FERMO E PERDUTO

   Perdersi, sbagliare tutte le direzioni, non riuscire mai a calcolare le distanze è stata sicuramente la risorsa di Marco Polo e di Cristoforo Colombo che scoprirono nuovi mondi smarrendo la strada. E Ulisse, vagando spaesato nel Mediterraneo, costruì l’epopea dell’erranza, del viaggio subìto, dell’intelligenza come soluzione dei casi disperati: < onda su onda … / il naufragio mi ha dato la felicità che tu / non mi sai dare> .

   Un astronomo irlandese, Aleks Scholz, e una giornalista tedesca, Kathrin Passig, hanno scritto la guida per perdersi, il manuale per smarrire l’orientamento nonostante gps, navigatori satellitari, mappe e cartelli oggi  permettano a chiunque di determinare il punto in cui si trova. Perdersi m’è dolce… (Feltrinelli) spiega che <perdersi fa risparmiare tempo e soldi>, <fa vacanza> ,<permette di scoprire il mondo> e <vivere di più>. E <l’orientamento è solo un’illusione> ,<perdersi non è il contrario di orientarsi> e <i maestri nell’orientarsi sono anche i maestri nel perdersi>.

     Ma Kathrin e Aleks si sono a loro volta smarriti dentro il loro libro che è diventato anche il suo contrario: guida per perdersi e guida per ritrovarsi. Si sono imbattuti infatti nei tanti che perdendosi hanno perduto tutto, sino alla vita. E ci sono più smarrimenti nelle autostrade che nei boschi, più nei parcheggi che in mare, più dentro i quartieri metropolitani che sulle montagne, più nei condomini che nello spazio. Insomma, soprattutto ci si perde nei  luoghi costruiti per non perdersi e dove forse anche Cartesio oggi si perderebbe. Il signor Kim per esempio stava andando al mare con la moglie e le due bambine, ma ha sbagliato l’uscita dall’autostrada e, errore dopo errore, si è ritrovato in montagna, sotto la neve, senza benzina, senza cibo e senza campo per i cellulari. E’ morto assiderato mentre tentava di raggiungere  a piedi un paese che non esisteva. Aveva 35 anni. Di mestiere recensiva  su un giornale specializzato navigatori satellitari.

   Alla fine il libro piomba sul solito Freud che non riuscì a trovare una vetrina che aveva sotto gli occhi. E’ lo stesso Freud che partì per l’Inghilterra e arrivò in Olanda. E forse dobbiamo a questi smarrimenti  il suo ‘Psicopatologia della vita quotidiana’ dove esibì un inconscio che ardeva dalla voglia di smarrirsi. Il che significa, noterebbe Pirandello, che in realtà non si è mai smarrito. Ancora un passo e siamo allo smarrimento “sur place” di don Abbondio che  <tornava bel bello dalla passeggiata verso casa>. E ci si può smarrire anche nella verità controllata, nelle parole tracciate dal solco delle convenzioni …, e più si controlla il cammino e più cresce lo spaesamento, il panico, il dare di testa, il delirare e il deragliare. Oggi i naufraghi non stanno più nelle isole deserte ma nelle case, e forse non ci sono più Robinson Crusoe perché come aveva previsto Camus <non ci sono più isole>, ormai tutte squallidamente ‘isole dei famosi’.

4 thoughts on “FERMO E PERDUTO

  1. Mario

    Una VERGONA la tua fotografia riguardante De Falco!! Sei arrivato a dargli del fascista. Si è arrivati a dire che in ogni italiano c’è uno Schettino. Ma come ti permetti!!! Chi sei tu per poter giudicare? La maggior parte dell’opinione pubblica ha giudicato per ciò che ha visto e sentito. De Falco si è comportato da uomo prima e da militare dopo. Schettino da codardo e tu… con la tua fotografia non sei da meno!!! Giudichi gli italiani come un popolo di disperati, bisognosi di non so che cosa. Tu vivi in un altro mondo!!!

