Inchini e baciamano, la rivincita del sangue blu / QUANTI NOBILI NEL GOVERNO MONTI

     Molti hanno pensato che fosse costruito ‘massone su massone’ e ora scopriamo che, ‘quarti su quarti’, girano più nobili nel governo Monti, con il suo format salva Italia, di quante patonze giravano nel governo Berlusconi, con il suo format sfascia Italia. C’è insomma un tracciato araldico che neppure negli esecutivi di sua maestà Elisabetta II. I nobili sono infatti almeno sei, tra ministri e sottosegretari, tutti di antichissime famiglie.

    E hanno lo stemma al dito come il ministro degli esteri Giulio Maria Terzi di Santagata, secco, alto, verticale che, appena nominato, fu festeggiato dal presidente del suo circolo, <evviva, uno di noi>, il circolo appunto ‘della caccia’, che è l’oasi, l’enclave, l’addio al mondo del vecchio frack dei vari Torlonia, Borghese, Ruspoli, Aldobrandini, Colonna, Odescalchi, Boncompagni, Orsini, Pallavicini, Barberini, Theodoli, Massimo, Chigi, Grazioli, Lancellotti e tutte le maschere dell’orrendo aristocafonal di Dagospia. Oppure sono discreti ed eleganti tecnici del baciamano come Enzo Moavero Milanesi. <La qualità del baciamano> mi spiega sorridente Sergio Boschiero,  il simpatico leader dei monarchici italiani, <è tutta nell’inchino>. Basta fermare un attimo l’immagine e osservare appunto l’elegante riverenza che il ministro Moavero Milanesi, il Gianni Letta di Monti, ha offerto in omaggio ad Angela Merkel, e paragonarla per esempio a quella, ovviamente più famosa ma <tecnicamente reboante>,  di Chirac a  Condoleeza Rice. Nel rapido fotogramma di Moavero c’è il lignaggio del principe mentre in quella vecchia istantanea ormai fissata nella memoria c’è la squillante esuberanza del moschettiere. Boschiero nota che Moavero Milanesi ha un cognome aragonese ma, per avventura migratoria, è signore del Lodigiano sin dal 1400 e sul quotidiano di Lodi “il Cittadino” viene celebrato come <il diretto discendente dei Bocconi, fondatori prima della Rinascente e poi dell’Università>. Dice Boschiero, il quale per la verità disprezza i cacciatori di simboli araldici e gli esperti in gigli: <Capisco bene che a Bruxelles questi qui facciano tutti carriera: in fondo è la  capitale di un regno>.

   Mario Monti però non li ha scelti sfogliando il Libro d’oro dell’Araldica, quello edito prima del 1922 quando non c’erano i ‘conti di maggio’ e   neppure i tanti nomi che il fascismo plebeo poi titolò per meriti civili, come i Marzotto, i Barilla  i Ciano. Adesso invece questi nobili al governo sono tornati fuori per via naturale, come una discreta eruzione di lava: i nobili come rimedio al cucù , alle barzellette e alla degradazione trimalcionesca della borghesia italiana?

 Di sicuro la quota araldica al governo è maggiore di quella che il manuale Cencelli attribuiva ai piccoli partiti di una volta, ed in fondo è la riprova che l’Italia è in crisi visto che sia pure inconsapevolmente cerca l’antidoto  persino  nelle presunte virtù ereditarie che, come un liquore,  impreziosiscono il liquido seminale. <Si tratta – dice ancora Boschiero – quasi sempre di alti burocrati dello Stato>.

    Già. Come  Filippo Patroni Griffi e Carlo Malinconico, due nobilissimi  nei guai, il secondo sottosegretario dimissionario per vergogna, il primo ministro e proprietario di casa e coscienza ‘low cost’. Entrambi, sia pure in misura molto diversa, sono  peccatori in caduta di stile, il contrario di quel che dovrebbero essere. Non grazia, ma leggerezza e sciatteria. Eppure nessuno di questi appartiene, almeno a prima vista, all’aristocrazia fru fru, ai nobili da barboncino con monocolo e bastone che, nel migliore dei casi, sono produttori di vino ma in genere non lavorano, <perché ho del mio>, poco interessati alla ricchezza mobile e ai movimenti di danaro perché la loro terra è ferma: non terra circolare, ma terra da ‘circolo, come quello della caccia, appunto.

    L’intera nobiltà del resto, nel centocinquantesimo dell’unità d’Italia, è finita a ballare sotto le stelle, tombale sigillo su un valore negato all’Italia, un’aristocrazia appunto che prima ancora che al tradimento e alla slealtà rimanda alla inconsistenza e alla volgarità: <… I savoiardi me li mangio col caffè, io!> dice don Ciccio Tumeo al Gattopardo.

