BARBARESCHI, RE DEI SEMIVIP

Nella politica italiana è il re dei semivip. <Tutti mi fermano all’aeroporto> dice. Oppure: <Io sono bravissimo>.  Ancora: < Porto dentro di me cicatrici indelebili>. E persino: <Dieci anni fa ho anticipato tutto quello che ora in Italia sta accadendo>. Aitante, sgargiante, il semivip è una categoria antropologica prima  ancora che sociologica, diffusissima in questa Italia decadente di fine regime. Sempre il semivip esibisce trionfi esotici che a nessuno viene in mente di controllare, è forte in trasferta come certe squadre di calcio: <Vogliamo dirlo che  ho fatto 130 show in America, musical a Londra, 7 film in Francia e 14 in Germania?>. Ma la verità del semivip è ovviamente la mezza porzione: attore ma non mattatore, maneggione più che manager, politicante più che politico, mezzo conservatore e mezzo progressista, e poi mezzo ebreo, mezzo fascista, mezzo socialista, mezzo radicale, mezzo libertino. Il semivip interpreta  tutte le parti in commedia, ma sempre a mezzo.

E ovviamente Luca Barbareschi parla bene l’ inglese,<acting coaches> dice quando meno te l’aspetti. <A great success in Los Angeles> assicura. E poi: <Mi voleva Ron Howard come protagonista, ma ho rinunziato per servire il mio paese> Caspita!, ha commentato Daria Bignardi che lo intervistava.

Lo reclamano nei cocktail più autorevoli, spopola  in provincia dove se lo contendono i Rotary e i Lyons, lo premiano negli alberghi in riva al mare,  porta con alterigia titoli che non ha, e cerca di uscire dalle retrovie della Rai dove puntualmente lo ricacciano lo share e la critica  di qualità. Ma se gli ricordano i fiaschi si arrabbia, insolentisce il giornalista  petulante: <imbecille>, <pirla>. Annunzia querela a Youtube e zittisce  Enrico Lucci delle Iene che, implacabile, gli elenca gli insuccessi:  <Quando lei avrà fatto tutti i lavori che ho fatto io potrà giudicare, per adesso continui a fare le sue interviste>. In tv litiga con Adinolfi ,  si accapiglia con Fuksass  al quale rinfaccia di stare <a sinistra  ma sulla Maserati>,  minaccia Claudia Mori ,lievita, grida, si indigna e si sgonfia.  E’ appunto un mezzo Sgarbi.

Tuttavia sarebbe ingiusto negargli quel talento intero, pieno, che a teatro certamente ha mostrato, e non solo nel musical ‘Chicago’ ma anche nelle vesti del Principe di Salina. Probabilmente si è dissipato nel papocchio, nell’arte di infinocchiare, nel campionato nazionale della beffa, vero epigono della grande tradizione italiana del falso autentico. Persino Gianfranco Fini a Bastia Umbra si imbarazzò quando vide che Barbareschi  leggeva il manifesto del nuovo partito declamando i sentimenti, simulando la passione, il groppo in gola, la commozione: <La sua non era politica recitata ma recitazione di politica>.  Barbareschi non è un politico che fa scena dei propri singhiozzi ma un attore che ricorre alla tecnica dei singhiozzi di scena, come vuole la scuola del Totò che vendeva la Fontana di Trevi.

<Ho inventato – ha detto – un pasticcio trasformista perché volevo lanciare il passaggio in tv del mio film Il trasformista> che aveva girato nel 2003 fa con il seguente proposito: <Sarò l’anti-Moretti>. L’autopromozione per la verità non ha funzionato e il film, che già era andato malissimo nelle sale, in prima serata sui Raitre ha avuto solo il tre per cento di audience. Eppure, quando gli altri finiani lo avevano  sorpreso mentre alla Camera votava a favore di Berlusconi,  Barbareschi aveva dato il meglio di sé, artisticamente parlando. Prima ha negato esibendo una prova fotografica <se non mi credi  guarda qua>.  Poi  ha recitato l’ indignazione <come osi sospettare di me>.  Quindi ha finto di fingere: <Ho inventato un pasticcio trasformista…>. E infine ha rivendicato la verità che secondo lui stava sul fondo di quella simulazione di simulazione:  <Ho fatto comunque bene ad astenermi perché sento puzza di moralismo>.

E però, benché Barbareschi non riesca a diventare simpatico agli italiani, c’è qualcosa di molto saggio in questa sua sfrontatezza che è forse la nemesi dello spettacolo sulla politica: ‘chi di arte ferisce di arte perisce’.  Plutarco, che si intendeva tanto di artisti quanto di politici, raccontava come Filippo il Macedone ebbe a biasimare il figlio Alessandro Magno perché durante un banchetto aveva suonato melodiosamente e con tecnica impeccabile: <Non ti vergogni di suonare così bene la cetra?>. Normalmente infatti il talento di un uomo o è concentrato nell’ arte, o è concentrato altrove. Nessuno ricorda travasi ben riusciti. Nessun campione, di palla o di canto o di cinema o di teatro, ha mai lasciato traccia significativa del suo passaggio nella politica italiana (escludendo ovviamente le lupe di Arcore): da Carla Gravina a Gino Paoli, da Montesano a Squitieri, da Zeffirelli alla Carlucci… Barbareschi, che nella destra succede a Martufello e a Lando Buzzanca, non si è accontentato di fare il  testimonial, l’utile idiota delle campagne elettorali.