    1. Leonardo

      All’Isola del Giglio. Da tragedia in farsa
      Come avviene spesso, e in Italia in modo più frequente, la tragedia dell’Isola del Giglio si è trasformata in farsa. La tragedia contiene le parti che riguardano l’impatto della motonave sullo scoglio, la confusione e la paura dei passeggeri e dei marinai, l’eccezionalità della morte e dei dispersi, il semi affondamento della nave. La farsa si è innestata presto nella tragedia. Diciamo che in parte è stata contemporanea, in parte il seguito. Nè sembra ancora finire.
      La farsa comincia quando il comandante Schettino dialoga con il comandante della Capitaneria di porto. Al comandante De Falco della Capitaneria, che gli chiede per telefonino di sapere dove si trova, Il comandante Schettino comunica che è stato catapultato dalla nave in avaria su una scialuppa con il suo comandante in seconda. Non avrebbe quindi abbandonato la nave, ancora piena di passeggeri e equipaggio, ma la sorte avversa l’avrebbe fatto volare di colpo, lui e il suo vice, su una scialuppa con vista sulla nave. Dalla scialuppa coordinerebbe i soccorsi. Il comandante De Falco, incazzatissimo, gli intìma di risalire sulla nave, facendogli presente che sta registrando la telefonata. All’osservazione dell’altro che non può risalire sulla nave – perchè non ha una catapulta idonea a spingerlo sulla nave inclinata, riteniamo- il comandante De Falco gli ordina con sacrosanta rabbia di ubbidire. Il comando di tutto, soccorsi e nave, sarebbe passato a lui, per la codardia dell’altro…
      A questo punto non si capisce più se ci si trova in presenza di una fatto tragico, o di una esercitazione su chi spetta comandare e ubbidire in certe situazioni.
      I morti accertati sono stati una decina, una ventina i dispersi, probabilmente morti.
      Il comandante Schettino ha senzaltro la colpa gravissima di essersi avvicinato troppo agli scogli, e di aver procurato il disastro. Pensiamo, però, che ci siano altre responsabilità di altre persone. Sul ponte di comando, oltre il comandante, dovrebbe esserci il vice, e numerosi altri ufficiali addetti ai rilevamenti e ai pericoli. Dov’erano tutti costoro al momento dell’impatto?
      Il comandante De Falco, dalla sua riscaldata stanza della Capitaneria, ordina e ruggisce e impartisce lezioni di morale. Resta da chiedersi se lui, al posto di Schettino dopo la collisione, avesse avuto la capacità di portare la nave sul bassofondo vicino al porto, salvando così quasi tutti i passeggeri.
      La giustizia- speriamo- arriverà all’accertamento della verità. Intanto sembra prematuro assegnare al comandante della Capitaneria un riconoscimento onorifico speciale per come si è comportato nelle operazioni di soccorso, sulla base soltanto dei colloqui sopra le righe con l’altro comandante disgraziato.
      Leonardo Agate
      leonardo.agate@alice.it

  2. Antonio Cozzi

    Caro signor Francesco Merlo, le faccio notare una cosa semplice semplice, il COMANDANTE DE FALCO a differenza di lei e del ‘comandante schettino’ non ha fatto e non fa il frocio con il culo degli altri… Le consiglio di farsi una vacanza in Marina per capire cos’è l’onore, il rispetto, la disciplina e il rispetto della divisa e cosa significa essere un COMANDANTE, no “er fighetto der villaggio”… lo vada ad intervistare al COMANDANTE DE FALCO se ha gli attributi…

    1. Francesco Merlo Post author

      Signor Cozzi, lei ha mille ragioni e tutte di buona lega intellettuale, ma su questo sito dove è con piacere ospitato, quale che sia la sua opnione, il turpiloquio viene abitualmente cestinato. Lo dico anche perché il turpiloquio è purtroppo contagioso. Si regoli. Grazie.

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