Scajola indagato a Roma / FINGERSI FESSO PER FARCI FESSI

Si era fatto grullo per non pagare il conto, ma è finita in Procura la farsa dell’insipienza. Claudio Scajola è imputato a Roma, il reato è finanziamento illecito e finalmente la casa ‘a sua insaputa’ diventa  anche per i giudici  quel che sempre è stata per gli italiani: un’ astuzia di difesa minchioneggiante che mai si era vista nella storia del nostro  paese.

    Ne avevamo tutti riso perché vi avevamo riconosciuto una variante dell’antropologia alla Alberto Sordi,  dell’italiano che preferiva lo scherno al biasimo, non negava di avere le mani nel sacco ma diceva di non essersene accorto. Nel mondo del berlusconismo, tra i Previti,  i Verdini, i Romano, i Brancher, i Dell’Utri, i Cosentino, i Papa e i Bisignani, in mezzo insomma a tanti tipi loschi, Scajola si era buttato nel pittoresco che, diceva Croce, < ci condanna e al tempo stesso ci salva da tre secoli>.  Aveva dunque pronunziato quella piccola frase, veloce e abbagliante, che resterà tra i documenti d’epoca: <Se scopro che qualcuno ha pagato a mia insaputa la mia casa, lo denunzio>. E’ una frase disperatamente comica che inchioderebbe chiunque alle sghignazzate, ma Scajola appunto questo voleva: diventare oggetto di satira e di ironia per evitare il peggio.

     Quella di farsi fesso è infatti la lezione che aveva imparato quando, ministro dell’Interno, aveva dato del rompicoglioni al professore Marco Biagi, che era stato appena assassinato dalle Brigate Rosse. Anche allora Scajola fu costretto a lasciare l’incarico e a chiedere scusa: < Non sapevo quello che dicevo>. Si era dunque dimesso tra le risate. E proprio quelle risate, quando è stato riammesso, lo avevano come redento. A smascherare questa sua vincente strategia dell’insipienza, del “non sapevo”, rimase solo il silenzioso rifiuto di  incontralo della vedova Biagi  (< parlarle è il mio più grande desiderio>)  bellissimo esempio di riserbo e di compostezza, virtù rarissime in Italia, anche tra le vittime.

     Insomma farsi citrullo  è la sperimentata ultima spiaggia di Scajola. E il senso ultimo della sua strategia dell’insipienza è provocare le risatine per evitare l’ indignazione.

      Certo adesso sarebbe istruttivo per tutti assistere agli interrogatori dell’ex ministro , si capirebbe che i canovacci della commedia all’italiana non reggono mai al cancelliere che verbalizza.  Domanda <E’ vero che non si è accorto che Anemone le ha comprato la casa?>. Risposta: <Grazie per avermi confermato le indiscrezioni della stampa. Adesso denunzio tutti>. Domanda: <Denunzia chi le ha comprato la casa?>. Risposta: <Certo. L’ha fatto a mia insaputa>.

    Come si vede, è un dialogo che non resisterebbe a nessun magistrato, fosse pure il più benevolo. E non è surreale come un inedito di Campanile  né ha l’allegria dei vari ‘Totò truffa’.  E’ una caricatura dell’uno e dell’altro, perché non c’è peggio della finta ingenuità dell’impunito.

    La giustizia poi non è sceneggiatura, i verbali non sono sketch e lo scandalo davanti ai giudici non è più una gag. La mitologia della truffa di cui ci siamo nutriti noi italiani non ha più nulla a che spartire con la faccia della finta onestà, con il maligno candore che parte dall’idea che gli altri sono fessi di cui disporre.

    Goffo, autoritario, irascibile, familista che ostenta case, collezioni di auto d’epoca e di orologi antichi, sempre in posa per le foto di ‘Chi?’, petto in fuori e ciuffo dritto, Scajola è padrone del territorio da Imperia a Ventimiglia  – Scalojaland –   ed è l’unico notabile che è riuscito persino a farsi finanziare “a sua insaputa” un volo personale, Roma-Albenga (linea aerea Sky-ola).

    E di nuovo le risatine lo avevano redento:  <Ho fatto penitenza, ho subito una ingiusta mortificazione, ma ora sono tornato a fare politica, e se nel Pdl non mi volete sono pronto con i miei sessanta parlamentari a costituire un gruppo autonomo>. E però questa volta la strategia dell’insipienza non ha funzionato. La sciabola insipiente, la ‘Sciaboletta’ anzi, il ‘Mastella del Nord’, ‘il Ras della riviera’ che voleva  cavarsela tra le risate viene inchiodato  alla tristezza della giustizia, alla mestizia del finanziamento illecito della sua politica di notabile. Il ridicolo diventa infatti patetico quando il truffatore non è il povero Totò che si arrangia ma il potente ministro che  si era fatto fesso per farci fessi.

