoni e Bondi, detto “il faraone” per il jet privato e la Porsche 911. C´è poi il sindaco di Buccinasco, Loris Cereda, che faceva brum brum sulle Ferrari “in prestito”.
La regione italiana, che il luogo comune identifica come la culla della modernità e dell´efficienza sempre più si rivela come la Padania gretta delle tangenti, ma anche di quella estetica micragnosa, da ‘tinello marrone´ direbbe Paolo Conte: le barche a sbafo e i soldi dentro le custodie dei dvd distribuite nei municipi dall´architetto Ugliola (a Milano Milko Pennisi, che stava nella giunta Moratti, li nascondeva invece dentro i pacchetti di sigarette).
   In 17 anni di potere, non su Milano dove non lo hanno mai lasciato signoreggiare ma sulla provincia di bocca buona, Formigoni si è esibito sul trapezio degli scandali senza mai precipitare. Ora è aggrappato alla fune di Ponzoni, senza rete.
   Ma il catalogo è nutrito. Andando a casaccio ricordo qui l´inceneritore, Prosperini, un altro suo assessore, il razzista che diceva «i clandestini salgano sul cammello e tornino a casa loro» ed è stato arrestato perché si era beccato tangenti prima per 230mila euro e poi per 10mila… E ancora i rapporti strettissimi con don Verzé, la sponsorizzazione della Minetti, Oil for Food e la raccolta di firme false nel listino elettorale scoperta e denunziata dai radicali, e poi gli arresti di Franco Nicoli Cristiani e del dirigente dell´Arpa, Giuseppe Rotondaro, con il primo che dice al telefono «il Formigoni sa tutto». Ad ogni arresto e ad ogni scandalo Formigoni parla di «comportamenti individuali» ma sempre gli monta addosso questa schiuma che lo sporca ma non lo unge. È un altro unto, non dal Signore ma dalle procure.
  E la Lombardia, la sua Lombardia, al di la delle responsabilità penali di Formigoni, sempre più somiglia maledettamente alla Sicilia, alla Calabria, alla Camapania, al sud delle clientele e delle parrocchie. E infatti anche in Lombardia la voce di bilancio più ghiotta e più sporcata e più formigoniana è la sanità.
  E sempre più Formigoni si atteggia a diva, ma una diva che ha invertito il destino: invece di aspettare i capelli bianchi per vagheggiare il convento Formigoni l´ha frequentato da giovane scoprendo solo da anziano la vita dissipata che Gloria Swanson invece ripudiò. Puro da ragazzo e pazzerella da vecchio. Si è lasciato alle spalle le occhialute compagne di ‘Gs´, la gioventù studentesca di don Giussani, e si è fatto vamp attempato, una Wanda Osiris che invece di scendere le scale, le sale. E finisce non tra le braccia dei boys ma sulla barca di Ponzoni il governatore della Lombardia dei noleggi a sbafo, il credente appariscente dell´Italia dell´arraffo.

23 thoughts on “Di nuovo nei guai la diva Formigoni – COME UN NUOVO SUD / LA LOMBARDIA DEL PIO VANESIO

  1. giorgio bonanni

    Caro Merlo,
    bel pezzo.
    Mi sorprendo sempre di come nel nostro paese si viva in una realtà parallela in cui la narrazione mediatica (con pochissime eccezioni) profonde storie e melasse di vario tipo, mescolando informazione e intrattenimento, imbonimento e rincoglionimento in cui le forze sociali (clientelismi vari) che influenzano il nostro vivere sono nascoste, poco descritte e indagate. E quando emergono è sempre per lo scandalo, per la singola mela marcia che finisce nella rete di una giustizia pulita e incorruttibile.
    Secondo lei verrà mai un giorno in cui si scoperchierà il pentolone delle parrocchiette/parrocchione (anche quelle segretissime e potentissime) realizzando la liberalizzazione delle teste dall’antica usanza di cercarsi un pappone?
    Cordiali saluti

  2. alessandro

    Ancora una volta bisogna dare ragione ai radicali.Quante volte ancora bisognerà sottolinearlo,con colpevole ritardo,perchè questo distratto popolo italiano capisca che la politica non è tutta uguale?

