Milady e D’ Artagnan / L’ AMORE DA DUMAS A BERLUSCONI

(Da ‘Il D’Artagnan’, mensile del Teatro Stabile di Catania, numero speciale dedicato a ‘I Tre moschettieri’)

Era nero, brasiliano, e di mestiere faceva il ballerino, ma la sera si vestiva da donna e non so dire se fosse un trans: Almodovar non c’era ancora e l’ambiguità di genere non era diventata la cifra del secolo. Quel brasiliano divideva un piccolo appartamento alla fine di viale Monza a Milano, quasi a Sesto San Giovanni, metrò Precotto, con un prostituta bianca di Ascoli Piceno. Non so dire quali fossero i loro rapporti intimi, ma l’innamorato sembrava lui, il travestito.

La mattina le portava il cornetto e le lanciava il giornale sul letto intonando un  “buongiorno tristezza” che allora mi sembrava ironico ma oggi, a ripensarci, mi pare malinconico. Io abitavo due piani di sotto. L’intero palazzotto di quattro piani era un alveare di mini appartamenti gestito da un vecchia portiera pugliese che si chiamava donna Carmela. Era il 1972. Come D’Artagnan avevo lasciato il mio borgo di Meung, la Catania così ricca di baffi alla moschettiera, e pensavo di usare la penna come lui usava la spada, tipica guasconeria siciliana che dopo Martoglio era stata praticata anche da Sciascia, e si sa che la sua penna da sola bastava, come sul ponte di Brixen, a disarmarne cento.

La Parigi di Dumas per noi era Milano, la città appunto di chi voleva riposizionarsi nel mondo, integrasi nell’ordine dei Moschettieri, ma Milano era una Parigi brambillizzata:  l’amore per la roba, la grettezza come odore perso nell’umidità e nella nebbia, un che di rancido della città italiana che è la più vicina all’Europa ma non è Europa perché in quella vicinanza c’è l’estraneità, una voglia di essere che, in quanto voglia, non è essere, una scintillante metropoli preannunciata da boari puzzolenti di letame vaccino, una città internazionale che trasuda ricca ruralità padana.  Perciò non ritrovo la boheme ironica, ma la malinconia della periferia nel ricordo del travestito e della prostituta.

E però io non voglio qui impressionarvi con le morbosità, le trasgressioni e i vizi che nessuno più consuma di nascosto. Il punto è che  Milady era il nome del travestito e D’Artagnan  quello della prostituta. Ovviamente avevano  i loro nomi e cognomi anagrafici ma io non li ho mai saputi e non li ho neppure chiesti. Trovavo infatti naturale che ciascuno di loro coltivasse il proprio doppio e, come tutti, anche io li chiamavo Milady e D’Artagnan , non pensando che i miei due amici in questo modo vivessero fuori di sé.

Eppure conoscevano il romanzo ‘I tre Moschettieri’  per sentito dire. Avevano invece visto e rivisto il film e dunque  lui voleva essere Lana Turner e lei Gene Kelly, lui dinamite biondo platino, fatale melodramma e visone sulla pelle, e lei la felicità in costume, magnifica e credibile con il cappellone e gli stivaloni singing in the rain sul marciapiede di Piazza Castello. Già allora  quasi nessuno leggeva più quel romanzo e forse proprio perché era stato troppo letto per più di un secolo. Resistevano ancora, in quegli anni, le edizioni per ragazzi, spurgate oltre che dimagrite. Milady spariva quasi del tutto e proprio quella “censura” alimentava il mito della sporcacciona maledetta, e la maledizione diventava un attributo d’ onore, un titolo di prestigio, risorsa  e ricchezza dei frequentatissimi fumetti porno soft ,“Isabella duchessa dei Diavoli” e “Angelica marchesa degli Angeli ”:  Milady come stereotipo dello snervamento onanistico, Milady come cielo in una stanza.

