FERMATE I LUCCHETTI DELL’ AMORE / Sono arrivati persino a Rialto

    E’ una iattura e sta infestando la fragile Venezia l’orribile vizio nazionale del lucchetto dell’amore. E’ ora di affidare alla polizia lucchettari e graffitari perché i ponti e i muri d’Italia non sono stati edificati per depositarvi le deiezioni sentimentali spacciate per democrazia dell’anima. E non solo vanno rimossi subito questi lucchetti che stanno corrodendo invasivamente persino il ponte di Rialto, ma vanno combattuti e prevenuti come reati gravi: è possibile l’arresto in flagranza per (art. 635 comma 2).

    Insomma è tempo di finirla con le considerazioni post moderniste dell’arte cafona, con la celebrazione degli immondezzai, dell’insozzatore della Fontana di Trevi, del sangue, della cacca, della bava… I lucchetti vanno trattati come le tarme in un archivio, come i tarli che divorano un mobile. I lucchettari non sono né poeti né scultori e neppure installatori d’arte, ma vandali e teppisti. E i lucchetti sono roditori del marmo, del ferro e della pietra. Non scorciatoie per il Parnaso, ma sconcezze, volgarità, come i graffiti che hanno stravolto il centro di Roma, come il turpiloquio inciso con i coltellini sulle vestigia di Pompei.

    E i sindaci, che in Italia hanno vietato di tutto, anche l’elemosina davanti alle Chiese, devono finalmente ingaggiare contro i lucchetti una lotta senza quartiere e senza concessioni, neppure minime, al , soprattutto a Venezia dove l’attraversamento di un ponte, di qualsiasi ponte, compreso quello di Calatrava, dovrebbe sempre avvenire in punta di piedi. Il lucchetto qualche volta è stato esportato: a Parigi sul Pont-Neuf , per esempio. E le agenzie di stampa ogni tanto diffondono foto di lucchetti in Cina e negli Stati Uniti, ma si tratta di casi isolati, probabilmente di made in Italy all’estero.

    Così siamo ridotti: il lucchetto è il nuovo simbolo dell’amore italiano insieme con le forme di Ruby e della Minetti. Ne abbiamo fatto letteratura, cinema e canzone. E non c’è ponte che resista, non c’è ringhiera o parapetto che non vengano assaliti con la complicità dei ‘critici’ e di tanti politici (Veltroni compreso) che nel Paese più gerontocratico d’Europa si concedono il vezzo avvizzito del giovanilismo. Tutti ricordano quel lampione abbattuto sotto il peso dei lucchetti a Ponte Milvio e ovviamente il successo del romanzo di Federico Moccia che pensa di essere lo scrittore dei nuovi ‘promessi sposi’ delle discoteche, della movida, della platealità ormonale propalata come terzine dantesche.

     Ebbene, adesso che i lucchetti stanno minacciando Venezia, è tempo di elaborare una strategia di difesa nazionale delle città d’arte. Venezia è la più preziosa, esposta agli occhi del mondo, in difficile perenne convivenza con i consumatori di sensazioni e di emozioni. Se non interveniamo subito, il lucchetto a Venezia può dilagare come un’epidemia, perché la volgarità è sempre premiata dal turismo di massa e si deposita come una cenere imbalsamatrice.

     Non ci vogliono leggi speciali né ronde leghiste, basta applicare il codice che prevede la reclusione sino a un anno e la multa sino a tremila euro per e, come dicevamo all’inizio, la possibilità dell’arresto in flagranza per . E si potrebbero affiggere cartelli dissuasori, usare le telecamere …: il lucchetto non incatena l’amore ma scatena l’indecenza.