  3. valerio

    le faccio i complimenti più sentiti per il pezzo. finalmente delle parole obiettive sulla vicenda, senza cadere in sdolcinatezze romantiche e in giudizi faziosi. di parole oneste così se ne sentono molto poche ormai, e fa piacere venire a conoscenza che certi ragionamenti possono essere comuni anche ad altri. ma forse questo è un problema molto più grande di quanto un normale cittadino come me possa pensare. forse tanta altra gente è obiettiva e giusta come lei ha dimostrato in questo pezzo, e forse è proprio la stampa che non sa essere obiettiva, ma totalmente “governativa” e populista, figlia di una certa propaganda.
    illuminante il suo finale.

  4. MA

    Mi riferisco al video-pezzo “La Fotografia” linkato su Repubblica.it.

    Che tristezza incute il suo bel discorso signore, la sua bella “lezioncina di educazione” a freddo al comandante De Falco. Lei che quei momenti non li ha vissuti, che in quei momenti non aveva il comando di unitá di salvataggio (comando che giudica “fascista” per l’uso dell’intercalazione “virile” – come lascia intendere dalle foto che scorrono sullo sfondo mentre commenta quel termine, per essere precisi, quel “Salga a bordo, cazzo!” detto in un momento concitato).

    Ma si rende conto che per ogni decisione presa sotto la propria responsabilitá il comandante delle operazioni di salvataggio mette in gioco le eventuali vite umane da salvare con le proprie decisioni? E chi se non il comandante della nave dovrebbe avere la situazione chiara?

    Ma non voglio perdermi in commenti che lasciano il tempo che trovano nei bar per il sensazionalismo o per il cercare di far vedere che “pensa differente”. Quello era Steve Jobs.
    Vengo al dunque: un comandante di motonave ha degli OBBLIGHI (oltre che dei diritti) e tra gli altri “il comandante deve abbandonare la nave per ultimo, provvedendo in quanto possibile a salvare le carte e i libri di bordo, e gli oggetti di valore affidati alla sua custodia.” (Art. 303 codice della navigazione – Abbandono della nave in pericolo).

    Forse a Lei (sí anche a Lei) sfugge il DOVERE: quel “dovere” che non é un “puó”, o un “per favore”! Ma un obbligo, senza interpretazioni, senza esitazioni! Altrimenti si va a fare un altro lavoro e non ci si assume la responsabilitá richiesta dal ruolo!

    Che deludente conclusione fa poi alla fine della sua narrativa, protetta dal “ma penso” e buttando lí un “questi si sarebbe comportato come quello…”. Ha forse una palla di cristallo o una comprensione delle persone al di lá delle apparenze.

    Magari Lei voleva solo esprimere un un punto di vista originale per fare il sermone all’Italia? Ahhhhh, ma se é cosí mi appello anch’io alla libertá di parola ed espressione: il termine “esticazzi” é quotidianamente impiegato in una nota trasmissione radiofonica su una frequenza nazionale! Quindi lo ritengo di uso comune e non offensivo, altrimenti la suddetta trasmissione dovrebbe essere messa la bando.
    Quindi Lei cerchi di non appendersi al “cazzo” pronunciato in questa situazione: cerchi invece di vedere un’Italia che ha ancora una dignitá e le palle e la difenda! (si potrá mai dire “palle” in tono positivo? perché qualcun altro usó i “coglioni” in modo spregiativo e non mi risulta lei mosse una sola parola…)
    Altrimenti, per fare sensazionalismo, tanto valeva che recitasse “io penso che la nave sia stata affondata di proposito”! Tanto poi per generalizzare sulla furbizia di certi speculatori di italiani di materiale ne avrebbe avuto parecchio!

    1. G.S

      Gentile Merlo,
      non sapevo dove scriverLe e dove indirizzare la mail ed approfitto del commento di MA che mi precede perché anch’io, leggendo la sua “fotografia” di oggi su Repubblica, ho provato la stessa indignazione e lo stesso sdegno per i toni che Lei ha usato nel commentare le dolorose vicende della Concordia.
      Le sue “fotografie” sono sempre illuminanti ed efficaci e sono una lettura educativa per me: non manco di seguirLa perché ciò che Lei scrive è di grande interesse.

      Mi chiedo che cosa l’abbia spinta a mettere su tutta una serie di affermazioni incongruenti e contraddittorie in un solo pezzo.
      Se non La leggessi e se non mi fosse nota la sua onestà intellettuale, penserei che Lei ha smesso di essere quello che appare, nei suoi pezzi, con la sua coerenza e con la sua fierezza.
      Ho letto in una sua intervista che per Lei è importante che il lettore sia consapevole che il giornalista, un giornalista, non può essere obiettivo, perché in ciò che scrive trasmette sempre qualcosa di suo e della propria esperienza.