    Diverso è il caso del cognome Andrea-Doria che, spiega Boschiero, non sta neppure nel Libro d’oro ma è una delle famiglie più antiche e titolate d’Italia. E Marco Rossi-Doria, sottosegretario all’Università, figlio di Manlio, un economista illustre e amatissimo, uno dei più grandi meridionalisti,  <con questo cognome viene probabilmente da un’irriducibile nobiltà borbonica che, diventata di sinistra, ha però rinunziato ai titoli nobiliari>.  E forse questa è la vera prova di nobiltà di un nobile: rinunziare al blasone, gettare via gli orpelli e diventare come Marco Rossi Doria, un maestro di scuola, maestro di strada: la biografia politica e intellettuale come unico titolo nobiliare.

    E c’è poi Staffan de’ Mistura, sottosegretario agli Esteri, nato a Stoccolma da madre  svedese e padre originario di Sebenico. Nelle cronache del tradizionale Raduno dei Dalmati è sempre ricordato come il discendente <della più antica e limpida nobiltà>. Dice Boschiero: <Quello sì che è un tipo molto distinto, che fa arredo e scena. Come un affresco>. Del resto anche l’ammiraglio Giampaolo Di Paola, che pure non è nobile, si è formato nel collegio navale Morosini che è la culla degli Aosta e degli eroi marinari d’Italia,  compagno di corso in spirito di Corto Maltese e dunque di Hugo Pratt, il marinaio della malinconia e del viaggio che non finisce mai,e chissà se è vero che come tutti i morosiniani Di Paola è tatuato. Sicuramente  ha la passione per gli sport estremi tipica della  nobiltà guerriera. A lui spetta di cambiare la Difesa italiana in questo governo dove tutti i tecnici, non solo quelli nobili,  sono sospettati di  essere massoni.

    Intervistato dal ‘Venerdì di Repubblica’ al circolo della Caccia (rieccoci) il gran maestro Gustavo Raffi, numero uno del Grande Oriente, ha scherzato con compiacimento sui cappucci e i grembiulini  al governo e sul libro che ha scritto con Paolo Peluffo, sottosegretario alla Comunicazione, frammassone secondo il chiacchiericcio.

   Il collega Paolo Casicci gli ha chiesto: Gran maestro, l’Italia vuol sapere… E Raffi: <Mario Monti è un gran galantuomo. Attento. Preparatissimo. Potenzialmente ha tutte le carte in regola per essere un ottimo fratello>. La massoneria, logge deviate a parte, è in fondo il sindacato degli aspiranti galantuomini. Dice Boschiero: <In periodi di crisi estetiche tutti questi diventano una risorsa>.  Ma a me non viene in mente la rivincita dei viceré su De Roberto ma il film ‘Sedotta e Abbandonata’ di Germi quando Saro Urzì per rimediare al disonore della sua figliola racchia (quella bella era Stefania Sandrelli) si rivolge al nobile del paese che rivestito, fornito di dentiera, nutrito, entra a far parte della famiglia Ascalone e si aggira ripetendo: <Lumache da succhiare / e donne da baciare / non possono mai saziare>.

11 thoughts on “Inchini e baciamano, la rivincita del sangue blu / QUANTI NOBILI NEL GOVERNO MONTI

  1. lorenzo

    C’è poi cosi tanto gap tra questi signorotti dai profili algidi ed manieristicamente impeccabili ed i ruspanti grimpeurs dell’aristocrazia brianzola di Gaddiana memoria? forse questi al ristorante saranno più attenti allo stile? ma quando arriverà il conto?? diventereanno tutti maschere per le attiche sceneggiature dei Vanzina.. con la camicia macchiata o no…alla fine della fiera ciò che farà da collante sarà il ghe pens mi….naturalmente il tutto reso più soave dal tocco di classe di qualche bas bleu…ancora rammento il gesto delicato della Signora Santanchè, puledra sempre sfavillante per quanto attempata e baroccheggiante. Bisogna dar atto a questo governo che mancano puledre, ma si sospetta sommessamente che non tutti i presunti purosangue siano tali . Ma se si volge lo sguardo a qlc mese fa…anche qualche mulo dal sangue blu può essere negoziabile.

  2. manolita

    Un articolo becero, poco puntuale, e nemmeno divertente. Nel suo genere preferisco davvero, pur aborrendoli, i commenti di Dagospia, peccato volendo si poteva fare di più e meglio…………………………………5 meno meno.

  3. Andrea

    non condivido il giudizio “poco nobile” sul nobile che ha acquistato la sua unica famosa casa al colosseo, osservando regole giuridiche e deontologiche e che è stato linciato pubblicamente su (quasi) tutti i giornali.
    A fare una battuta, o forse non lo è: “non ci sono i nobili di un tempo, ma di certo nemmeno i giornalisti…”

  4. Charle

    Non confondiamo i veri Nobili con quelli finti !
    Esistono tradizioni, legami che tendono a salvaguardare l’identita’ di certe valori dai falsi e arrivisti borghesucci!! Non si faccia di tutta un erba un fascio!!

