Il Tar azzera la Giunta di Roma / ALEMANNO, IL MEZZO LEADER DEI SEMIVIP

    Diventeranno famose, queste quote rosa di Alemanno, come l’evasione fiscale di Al Capone, come la mela di Biancaneve, come il tallone di Achille. Sono infatti il punto vulnerabile dell’impunito che ha messo in piedi il più grande carrozzone clientelare nella pur lunga e variopinta storia della città di Roma.

Ha assunto circa duemila famigli tra cui ex cubiste, ex camerati e figli di caposcorta. Le quote rosa sono la buccia di banana su cui è finalmente scivolato il sindaco che ha discriminato gli handicappati (“non sono come noi” stava scritto in quel bando di concorso ormai passato alla storia), ha permesso ad un suo assessore di festeggiare il compleanno della figlia in quel preziosissimo e inarrivabile giardino comunale chiamato Arancera, e ha pure concesso ad un altro amico di famiglia di esporre le auto di sua produzione nel museo dell’Ara Pacis che, peraltro, appena eletto, aveva solennemente deciso di distruggere (l’indomani si corresse così: “la smonteremo e la trasferiremo in periferia”).

E tuttavia non riesce ad essere, il non rispetto di queste quote rosa, neppure un pennacchio ideale. Alemanno infatti non si compiace di sostenere, con Emma Bonino, che le quote sono come le riserve indiane e offendono la donne di qualità. Sarebbe stata un’idea, discutibile certamente, ma pur sempre un’idea. E invece no, come un magliaro, cerca di dimostrare che, pur con una sola donna in giunta, lui ha rispettato l’equilibrio numerico tra i generi imposto dallo statuto comunale perché – pensate – “per quanto riguarda le posizioni organizzative su 468 posti ci sono 292 donne, oltre il 60%”. Ma è la prova della discriminazione. Si tratta infatti di lavori subalterni: impiegate che eseguono e non decidono perché anche le dirigenti sono sottoposte all’autorità politica maschile.
Certo non è facile distinguere le goffaggini di Alemanno dalla mala amministrazione. La sua storia politica è un caso scolastico di autodistruzione di un quasi leader, un vero disastro per la destra italiana di origine missina. Eletto sindaco con un consenso popolare grande ed imprevisto, forte di almeno 55.000 voti di elettori di sinistra che lo preferirono alla stanchezza di un Rutelli bis, Alemanno si era fatto apprezzare come ministro dell’Agricoltura, e forse non solo perché immergeva gli stivaloni nel fango e si faceva fotografare con la zappa in mano.

Ora quel quasi leader è diventato un mezzo leader, si è messo nella mani delle bande dei clienti di una destra affamata da trent’anni di astinenza dal potere. E sempre si è fatto sedurre dai “famosi”, non importa se in disarmo o in pensione. E difatti perse la testa per Luca Barbareschi, e ovviamente, per Maurizio Costanzo, ed è l’ospite fisso di quella specie di “semi Porta a Porta” che è “Cortina incontra” di Enrico e Jole Cisnetto che ha fatto delle Dolomiti un quartiere di Roma. E mi raccontano che sempre più si dispera perché non riesce ad avere al suo fianco i veri vip, i fuoriclasse della Roma di Veltroni che è il suo modello inarrivabile. Dunque, al posto di Totti esibisce Rosella Sensi, che ora sta per entrare nella nuova giunta, è la regina del generone, palazzinara ed ex signora della curva sud che forse gli porterà i voti romanisti ma certamente gli toglierà quelli laziali a conferma che lo sport che cerca di diventare consenso politico è la più pericolosa delle demagogie. E, ancora, nel mondo dei semivip che si è costruito nell’inseguimento di Veltroni, al posto di Ettore Scola e di Massimo Ghini schiera Pino Insegno e Umberto Broccoli…

E impallidisce il rosa delle quote dinanzi al rosso vergogna delle rette degli asili che provò a raddoppiare, al tentativo di far correre a Roma la formula uno e di fabbricare una Disneyland stracciona, un parco tematico su Roma antica dalle parti di Fiumicino. E ci furono l’annunzio che avrebbe buttato giù Tor Bella Monaca per un quartier ottocentesco e passatista, i proclami antileghisti (“scenderemo in piazza contro i ministeri al sud”) conclusi a mangiare con Bossi abbacchio e polenta davanti a Montecitorio, sino al pasticcio di mediocrità e di ricatti che costrinse Riccardo Muti a rifiutare con un laconico fax (“patetica”) la cittadinanza onoraria. E poi c’è il capitolo sicurezza. Diceva che avrebbe “risanato le periferie” e “cancellato la cultura dell’effimero”. Fu eletto cavalcando l’omicidio Reggiani e aggredendo il Rutelli del braccialetto-sicurezza. Oggi, travolto dalla sua stessa demagogia, si ritrova una città piena di orrendi delitti da prima pagina, con un’ordinaria amministrazione molto peggiorata, tra orribili graffiti sui muri anche del centro, buche-voragini per i motorini, raccolta differenziata fantasma. E ha perso l’appoggio della Roma dei costruttori e di quella finanziaria, dei commercianti e persino dei tassisti che furono i suoi centurioni. È solo con i suoi semivip: anche i reduci del vecchio Msi ormai lo disprezzano.

E cosa volete che siano le quote rosa dinanzi alle nomina di trenta dirigenti ad personam, fuori dai concorsi? Alemanno ha dato una trentina di deleghe ad altrettanti consiglieri comunali e ben 35 le ha assegnate a degli esterni. Spiccano la delega “per i rapporti con i calabresi”, quella “per i rapporti con il Dalai Lama”, e, tra le tante, “la delega per l’energia del fiume Tevere” e quella “per la memoria”. Sembrano quasi una medaglia al merito quelle quote rosa in faccia alla “delega alla salute” concessa al proprio medico personale, il nutrizionista Adolfo Panfili. Al dottore e a sua moglie, la signora Valeria Mangani, ha affidato “il sogno” di una Fondazione di moda e nutrizione che ha come sede quel gioiello comunale che è il villino del cardinal Bessarione…
Ecco perché alla fine ci auguriamo che il suo mondo di semivip gli confezioni un bel premio, che so, una “lupa rosa” per le quote e tutti gli altri romani invece lo rimandino all’Agricoltura. Alla zappa.
 

//

One thought on “Il Tar azzera la Giunta di Roma / ALEMANNO, IL MEZZO LEADER DEI SEMIVIP

  1. Roberto Pellegrini

    Forse quella zappa sia in realtà la vera vocazione di quel sindaco così dato a seminare i campi della svergogna, a coltivare i germogli familiari, a percorrere sui prati bocolici del clientelismo. Forse un talento perso tra la vie en rose.

Rispondi a Roberto Pellegrini Annulla risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>