      Caro Signor Merlo, è vero come Lei dice che si fa presto “a dire eroe”, specie in un mondo ed in una società civile come la nostra in cui l’esempio diseducativo dei governanti imbroglioni, dei furbi che sbracciano per soverchiare il loro prossimo e dei cattivi maestri che ci circondano, fanno dimenticare i buoni propositi ed i buoni valori.
      “Beato il paese che non ha bisogno di eroi” diceva qualcuno.
      Siamo talmente abituati alla disonesta furbizia, al diffuso e consolidato atteggiamento di coloro che non si vergognano nemmeno di fregare il prossimo, da essere indotti a considerare “eroe”, un uomo del tutto normale, come lo ha anche definito qualche suo collega, che ha fatto doverosamente il proprio dovere.
      Per certi versi e considerata la drammatica situazione, ma soprattutto tenendo conto del diffuso senso di irresponsabilità di tanti, niente vieta di valorizzare il comportamento del comandante De Falco, come …”eroico”!
      Pensi alle drammatichce conseguenze tutte della vicenda se il comandante De Falco si fosse comportato come il comandante della nave che ha pensato di mettersi in salvo piuttosto che pensare a coordinare le operazioni di salvataggio dei passeggeri.
      Lei in questo suo pezzo ha espresso una ingenerosità nei confronti di una persona che ha svolto il proprio dovere con onesta severità, senza pari. E ne sono fortemente stupita.
      Io dico che se mi fossi trovata al posto del comandante della nave, avrei dato priorità a tutelare i passeggeri e l’equipaggio, come da responsabilità professionale e deontologica.
      A differenza di Lei che si permette di sindacare …le intenzioni degli Italiani e di darne interpretazione, in molti non ci siamo permessi di dare valutazione all’operato del comandante campano, limitandoci ad osservare i fatti ed a tener conto solo dei dati che ci sono stati forniti.
      Ed i dati che sono sotto gli occhi di tutti, ci autorizzano a sostenere che ( se a Lei la cosa non disturba), non tutti ci saremmo comportati come il comandante della Nave.
      C’è nel suo tono e nel suo pezzo qualcosa di stonato che Lei ha voluto significare per…distinguersi dalla massa.
      Schettino non è mio fratello e francamente nemmeno lo vorrei. Fortunatamente nel nostro Paese esistono molte persone coraggiose ed oneste, con uno spiccato senso del dovere e dell’impegno che nella stessa circostanza della Concordia non si sarebbero comportate come il comnadante della nave.
      Quanto al tono imperioso di De Falco, non sia ridicolo: erano trascorsi più di sessanta minuti prima che l’allarme fosse diffuso e Lei pretenderebbe che il buon comandante De Falco, trovasse, in quei frangenti, toni suadenti e persuasivi per ricordargli le sue responsabilità.
      Se Lei ha tutte queste certezze ed idee chiare su ciò che avrebbe fatto Schettino al posto di De Falco e su ciò che avrebbe fatto De Falco al posto di Schettino, io non ne ho alcuna su ciò che avrebbe Lei al loro posto.
      Cordialmente ed in attesa di cartoli

      1. G.S

        Riferibilmente al commento da me reso, mi scuso per qualche imprecisione grafica e poiché la macchina mi ha …letteralmente strappato il cammento concludo con:
        Cordialmente ed in attesa di cartoline migliori.
        G.S

    2. Luca

      Complimenti G.S, mi hai tolto le parole di bocca. Stamattina sentendo il pezzo sulla Repubblica, credevo di sognare. Siamo al paradosso. Il pezzo sembra costrutio ad arte solo per il gusto di andare contro.

  5. MA

    Ringrazio G.S per la chiarezza e la correttezza verbale con la quale ha ribadito e arricchito i concetti che volevo esprimerLe. Tra parentesi, nemmeno io sapevo dove indirizzarLe le mie (rileggendomi) concitate parole e le ho affidate al suo blog (anche se fuori tema). Un grazie a internet.
    E un grazie a De Falco, che comunque, ha chiaramente espresso il fatto di aver solo compiuto il suo dovere e di non voler essere definito eroe. In questo avete ragione entrambi: lui di eroico non ha fatto nulla… peró sembra che le sfugga che il suo dovere, lui sí, lo ha ottemperato!