  5. Francesco Bordini

    Per quanto riguarda i “morosiniani” invece di scrivere “a vanvera” chieda informazioni…visto che uno dei suoi colleghi giornalisti di Repubblica è un morosiniano…era sicuramente uno dei migliori e penso che lo sia ancora…sicuramente scrive meglio di Lei. Lo cerchi.
    Buon lavoro. A proposito io ero un morosiniano e non ho visto nessuna culla e nessuno degli Aosta.
    Cordiali saluti.

  6. Guido Theodoli della Gherardesca

    Ma quanta ignoranza….veramente un articolo becero e poco acuto….
    il Libro d’Oro dell’Araldica?? non esiste! prima di scrivere almeno informatevi! Il libro d’Oro è edito dal Collegio Araldico e si chiama: Libro d’Oro della Nobiltà Italiana! è un organo privato e non racchiude certo tutta la nobiltà Italiana! solo una buona parte!
    Il libro d’oro del 22 non esiste!! esistono gli elenchi Regi del 1922 e quelli del 1933!! e non ci sono di certo solamente le famiglie di nobiltà recente! Racchiudevano buona parte dell’aristocrazia Italiana! ed erano elenchi ATTENDIBILISSIMI ovviamente! in quanto erano redatti dalla Consulta Araldica del Regno in persona!!
    Andrea Doria???? NON E’ UN COGNOME! IGNORANTE! e qui veramente si vergoni! è il nome di uno dei più grandi Ammiragli e Politici Italiani!! VERGOGNA!! poteva almeno documentarsi nella maniera più semplice di tutte! Internet! : http://it.wikipedia.org/wiki/Andrea_Doria
    su Wikipedia sta addirittura! manco la fatica di verificare l’attendibilità di quello che scrivete! ormai veramente non c’è più religione! anche i fruttivendoli possono scrivere articoli in questa maniera becera e priva di ogni fondamento!! e la famiglia DORIA! anticamente D’Oria è PRESENTISSIMA nel Libro d’Oro del Regno e anche in quello della Nobiltà Italiana! poteva almeno sfogliarlo prima di scrivere no???? Come rappresentante dell’antica Nobiltà Italiana mi dichiaro INDIGNATO e AMAREGGIATO per quanto leggo! Ancora una volta la prova del grande fallimento di questa Repubblica! VERGOGNA! Il libro d’Oro dell’Araldica! la famiglia Andrea Doria!! che non è presente nel libro d’oro!! ma tornate a zappare la terra!! Contadini! sapete tenere meglio la zappa che la penna!

    Ossequi

    Guido Theodoli della Gherardesca

    1. Guido Theodoli della Gherardesca

      Chiedo scusa per “l’ignorante” e il “contadini” mi sono fatto prendere la mano, non sono riuscito a cancellarli da solo, vi autorizzo a farlo!
      MA IL CONCETTO RIMANE! DIRE CHE ANDREA DORIA E’ UN COGNOME E’ GRAVE!!
      PURE SU REPUBBLICA E’ STATO PUBBLICATO!
      bah che Italia vuota…..

  7. Giorgio Frugoni

    Concordo in pieno con quanto scritto sopra…..una vergogna…..Andrea Doria una famiglia…….non presente nel libro d’Oro…….grazie al cavolo……il cognome è solo Doria ed è presentissima nel Ldo…….. è proprio così purtroppo…ormai chiunque può scrivere, a nessuno viene chiesto un degno curriculum! basta conoscere e via……dovrebbe essere obbligatorio un pezzo di carta accademico e quindi una laurea per scrivere articoli su simili giornali!!! ecco cosa succede poi quando si da voce a tutti….
    ognuno si sveglia la mattina e decide di fare il Giornalista….bah! non è così! la cultura ci vuole!! se quando eravate giovincelli non avevate voglia di studiare peggio per voi! (dico in generale) senza laurea certi mestieri non si fanno! ci si poteva rompere la testa sui libri come hanno fatto in molti e poi allora il risultato sarebbe stato certamente diverso…

  8. Paola

    Non c’è da meravigliarsi….è tipico dei giornalisti di sinistra….si guardano la loro realtà e si creano la loro verità aggiustandola come più gli suona meglio e più gli fa comodo, e vogliono trasmettere agli altri il messaggio che la loro immensa frustrazione vuole dare….non curandosi che di fatto hanno scritto delle palesi, evidenti, scioccanti falsità prive di qualunque fondamento……
    continuate così……fate informazione a cavolo senza il minimo senso civico e morale…..bel giornale che siete……..dove andremo a finire……che mondo vuoto e ignorante che si andrà a creare….

  9. c. masnini de cornati

    Povera Italia !

    I soliti articoli che continuano ad oltraggiare anche la memoria di Coloro che dettero la propria vita per la propria terra,
    Coloro che credevano in alti valori : la nostra povera Italia che va sempre piu’ giu’ ;

    masnini de cornati

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