NESSUN RISPETTO DEL TITOLO

  Un profumo di femmina e – oplà – una straordinaria “biografia” dei mari del Settecento viene (s)venduta da Einaudi con il titolo per cubiste L’odissea di Elizabeth Marsh. Sogni e avventure di una viaggiatrice instancabile. Eppure l’originale inglese non ammicca alle donne in crociera, e neppure ai libertinaggi, agli spaesamenti e ai ritorni che sono il sangue dell’Odissea omerica. The Ordeal of Elizabeth Marsh può significare vita dura, cimento e tormento ma non l’Odissea come tutti la intendiamo, cioè il viaggio subìto, l’erranza. E c’è un declassamento, un sotterfugio per attrarre commesse in quel <sogni e avventure> liberamente ispirato a How a Remarkable Woman crossed Seas and Empire to Become Part of World History. Come può una remarkable woman, una donna notevole, essere trasformata in viaggiatrice instancabile?

 Basta un titolista-marketing (cioè marchettaro) per degradare a fiction pruriginosa un bel libro di storia economica. Docente alla ‘London School of Economics’, Linda Colley racconta la globalizzazione settecentesca attraverso le evoluzioni di una donna che affronta il mare cyberspazio, le religioni, gli affari, le flotte, le guerre, le città inglesi, marocchine, giamaicane, indiane, americane, asiatiche, africane: il mondo in una vita, anche se <il colore degli  occhi e dei capelli, la statura, il timbro della voce, il portamento, ci sono sconosciuti…>. Figlia di un inglese e di una giamaicana, <ci è ignoto persino il colore della pelle>. Ma nel risvolto dell’edizione italiana è <bella>, dettaglio che perfeziona la metamorfosi in “scemeggiata”, proprio come il liquido che cola dalla bocca di Gregorio Samsa sancisce la sua identità di scarafaggio.

     I libri di qualità hanno lettori di qualità che non meritano i maltrattamenti  riservati, per esempio, ai titoli dei film stranieri, che sono un infinito stupidario. Cito a caso: Il delitto perfetto (Dial M for Murder), Tutti insieme appassionatamente (The sound of music), Una calibro 20 per lo specialista (Thunderbolt e Lightfoot), I passi dell’amore (A walk to remember), Prima ti sposo poi ti rovino (Intolerable Cruelty). Si può fare lo stesso con la  grande storiografia, soprattutto quando ci sono di mezzo le donne? Donzelli ha tradotto il libro di Dalos che racconta l’incontro durato 24 ore tra la grande poetessa russa Anna Achmàtova e Isaiah Berlin. Storia d’amore? Forse. Di sicuro storia del comunismo e della guerra fredda, del rapporto tra poesia sovietica e pensiero liberale. Ebbene il titolo tedesco, Un ospite venuto dal futuro, in italiano è Innamorarsi a Leningrado che pare Via col vento. E che dire del Trickster Travels. A sixteenth-Century Muslim Between Worlds della storica  Natalie Zemond diventato La doppia vita di Leone l’Africano (Laterza)? E perché The Pity of War di Niall Fergusson è La Verità taciuta (Corbaccio)? Sono volgarità semantiche e sono inutili.  Il titolo sciampista L’arte di ottenere ragione in 38 stratagemmi non è infatti bastato al blasonato Adelphi a rifilare Dialettica Eristica di Schopenhauer alle sciampiste.

  Francesco Merlo

 (VELVET 16 2 2011)

6 thoughts on “NESSUN RISPETTO DEL TITOLO

  1. Edda Melon

    Ci hanno regalato velvet… ho letto l’articolo, così giusto e anche spiritoso, non c’era neanche bisogno di coinvolgere commesse (spesso laureate e dottorate) e sciampiste (almeno diplomate). Strano!

  2. Teresa raffo

    Giustissimo, caro Merlo. Il vezzo tutto italiano di “italianizzare” marchettisticamente i titoli dei film si è evidentemente trasferito ai libri, con identica certa sfortuna. Però scusi, vorrei cogliere una sfumatura nel suo pregevole scritto ben titolato: perché definisce “libertinaggi” quelli diUlisse? L’Odissea è metafora di vita e conoscenza il libertinaggio è tutt’altra cosa. Non sarà che lei è un po’ moralista?

    1. Francesco Merlo Post author

      In punta di filologia lei ha ragione perché il libertino nasce con il cristianesimo e dunque non potrei parlare di libertinaggio nell’Odissea. Ha invece torto quando associa al libertino un mio giudizio negativo. Se avessi usato depravato la sua reazione sarebbe stata oppurtuna e io sarei stato filologicamente corretto. Ma io non penso ad Ulisse come a un depravato. Dunque mi trovi lei la parola giusta (una e non dieci) pensando ai tanti amori di Ulisse. Grazie.

  3. Teresa raffo

    Innamoramenti. Al plurale. Infatuazioni non andrebbe bene perché per Ulisse Nausicaa, Calipso, Circe e anche Penelope ovviamente sono conoscenza. Non canti di sirena.

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