  6. Onofrio Lattarulo

    Gentilissimo signor Merlo
    Anche io mi riferisco alla fotografia linkata su Repubblica ieri.
    Mi metto nella lista degli indignati.
    Non avrei saputo dirle ciò che volevo meglio e col garbo dei due che mi hanno preceduto MA e G.S.
    Consideri quindi miei i pensieri e le opinioni da loro espresse, alle quali vorrei aggiungere qualcos’altro.
    Ma un giornalista non avrebbe il dovere di esprimere opinioni documentate e basate su esperienze tali da dare credibilità ai propri scritti?
    Lei è mai entrato in una centrale operativa nel momento in cui, in piena notte, si cerca di interpretare cosa sta succedendo ad una unità navale in difficoltà, in mezzo al mare, lontano miglia e miglia dalla propria postazione, con unico mezzo di comunicazione un canale radio collegato con l’unica persona che potrebbe illustrarti la situazione in corso? E cercare fra mille difficoltà, anche di comunicazione, di capire cosa si può fare per portare soccorso e scoprire che il comandante, quell’unica persona che dovrebbe collaborare con te per salvare delle vite umane, ti sta mentendo spudoratamente; sapere che ogni minuto che si perde può significare la perdita di, non sai neanche tu quante vite umane; sentire su di te la responsabilità di un intervento che può salvare dalla morte sicura bambini, donne, uomini incolpevoli.
    Lei critica l’atteggiamento perentorio del DeFalco e l’uso di un gergo che non per niente viene definito ” da caserma” e arriva, con un’arroganza che non ha giustificazioni, ad insinuare che l’ ufficiale della capitaneria di porto al posto del C/te Schettino forse avrebbe avuto un comportamento non molto diverso.
    E allora, nel campo delle ipotesi, le faccio io una domanda: AVREBBE SCRITTO LO STESSO ARTICOLO SE SU QUELLA NAVE CI FOSSE STATO SUO FIGLIO?
    Se una persona a lei cara fosse stata imbarcata su quella unità e lei avesse avuto la possibilità di coordinare i soccorsi, ovvero di sostituirsi al C/te De Falco, con quanta forza avrebbe reagito di fronte alle menzogne di quel comandante al quale lei aveva affidato i suoi cari e che ora se ne stava andando con la scialuppa di salvataggio abbandonando le persone a bordo della sua nave? Io sarei stato ancora più pesante di DeFalco e gli avrei detto : ” brutto figlio di puttana torna subito a bordo Cazzo e riportami a casa mio figlio”….lei no? Io sì!
    E che le piaccia o no il C/te De Falco, che non si considera un eroe, si è comportato quasi come il padre di tutti quei figli traditi dalla vigliaccheria di un uomo.
    E a tal proposito non mi pare che il DeFalco si sia considerato un eroe! Sono i giornalisti suoi colleghi che si sono sentiti autorizzati a definire quali erano gli eroi e quali i vigliacchi; senza averne l’autorità!
    Signor Merlo, io non la conosco e le posso assicurare che non la leggerò mai più perché nel migliore dei casi lei è poco credibile e nel peggiore fa parte di quella schiera di disfattisti che stanno distruggendo la credibilità della mia Patria!

  7. andrea esposito

    Carissimo Dott- Merlo,

    in riferimento all’ondata critica relativa alla “fotografia”, vorrei invece esprimere la mia più totale, sincera e convinta ammirazione. E’ un pezzo doloroso, acutissimo (come sempre), che cattura appunto in uno “scatto” tutto quello che c’è da dire su questo paese. Molti, come Lerner, Sofri o Mentana (su Vanity Fair) si sono soffermati sull’eterna metafora del naufragio… invece lei coglie immediatamente il punto chiave: il disastro della mediocrità e la necessità di individuare il capo espiatorio e l’eroe buono che per noi è l’autorità cieca ee senza argomenti. Tralascio le considerazioni sull’aspetto formale del pezzo, che per me (che lavoro con le parole) è illuminante. E’ un carme, un esempio di “scrittura” non imitabile ma che mi spinge a cercare nuove forme, nuovi modi per esprimersi. Grazie, l’ho riascoltato 3 volte, mi commuove…

    1. MA

      La fotografia del 26.01.2012

      Altra visione “interessante”. Sempre questo dire/non dire. Definire “pasti da ricco” la frutta (e la verdura), distribuite gratuitamente invece che buttate a marcire… sprecate (ah, l’Italia degli sprechi!). Questo rimarcare come la fila – pur definita composta- faccia apparire le persone come degli “arraffoni”, e con la motivazione del timore di essere passati per fessi se non approfittassero del “gratis”).