7 thoughts on “FERMATE I LUCCHETTI DELL’ AMORE / Sono arrivati persino a Rialto

  1. vuesse gaudio

    Se andiamo a vedere, “catenaccio”,per quanto sia più morboso, sarebbe più significativo: ha una carica connotativa più alta di “lucchetto” e non è rumoroso come la “sirena”, è meno ingombrate del “bloccasterzo”, è la sineddoche di “cassaforte”, “cassetta di sicurezza”, persino di “porta blindata”.
    Nell’ambito del paradigma di “chiudere” e “sicurezza”, “lucchetto” fa un po’ ridere, vuoi mettere una bella “chiavarda”, o una semplice “sbarra”, o “spranga”, il “paletto”, se vai a vedere, ti farà sempre un po’ pensare all’Aretino, beninteso se abbinato al “chiavistello” o al “chiavaccio”. Ma se è per sigillare, non bastava più l’ “anello”? Anche se, in molti casi, di questa retorica postmoderna dell’erotica feticistica da ferramenta, un “tappo” e la “chiusa” è bell’e fatta…

  2. cecilia

    Questa moda dei lucchetti “d’amore” è una vera vergogna! finché resta confinata nella finzione letteraria di un romanzo rosa, può essere un gesto romantico, per quanto melenso (questione di gusti). Se poi esce dalle pagine del libro per essere replicato da qualche coppietta innamorata che vuole così suggellare il proprio legame amoroso, si può anche concedere, purché si abbia l’accortezza di mettere il lucchetto in un luogo “appropriato” (magari nel giardino di casa propria), non certo su un monumento!!! ma ora come abbiamo visto la cosa si è trasformata in una vera mania collettiva, un fenomeno di massa, perdendo così ogni originalità e soprattutto ogni legittimità! è diventato qualcosa di stupido e banale oltre che disgustosamente stucchevole, patetico, ma soprattutto inammissibile e vergognoso per le conseguenze che abbiamo visto! i ponti più famosi e suggestivi delle nostre città rischiano di crollare sotto il peso di tutta quella ferraglia che già ne guasta l’immagine! Questo dimostra ancora una volta quanto poco rispetto abbiano tanti Italiani nei confronti di un patrimonio artistico e architettonico che tutto il mondo ci invidia! Oltre a snobbarlo e trascurarlo, pure lo disprezzano e lo rovinano!!! è qualcosa di vergognoso soprattutto agli occhi degli stranieri, anche se, come abbiamo visto, pare che la moda si sia diffusa un po’ anche all’estero… ma siamo noi che facciamo sempre la figura peggiore, la solita figura dei pecoroni, dei poeti da strapazzo, degli ignoranti, degli esibizionisti, senza un minimo di senso di civico. Mi unisco pertanto alla denuncia di Merlo e auspico anch’io che le autorità competenti procedano al più presto alla rimozione di tutti i lucchetti e che mettano in atto la normativa vigente per fermare e sanzionare i trasgressori. Ma possibile che non ci sia mai pace per i nostri monumenti, per le nostre opere d’arte? già esposte all’usura del tempo, all’incuria, all’inquinamento, alle calamità naturali, a restauri sbagliati, in passato alle distruzioni belliche degli invasori, oggi agli attacchi del turismo di massa e alla minaccia dei vandali … adesso ci mancava pure questa moda funesta dei lucchetti! Che tristezza …

  3. Lidia Fontanet

    Come simbolo dell’amore i lucchetti sono un’aberrazione come lo fu la cintura di castità nel medioevo. Una rozzezza che di amore non ne ha nulla e invece ha tutto di volgare, di agressivo e di pessimo gusto. L’antiamore o il contramore. Il controfascino. Solo pensare ad un lucchetto in quei panni, produce voglia urgente di sfuggirsene. Se addirittura i lucchetti vanno usati per fare spettacolo dalla propria grossolanità emozionale sui monumenti ei beni pubblici, quello diventa un delitto che dovrebbe essere penalizzato, non solo da una multa abbondante, anche dell’obbligatoria rieducazione etica ed estetica. Ma come si potrebbe fare qualcosa così in in paese cui il capo di Governo è la massima espressione di quel senso grossolano, ridotto alla ferraglia del denaro che compra tutte le donne in vendita e le mette sotto i suoi lucchetti di fango vigilante in un palazzetto fortificato , anche nei palazzi dello Stato, ed anzi quel particolare cavaliere, è stato votato da tantissimi e per tante volte?

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