Alemanno, il sindaco col bavaglio

ABBIAMO conosciuto ogni genere di potente, ma non ci era mai capitato il potente moccioso. Il sindaco di Roma tiene il broncio a Repubblica: «Con voi non ci parlo». E però noi non ce la sentiamo di appellarci alla violazione della libertà di stampa perché, più che a una censura, il suo scappare dalle conferenze stampa e il suo negarsi alle domande dei nostri cronisti somiglia al capriccio infantile di un marmocchio prepotente che irride innanzitutto se stesso e il proprio ruolo. Un sindaco della Capitale che frigna, digrigna e pesta i piedi non si era infatti mai visto. «A lei non rispondiamo» dicono gli assessori e il portavoce sventolando sul viso della collega gli articoli del nostro giornale che non sono piaciuti al sindaco. Ed è una farsa che ogni giorno si arricchisce di trovate esilaranti. Una volta l’ assessore al Bilancio ci mostra la schiena e una volta quello allo Sport che si nasconde la faccia. Persino i portaborse ci spiegano che «un diktat è un diktat!, volete capirlo?». È un divertimento ascoltare le telefonate che abbiamo registrato. Da un lato ci sono i giornalisti che vorrebbero sapere e parlare. Dall’ altro c’ è l’ ammiccare e il ridacchiare degli addetti stampa, se ne percepiscono l’ imbarazzo e il disagio dinanzi alla politica ridotta a dispetto infantile. Ed è una infervorata regressione che disarma persino la mia penna. Io infatti so bene che ad Alemanno piacerebbe che gli dessi del fascista, che lo paragonassi, sia pure attraverso la coazione a ripetere, al Mussolini che isolava e mandava al confino gli oppositori e Gramsci in galera. Ma non è proprio possibile. Qui fascismo e antifascismo non c’ entrano se non come parodia puerile. L’ intolleranza bambinesca del sindaco è al di sotto delle categorie politiche classiche: il camerata Alemanno non si comporta da virile centurione, ma da coniglio. Certo, le nostre critiche e i nostri rimproveri non sono passati inosservati. Quando per esempio ha distribuito posti, prebendee consulenze ad amici, famiglie camerati.E ci siamo persino arrabbiati quando ha definito l’ autunno «una calamità naturale» pur non arrivando a scrivere, come avremmo dovuto, che la vera calamità naturale di Romaè il suo sindaco. Soloa Roma infatti la pioggia uccide i cittadini, solo a Roma il sindaco si occupa di grandi strategie politiche e trascura la manutenzione della città, il diametro dei tombini, i canali di scolo…. E quando la fila per acquistare elettrodomestici e tablet a prezzi ridotti ha trasformato la città in un inferno di auto abbiamo detto che la colpa non era dell’ iPhone né genericamente del consumismo che, in occasione dei saldi, si scatena in tutte le città del mondo occidentale, da Londra a New York. Abbiamo invece scritto che la colpa era della mancanza di parcheggi e della miopia amministrativa nel concedere e negare le licenze, dell’ incapacità di governare la folla, di canalizzare il traffico, di disciplinare gli orari delle vendite. Il sindaco ha mille strumenti per rispondere e dimostrare che le nostre critiche sono faziose, che noi non capiamo la complessità di Roma e che, per pregiudizio, gli imputeremmo di tutto, anche la mancanza di porte al Colosseo. Alemanno potrebbe rilasciare interviste, andare in tv, indire conferenze stampae convegni, usare il sarcasmo, chiedere dei “facciaa faccia” pubblici con il nostro capocronista, sfidare a duello dialettico qualche giornalista e se proprio gli piace la coazione a ripetere al posto della marcia su Roma spedire le quadrate legioni sulla Cristoforo Colombo, dove ha sede Repubblica. E invece no. Non si controlla e piagnucola, distribuisce un video precotto dove dice che Repubblica lo insulta e dunque si sottrae «perché non mi sento rispettato»: fugge dal confronto e dal suo ruolo, si rifugia nel comunicato che è la tana del pavido, il sogno di ogni politico di parlare con il burocratese, di mettere una distanza tra sé e il mondo, di eliminare la mediazione del giornalista. Eppure questo sindaco, oggi ingrugnito come un bamboccio, un giorno ci parve interessante. La sua vittoria alle elezioni, avvenuta con molti voti di sinistra, ci sembrò una sfida ai nostri stessi preconcetti e dunque allargammo il credito nei suoi confronti. Ecco come è finita. Alemanno che diserta, fugge, si nasconde e strilla per la stizza è la politica con il moccio al naso. E dà definitivamente ragione alle critiche che via via gli abbiamo fatto e che, prima di questa pantomima, potevamo sintetizzare in una sola parola: inadeguato. Adesso sappiamo che è comicamente inadeguato.

One thought on “Alemanno, il sindaco col bavaglio

  1. Roberto Pellegrini

    Sembra che sia quello di Alemanno lo stile delle euro-fughe mediatiche proprie del versante neocon quando quelle scappatoie vengono dallà paura che fa i faccia a faccia. La paura dei politici senza maturità umana e quindi, sociale, e quindi politica. È lo stile vociferante, strepistoso, opressivo, proprio di quelli che non riescono a capire il significato di qual cosa di normale: il senso obbligatorio di responsabilità informativa nelle spcietà democratiche. Il dovere di rispondere a quelli che ti hanno scelto, non per essere sottomessi ai tuoi umuri e paure, ma per farti l’incarico di gestire le loro necessità, i loro diritti e regole naturali del convivere sociale. Allora, sembra che sia naturale per loro quella smania persecutoria, un po’ paranoica anzi, che vede nemici e rivali ovunque pronti a fargli quella malvaggità che loro fanno di solito a tuttii quelli che la pensano la sentono diversamente. Sprezzare, insultare, calunniare e spruzzare dai sospetti falsi le storie di tante persone onorevoli che gli sono odiose, non per niente di personale e concreto, né per nessun delitto, soltanto però per avere semplicemente delle idee diverse. Invece chiedere su come migliorare le cose ed impararne , gli Alemanno del mondo, si chiudono dietro alle loro mura, sistemano degli attacchi senza senso né logica. E cercano di sentirsi al di sopra del bene e del male, non perchè ne siano convinti, ma per horror veritatis, cioé per scoprirsi ignoranti, discapaci, insignificanti pure davanti ad un ruolo che veramente gli supera. Puro complesso d’inferiorità. Parafrasando Lei, si direbbe fosse la cretinagine di dempre, ma questa volta non solo cognoscitiva. Anzi qualcosa di piu’ potente. Semplicemente, assoluta. E putroppo ingombrante e ridicola. Sembra che sia lo stile proprio di quei bambini che vanno in punta di piedi per pensarsi piu’ in alto. Il meglio è quello che fa Repubblica: trasmettere le evidenze di quello che capita in questi casi. La migliore denunzia è mostrare ” i corpi del delitto”. Così si vede palesemente la verità dei fatti e dei nonfatti. Non c’è peggiore nemico di sè stessi quando si fa malissimo.

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