      Signor giornalista, la frutta e quella che chiamiamo verdura, nascevano in natura prima dell’uomo e nutrono in maniera piú sana di altri prodotti come il pane, senza richiedere alcun processo di impasto delle farine, mescola con lieviti, etc.

      Ne converrá inoltre che in entrambi i casi: dieta “vegetariana” e dieta a “zuppa di pane” – per cui pure la gallina ci vuole – qualche variazione ci vorrá per mantenersi in salute. O vuole mettere tutti a “pane ed acqua” proprio come in guerra o nelle peggiori carceri da film.

      Godrebbe forse nel vedere/sapere che la crisi é cosí devastante da causare veramente le file per fame?

      “La crisi c’é, ma come dicono a Roma…”

      Lei mi stanca dopo due sole “Fotografie”. Lei é forse un visionario. Libero di esserlo. Ha dalla sua un potente mezzo. Lo stesso mezzo (Internet) che, per il momento, permette anche a me di commentarLa.

      Ma credo che smetteró. Non che a Lei importi molto. Lo so che Lei é Lei e come sempre “noi” non siamo un … [riprendendo e adattando la frase recitata da Alberto Sordi nel gran film di Monicelli dei primi anni ’80].

      Giustizia e rinnovamento non sembrano far parte del patrimonio italiano, soprattutto quello del modo di vivere di Roma [solo di allora? sempre citando il film]. Ma Lei pare conoscere molto bene questa italianitá, quasi che chi in fila per la frutta e la verdura, per un “risparmio quasi inesistente”, se ne debba vergognare. Lei Signore da’ del “pezzente” a pensionati e a tutti quelli che hanno partecipato ad un esempio di virtú: non sprecare.
      Credo proprio che Lei faccia la figura di un aristocratico, piuttosto che di un divulgatore di cultura.

      G.S concordo con l’ultimo commento!

  8. G.S

    C’è qualcosa nelle analisi di F. Merlo che, (al di là del fatto che egli voglia essere distante da tutti con le sue opinioni), desta qualche sospetto e che a me strappa anche qualche sorriso.

    Sin dalle prime letture delle sue fotografie, graffianti ed impietose ma interessanti, anch’io rimasi impressionata dalla durezza di certe sue affermazioni.
    Talvolta è necessario anzi doveroso…accettare la verità, la dura e terribile verità ma anche…sentirsela dire.
    Per essere duro ed impietoso, Merlo lo è eccome. Ma spesso appare come uno senza speranza e senza fiducia: in altri termini, come uno che si lasci orientare dal proprio esasperato pessimismo. Pessimismo che non salva alcuno.
    Tutto e tutti finiscono dentro il suo tritacarne!
    Ma le mie sono sicuramente delle supposizioni, dal momento che in un quotidiano come REPUBBLICA le sue “fotografie” hanno forme di consenso differenziate.
    C’è chi le ama e chi no. Con il massimo rispetto per tutti.
    Secondo il mio modestissimo avviso che nulla conta, la questione non è da ricercarsi nell’atteggiamento “distruttivo” che si legge nei pezzi di Merlo, ma nel fatto che Merlo scriva in tal modo e con tale acredine nei confronti di tutto e di tutti, perchè ha bisogno di…”visibilità”.
    Quando non si riesce ad…essere “visibili” agli occhi degli altri, ci si arrabbia perchè gli altri si accorgano.
    G.S

    Per MA :-)

  9. G.S

    Ha funzionato come provocazione!
    Perché mai…Merlo dovrebbe avere bisogno di visibilità?
    Scherziamo…Merlo non ha bisogno di visibilità, con tutta quella che già ha…
    Essere “visibili” agli occhi degli altri può voler significare qualcos’altro.

    Lei lo sa, Lorenzo?
    G.S

    1. Signormanuele

      Ho capito che la visibilità è la visibilità. E non so se Merlo la cerca, se non gli basta quella che… Comunque non mi pare interessante quel che cerca Merlo ma semmai quel che dice e scrive. G.S però ammicca con malizia che la visibilità è qualcos’altro dalla visibilità stessa. E aggiunge con saccenteria: lei lo sa, Lorenzo? Ora, io non so cosa sa Lorenzo. Ma io non lo so. E se G.S lo sa ( e lunga la sa) perché non lo dice. Eh, Gs?

