PENNELLI DI GUERRA

   Nell’ implacabile guerra quotidiana contro la barba, la mano spiaccica la schiuma e aiuta il pelo a nascondersi mentre il pennello  monta la crema  e drizza il pelo, lo eccita e lo espone. La mano offre all’odiato pelo un’oscura via di scampo, il pennello gli tende il collo nervoso verso la ghigliottina. Insomma anche il pennello e la crema, a dispetto della morbidezza del tasso e della dolcezza della mandorla, sono al servizio della spietatezza delle lame.

    Non ci sono altre armi, né mitragliatrici  né bombe, alle quali siano stati dedicati così tanti studi e investimenti, fantasia creativa, passione e ossessione come ai rasoi e alle lame da barba: una, due , tre, quattro, cinque, fisse e a testina rotante, elettriche e ‘usa e getta’, con inclinazione angolare e turbo … E però solo il pennello dà alle micidiali spade l’intelligenza per stanare le virgole biliose che si affannano giravoltandosi sotto il mento contro senso, contro natura, contro Dio. Se il pennello non avesse già snidato il pelo, mai la lametta, per quanto mobile e insinuante, riuscirebbe ad esercitare la sua chirurgia pulita nelle pieghe del pomo d’Adamo e negli angoli delle narici senza spargimenti di sangue.

    E ci sono pennelli di cinghiale, di suino e persino di cavallo. Ma solo le setole di tasso, morbide e al tempo stesso elastiche, grondanti acqua e mai ammosciate, sanno srotolare il bianco tappeto d’onore sul quale scivoleranno gli ultramoderni rasoi. E’così forte l’identificazione con il tasso che in francese il pennello non ha una denominazione autonoma: si chiama ‘blaireau’ che vuol dire appunto tasso.

    E non pensate che basti un tasso qualsiasi: deve essere cresciuto in libertà e in alta montagna. C’è poi una grande differenza tra le setole scure che provengono dal ventre e quelle lunghe e chiare, soffici e dure, che provengono dal dorso. La classificazione tradizionale prevede pure le silvertip con le punte bianco sporco: in Francia la Plisson  le infila a mano pensando così di infliggere alla concorrenza  dell’odiata Inghilterra la definitiva Waterloo. Ma non è così. Il prezzo infatti sale vertiginosamente e molti pensano che il miglior Plisson non regga il confronto con il mitico “chubby” (grassoccio) di Trumper che non è  classificato‘silvertip’ ma è denso e docile sia nella versione ‘best badger’ sia in quella ‘super badger’, che è più cara (senza una buona ragione). E le setole non sono tutto. Il pennello deve dare sicurezza innanzitutto alla mano. E dunque mai  va provato asciutto sul viso, ma sempre bisogna provarne con attenzione l’impugnatura.

    Alla fine solo crema e pennello ti lasciano sulla pelle la freschezza della libertà come accadde a Kabul quando le forze occidentali riaprirono le barberie che i talebani avevano tenuto chiuse per 5 anni. Pennelli e rasoi divennero il simbolo della guerra contro l’ostinazione irsuta dell’oscurantismo e della lanugine coranica che opprimeva gli uomini e soprattutto le donne.

   E però  nell’eterna lotta tra sbarbati e barbuti non ci sono solo  Bin Laden e gli incartapecoriti mullah e imam, ma anche i visi sbarbati e qualche volta efferati che riempiono le nostre caserme, e ci sono state le barbe  di Gesù e Marx, di Garibaldi, Shakespeare, Lincoln … E’ vero che non ci sono star del rock barbute, ma ci sono barbe che nascondono e barbe che esaltano il volto, e noi a Repubblica abbiamo la barba vincente e benigna di Eugenio Scalfari che è come quella di Babbo Natale, a volte ruvida mai ispida, generosa anche con il tasso, animale protetto.

One thought on “PENNELLI DI GUERRA

  1. vuesse gaudio

    Chubby-love o la figusa di Trumper?

    Lo confesso, il pennello con i peli del tasso mi ha fatto ripensare subito all’ “Elogio sconveniente del pesante” di Jean Cau per via del Bic e anche dell’accendino Crickett, e quello con lo stoppino del nonno.
    “Si converrà- chiosa verso la fine del suo elogio Jean Cau- che Bic e Crickett usa e getta hanno ucciso l’amore e distrutto la sensibilità, poiché abbiamo disimparato a essere fedeli a qualcosa e dunque a qualcuno.Provate a dire: ‘Amo il mio Crickett…’Mio nonno a volte tornava furioso dalla vigna. ?Ah! gridava, avevo dimenticato il coltello!’(Diceva ‘il’, non il ‘mio’. Era il coltello in sé, il re, l’unico. Si diceva anche :’Ammezzeremo il maiale’.Non il ‘nostro’).Aveva dell’incredibile che avesse dimenticato il coltello- da qui il suo malcontento- poiché lui e il coltello erano legati indissolubilmente, davanti a Dio, dai legami della terra. Un uomo senza coltello in tasca al villaggio? Impossibile. Perché non una lepre senza orecchie o, in autunno, una vigna senza grappoli?”
    Ora, io stavo chiudendo baracca e burattini e poi ho visto il pennello con i peli del tasso, e ora che ci penso mi ritorna in mente anche quella storia del tasso di Campanile, ma non è il caso, la notte è fonda, comunque il fatto è che non so che fare…Provare a dire: “Amo il mio pennello con i peli del tasso?”
    Ancora Cau:”Nel regno dei Bic, dei Crickett e della plastica si può caricare un uomo col peso delle sue colpe e dei suoi crimini?(…)Un uomo che si rade con un Bic avrà forse avventure galanti ma non amerà mai profondamente una donna”.
    E un uomo che si rade con il mitico Chubby amerà più profondamente di uno che si rade con un Plisson?
    Posto questo interrogativo assoluto e radicale,non posso che andarmene a nanna dopo aver correlato il “chubby” di Trumper alla “barba” che, nel gergo dei calderai ammašcânti di cui a “Una lingua nascosta” di John Trumper, è pari pari “figusa”, che, è davvero impensabile, è lo stesso termine per designare “pasta”, “maccheroni” e “carne”…

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