E’ l’attore che diventa la sua parte, si è identificato nel ruolo, incarna il politico furbastro così come lo spettacolo di destra l’ha sempre immaginato e dileggiato,  il politico-parodia del Bagaglino, il mezzo vip appunto che però  chiede 140 milioni per 2 fiction alla Rai, e sempre ottiene i finanziamenti… <Sarò l’anti Montalbano> annunziò e subito la Rai gli pagò le avventure del commissario  Soleri. <Un commissario – aveva detto – del nord, che non  mangia pasta con le sarde ma polenta e cinghiale>. Andò in onda su Raidue. Nessuno lo ricorda.  E continuano  a scritturano malgrado gli insuccessi: mezzo vip ma pieno di contratti.

Del resto il falso autentico ha sempre  un target: furbizia e stupidità si ingravidano a vicenda. Entrando in politica, promise di abbandonare la propria azienda nelle mani di un blind trust e si prese l’applauso dell’intera Italia che sull’argomento è ovviamente molto sensibile. Poi, quando ci ripensò, se ne accorsero in pochissimi: <Lo stipendio di parlamentare non mi basta>.

Ha raccontato che a nove anni subì violenza da un prete, ha rilasciato interviste drammatiche, ha animato organizzazioni e convegni contro la pedofilia e ovviamente ha prodotto film sui bambini e sull’infanzia sfruttata e perduta. Mai avevo pensato che potesse non essere vero. Ma certo corre il rischio dell’effetto “al lupo al lupo”.

Gli occhi liquidi, il sorriso di finto imbarazzo, diffuse persino un filmato dove prendeva botte da un automobilista. Vero? Falso? Voleva lanciare il suo programma sulla 7. Ma quando gli comunicarono che gli ascolti erano stati un fallimento, confessò al dirigente televisivo: <E’ stato il sottosegretario Romani a manipolare i dati Auditel>. Quando invece non lo mandarono in onda: <Mi censurano>. In Italia c’è un florido mercato della dabbenaggine fondato su luoghi comuni che pure sono anche valori culturali e morali, il cemento della convivenza, il nostro pavimento mentale: il complotto, la censura, la lotta alla pedofilia…  Ebbene il semivip si infila in tutti i luoghi comuni e in tutti i capannelli-stampa.  Nessuno gli crede ma nessuno gli presenta il conto.

(IL VENERDI 18 02  2011)


5 thoughts on “BARBARESCHI, RE DEI SEMIVIP

  1. alessandra

    Buongiorno, sono finalmente riuscita ad entrare sul suo sito, per potermi complimentare con lei per i suoi articoli, che trovo sempre così pungenti, lucidi e che riescono ad esprimere così bene quello che penso, soprattutto su alcuni “semipersonaggi”, come quello pubblicato ieri sul Venerdì di Repubblica. Letto stamattina l’articolo, mi sento finalmente compresa, e pronta ad affrontare una giornata di lavoro, sapendo che qualcuno scrive e dice quello che io penso da sempre. Un saluto, Alessandra da Montecatini.

    1. Francesco Merlo Post author

      Confesso che anche io non riesco ancora ad entrare con sufficiente facilità in questo sito. Mi fa piacere che lei mi legga e anche che viva a Montecatini che davvero è un bel posto. Ed è la città di Giuseppe Giusti, che tra tanti falsi eroi del Risorgimento, è un poeta molto sottovalutato. Un caro saluto.

  2. edoardo de mola

    ciao francesco,
    sono edoardo, amico di rosanna, la cara e comune amica che spesso vi propone/propina piatti baresi realizzati con ricette in “linea diretta”; cucina mentre al telefono chiede: “veloce, veloce, sono in toscana, il riso deve andare nella cozza? insieme al formaggio? che formaggio? quanto prezzemolo? e il pepe, il pepe?”… (Acqua in bocca)
    Ho appena scoperto che hai un tuo sito, ora potrò complimentarmi o criticarti direttamente per i tuoi articoli, alcune volte ho chiesto a rosanna di farlo (?),
    ricordo un articolo in cui c’erano tre vocaboli introvabili sui dizionari della mia piccola libreria, chiesi a rosanna la traduzione.

    un caro saluto
    edoardo

    p.s.
    Devo lanciare una lancia a favore di barbareschi…: lucrezia lante della rovere, …spero lo prenda in pieno.

  3. Angelo Libranti

    Col senno di poi, forse, non valeva la pena di scrivere l’articolo.
    L’uomo si presenta, oltre che con la sua faccia, col suo modo di vivere e di fare e con l’ambiente che frequenta.
    Il Barbareschi, oggi, è squalificatissimo.

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