  10. G.S

    “Essere visibili agli occhi degli altri” significa ( almeno per me) trasmetter loro senso di partecipazione e di solidarietà e soprattutto comprensione per i loro problemi.
    Per quel che mi riguarda, se so di essere “visibile” agli occhi di qualsivoglia persona, e non importa di chi si tratti, ne sono lieta e mi preoccupo di far arrivare a chiunque io risulti “visibile e viva e sensibile all’esistere degli altri”, il senso della mia partecipazione ai problemi ed ai bisogni della sua esistenza. Sempre e se posso.

    La mia opinione conta zero ma Merlo, talvolta, sembra distante dalla realtà di chi quotidianamente combatte per stare a galla: con la sua severità e con quel suo modo di guardare alla realtà degli altri … (con un distacco che non sempre risulta come …un guardare ai problemi con obiettività e con la necessaria freddezza), appare in effetti più come un giudice impietoso che come un attento osservatore.

    A chi dà della “saccente” ad una persona senza conoscerla, in un dibattito che fino a questo momento è stato cortese ed educato e rispettoso, alcuna risposta.
    Cordialmente
    G.S

    1. Signormanuele

      Che spasso. Ha riempito il blog di merlo di insulti a merlo: arroganza senza giustificazioni, acredine, eccetera eccetera, sino a queste astruserie intrecciate sulla visisibilità (vuole dire esibizionsimo? e lo dica… le urlerebbe il suo de falco). E però si offende perché constato che è saccente. Guardi: le rivelo che io non amo Merlo perché è troppo di sinistra per i miei gusti. Però è intelligente. Ed è divertente trovare conferma che l’intelligenza a sinistra è sempre sprecata. Lei lo sapeva, G.S?

      1. MA

        Signormanuele,

        ma perché tira in ballo la sinistra? Cosí facendo diventa lei il fazioso!
        Forse non ha colto un punto, ovvero che quello che merlo dice e scrive puó anche non piacere. E poiché appunto non deve piacere “per forza” (altrimenti si potrebbe persino chiamare in causa il fascismo), allora puó venir disapprovato, ovviamente argomentando.

        Insulti a merlo da parte di G.S? Ma di cosa parla? Anzi, G.S quasi “difende” il merlo, giustificandolo nel suo scrivere in fondo un po’ contro tutto e tutti. Non posso giudicare se il commento sia appropriato o meno. Di merlo nemmeno ho letto questo blog. Ma potro’ esprimere il mio parere sulle ultime cartoline che ho visionato e ascoltato? No? E chi me lo impedisce? Lei?

        G.S lasci stare che qui – come in tutte le cose in Italia – non si puó mettere in discussione nulla dell’establishment, nemmeno in uno strumento aperto (?) come Internet. Ma questo lo si sa… chi non é schierato é difficile da etichettare quindi si spara nel mucchio e a posteriori poi piace dire “visto che avevo ragione!”

        Questo mi rende triste. La certezza che tutto sappiano tutto, e conoscano le soluzioni a priori, ma alla fine i problemi rimangono…

        1. Signormanuele

          Mi rattrista la sua trsitezza. lei non legge merlo ma non le piace, GS lo insulta ma lo difende contro tutti. Siete davvero uno spasso. Vedo invece che Merlo e’ anche molto lodato e me ne dolgo. Ma Merlo non interviene? A meno che GS non sia Merlo stesso che si insulta da solo per far vedere che chi lo insulta non ha argomenti ed uscirne vincitore. Diabolico.

          1. MA

            Le due “Forografie” che ha fatto ultimamente dovrebbero non piacere, da cittadino italiano, anche a Lei.

            1) “Si fa presto a definire De Falco” eroe… vorrebbe forse merlo riferirsi ai suoi colleghi giornalisti? Doveva esplicitarlo, piuttosto che fare una critica generica agli “italiani”. Comportandosi – cercando di distinguersi – come la massa che critica.

            2) “arraffoni della frutta”. Approfittatori per non passare per fessi, dice lui. Semplicemente “utenti del non sprecare”, li definirei io. E poi questo continuo giocare con termini cui attribuisce un valore negativo: “aristocratico”…

            Se lo legga pure il suo merlo.
            Dei gusti… non si discute.

            Solo, la prossima volta che posta, dia un contributo con argomenti per favore.

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