Alla fine dunque il romanzo era tanto più conosciuto quanto meno era letto, al punto che si poteva prescindere dalla sua esistenza reale: era ed è un quadro dell’arredamento mentale che può essere alterato a piacere. E perciò “I Tre moschettieri” era anche, tra altre mille cose, un cult della letteratura omosessuale, sia pure meno del feuilleton dell’altro Dumas, La Traviata.  Nel romanzo geneticamente modificato, nell’immaginario trans gender la carrozza di Milady si trasformava in una spider sulle strade della California con il vento tra i capelli, e i baci erano abbracci atletici di amanti perennemente abbronzati. E l’Ordine al quale D’Artagnan viene iniziato dai tre diventava quello della polivalenza sessuale: Athos, Porthos e Aramis non erano solo un triumvirato, erano anche un ‘triumfeminato’

Tutto questo per dire che se non avessi incontrato il travestito nero e la puttana bianca neppure io avrei letto ‘I Tre moschettieri’. Lo lessi per loro, dunque. Ma fu poi con Riccardo Bacchelli  (non era ancora quello della  tristissima legge)  e con sua moglie Ada che ne parlai. Giocammo, una sera, a dare un volto moderno non ai soliti D’Artagnan e Richelieu ma a Milady  a Constance Bonacieux, alla donna dell’intrigo e a quella dell’amore:  il sesso diviso dai sentimenti. Per quelli che, come me, avevano vent’anni nel sessantotto Milady era Mrs Robinson e Constance era Miss Robinson, le canzoni di Simon e Garfunkel come colonna sonora di cavalli al galoppo,  spade lucenti, guanti profumati e amanti condivise, ponti d’amicizia tra un moschettiere e l’altro.

Nella bellezza e nell’astuzia diaboliche di Milady e nella prevalenza del coraggio a danno della virtù di Costance c’è già prefigurata la donna della belle epoque e sopratutto  si intravede  il modello femminile della parigina che diventerà un mito, la donna elegante piccola,coquette, libera, spiritosa e ardente. Poi, in un bellissimo giorno di maggio, al posto delle gonne a volants che spazzano il suolo, la nostra Milady indosserà la minigonna, getterà via gli stivaletti per calzare ballerine e, ancora, capelli corti invece dello chignon a brioscia…

Anche le strade dei tre moschettieri, da Saint Sulpice a Bercy dipingono quadri mentali che Dumas non poteva neppure immaginare, le fumerie d’oppio di Colette, le caves degli esistenzialisti, le gonne a fiori e i sandali come insostenibile leggerezza dell’essere…: Milady e Constance sono fantasmi maschili irriducibili alla realtà . Ne volete la prova? Divertitevi a dare i nomi di Milady e di Constance ai fantasmi erotici di oggi. Certo, non è facile immaginarle accasate all’Olgettina, ma tutto è possibile nell’erotismo e ci sono meno maniere di fare l’amore di quel che si dice, ma più di quante si creda. I tre Moschettieri, le loro avventure, gli eccessi emotivi e <il seguito al prossimo numero> in fondo sono come le canzoni di Simon e Gurfenkel: lookin’ for fun and feelin’ groovy.

2 thoughts on “Milady e D’ Artagnan / L’ AMORE DA DUMAS A BERLUSCONI

  1. Lidia Fontanet

    C’è un libro meraviglioso di J. L. Sampedro. Un romanzo intitolato “L’amante lesbiano”, che ricorda un po’ queste strane coppie, ma quello andava al di sopra del solo fuoco sessuale. Conteneva un mondo ricchissimo. Quello dell’aventura interiore.

  2. Roberto Pellegrini

    A volte i classici diventano una sorgente magnifica di sperimenti coi fantasmi, soprattutto con quelli propri, tra i quali possiamo nascondere le nostre frustrazioni, le nostre fobie e le nostre fissazioni ossessive. C’è chi sfrutta la lettura per goderla semplicemente. C’è chi la usa come si fa con il vudù, cioè per pungere i personaggi, ciò che non ci si permetterebe di fare in driretta sulle persone; c’è chi gioca a camuffiare le sue debolezze tra la forza dei protagonisti letterari o cinematografici e quindi credersi a salvo da sè stessi in quel inmascheramento che forse inganna solo noi mentre ci fa trasparenti davanti a chi ci ascolta o ci osserva. Quelle sono alcune delle trappole che ci pone la tela di ragno esistenziale, tramite noi stessi, per dare caccia a quello che non vogliamo vedere né assumere nella propria realtà quotidiana. Quindi va trasfuso sui fantasmi fatti da sè.
    Sembra che sia sempre in fondo la paura di arrivare all’incontro senza corazza tra il meglio di noi ed il meglio dell’altro. Forse perchè s’ intuisca che quello sarebbe una spinta senza retromarcia nella propria evoluzione. Dunque, meglio inventare storie sulle storie già inventate. Comodissimo. Divertente e perfetto per coltivare l’arte dell’eterna distrazione sulla via delle vite perdute.

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