9 thoughts on “Scajola indagato a Roma / FINGERSI FESSO PER FARCI FESSI

  1. vuesse gaudio

    FESSO, NON APRIRE QUELLA PORTA!
    Tragedia in due battute di V.S.Gaudio

    Personaggi:
    IL MINISTRO CHE VA A CASA
    L’AMICO CHE LO ACCOMPAGNA A CASA

    L’AMICO
    “Ed eccoci a casa.”

    Entrano. Non si capisce chi ha aperto.
    Sulla destra una tavoletta di ceramica con una scritta.

    IL MINISTRO
    legge ad alta voce:
    “Accà nisciuno è fesso!”

    (Sipario)

  2. Violetta

    Questo Scajola s’assomiglia parecchio e purtroppo al protagonista di un’aneddoto: un ladro che ha rubato un maialino lo porta alle spalle mentre cammina sulla strada. All’improvviso appaiono due carabinieri avvisati dalla vittima della rapina. “Stop!- dicono i polizziotti- dove ha preso Lei questo maiale?” “Ma ché maiale?”- risponde il ladro. “Quello che porta sulle Sue spalle!” -“Ma come? Santa Madonna, come te ve sei arrampicato qui, sfacciata bestia! Dai, vai via, sporco!”
    Come si vede, il mestiere piu’ vecchio del mondo è il cinico stupro sull’evidenza, quando addirrittura si guadagnano dei soldi pubblici che tutti noi paghiamo ovviamente.

      1. Violetta

        Grazie a Lei, caro Merlo. I Suoi articoli su Repubblica mi piacciono un sacco da anni. Anche essi sono appropiati, intelligenti e divertenti. Anzi con una certa pedagogia finissima per svegliare quegli angoli piu’ impercettibili della coscienza, tante volte addormentata e colpita dalla stessa apparenza con cui la realtà ci fa svegliare fino a scoprire che in essa, nella realtà, no ci sono delle sole apparenze che non abbiano un senso da sentire e da imparare per crescere di piu’.
        Ora che finalmente ho trovato il Suo blog, dopo troppo tempo di siccità (Repubbíca non arriva al mio paesino, addirituura vivo al estero e l’edizione on line no ne publicca piu’ i Suoi commenti),sono felicissima da quella lieta sopresa del destino che mi ha fatto trovare il sito per leggerLa senza problema. Grazie por scrivere e per pensare e sentire, quello che scrive.

    1. margherita

      Non si dice, quando c’è un soggetto, “s’assomiglia”:il soggetto “assomiglia”…
      “Un’aneddoto” non si scrive con l’apostrofo;
      un ladro non porta un maiale “alle” spalle: lo porta “sulle” spalle;
      i “poliziotti”, anche se prima erano carabinieri, stavo scrivendo “carabinieri”…, ancorché siano due o più, sono sempre e comunque “poliziotti”…
      “ché maiale” si scrive “che maiale”;
      “sulle Sue spalle”, detto a un ladro, sembra esageratamente un po’ ipocrita;
      “porco”, per quanto “sporco”, è sempre “porco”;
      “il cinico stupro sull’evidenza” è proprio uno stupro per quanto stia sopra, è evidente…
      “addirrittura”, per quanto uno possa avere la “r” moscia, è bene scriverlo con 2 “r”, a volte viene corretto automaticamente.
      Che ne dice, cara Violetta, di iscriversi all’Università della Calabria che, alle matricole, lo ha fatto l’anno scorso, fa fare dei corsi di potenziamento(così li chiamano) dell’italiano, cose che solo in Calabria sanno fare con i fondi europei, pensi che danno da 500 a 1000 euro a ogni studente(che, pensi, è risultato maturo con il massimo dei voti, però, laggiù, si sa, l’italiano…) e a chi tiene il corso, come dire?, glielo pagano a 10 euro(lorde) l’ora per una sola classe di riferimento, metti 25 studenti da potenziargli l’italiano, e il poverino lo deve fare almeno a 200 studenti, di facoltà in facoltà?

  3. margherita

    Ha visto? Me lo ha corretto automaticamente?
    Avevo riportato il suo “polizziotti” ed è diventato “poliziotti”;
    avevo scritto “carabbinieri”, con due “b”, ed è diventato “carabinieri”!

  4. Violetta

    Tantissime grazie, Margherita, per il Suo suggerimento. Ha tantissima ragione in quello degli errori ortografici, è anche colpa mia per no rileggere e correggere quello che scrivo. È un fallimento di cui avrò conto d’ora in poi grazie alla Sua gentilezza. Non tutti sono così generosi per dare una giusta correzione che ci fa megliorare così l’attenzione come la cura dei testi. Un saluto per Lei.

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