BERLUSCONI SATYRICON

Il Berlusconi-Satyricon è più Fellini che Petronio e le orge di Arcore non segnano la decadenza di una classicità berlusconiana che mai è esistita nonostante Berlusconi abbia cominciato con Colletti e Vertone e sia finito con Fede e Mora, ricottari alla Boldi e De Sica, che non consumano ma vendono ricotta sottobanco, fanno la cresta al padronee si truffano l’ un l’ altro. Anche nell’ Asterix-Satyricon si aggirano due legionari che sgraffignano sesterzi e anfore e uno fa il molliccio come Mora e l’ altro il duro come Fede mentre attorno, nel triclinio, «ce n’ è di ogni!», dal miles che va in giro con un gatto a nove code chiedendo «me voi frustà?» alla puella che poggia le natiche nude sulla farina, proprio come Andréa Ferréol nella Grande Abbuffata che del Satyricon è variante. E Berlusconi come Trimalcione è disperatamente solo, esibisce una lascivia arcaica fatta apposta per essere truffata da Miriam-Criside, da Raissa-Trifena, da BarbaraFortunata, da tutte le puledre della scuderia di Nicole Minetti nel ruolo di Quartilla, instancabile regista di voluttà, con Fede e con Mora, come risulta dalle intercettazioni ( occ u l t a c o l l o q u i a subauscultata ): «vai con il francese»,«non tirarti indietro anche se ci sono zoccole e disperate», «le russe no, sono troppo alte». La Quartilla di Petronio dice: « Che? Vi mettete a dormire? Lo sapete che Priapi genio pervigilum deberi, bisogna dedicare una veglia a Priapo». E come Trimalcione, Berlusconi non capisce che FiniAgamennone (lo strepitoso Randone nel Satyricon di Fellini) è l’ uomo che, affrontandolo invece di truffarlo, lo ha tradito di meno. E ancora, come il gran cafone di Petronio, non riesce a trovare l’ erede da porre a custodia del proprio monumento funebre che ha eretto ad Arcore. Trimalcione, almeno, era consapevole che la tomba imperiale sarebbe un giorno diventata bersaglio dell’ oltraggio popolare: ne in monumentum meum populus cacatum currat. E però sinora nessun poeta arbitro è riuscito a narrare il Berlusconi-Satyricon con quel candor, quella simplicitas e quella non tristis gratia che stanno a fondamento del famoso realismo di Petronio. Eppure anche la nostra lingua è sporcata e dunque arricchita come accadde a quel latino. Lì c’ è il greco parodiato e qui c’ è l’ inglese maccheronico, il lessico del comprare e del vendere applicato al sesso, e non solo per quell’ ormai famoso “briffare” che usa la Minetti-Quartilla e che deforma il to brief inglese: istruire per dominare le ragazze. Ci vorrebbero le competenza di Luca Canali nel latino e di Mario Praz nell’ inglese e nell’ italiano per un confronto tra le invenzioni di Petronio e quelle di Mediaset e Publitalia. Limitandoci all’ ironia comparata, notiamo che Petronio inventa mixcix (fare le cose a metà) e alla corte di Berlusconi dicono random, non fare il randomico, non fare le cose a caso. Petronio crea burdubasta, caldicerebrius, percolopoe questi lanciano flagare (far di qualcosa una bandiera), sono in charge (tocca a me)… E Papi che è, al tempo stesso, Gozzano e Freud, la tenerezza e la pedofilia, è paragonabile al manducare che Petronio introdusse e che è arrivato sino a noi con il suo senso originario di mangiare con vistosa avidità ma senza sazietà. Papi è il Burt Lancaster di Bertolucci che in Novecento si fa toccare da una bambina, nel fango di una stalla, e si suicida accantoa una mucca perché neppure così riesce ormai ad eccitarsi: «il vero dramma di un uomo» dice quel Papi. Dunque il Berlusconi-Satyricon è anche questo, un pastiche arcitaliano, un carnevale esagerato nervoso e paratattico, dal quale è fuggita disgustata, ci informano i pm, anche una danzatrice del ventre (in Petronio non c’ è) perché non c’ è partita tra un ombelico e un sedere o un seno o un pube. Non ci sono ombelichi profondi come le gole. E difatti la Carrà ne fece in Rai il rimando ipnotico di un travestimento casalingo. Dunque l’ ombelico, con la sua posizione mediana e bipartisan tra le mammelle e l’ inguine, se ne è andato via da Arcore, proprio come Follini prima e Casini dopo, perché scoprire l’ ombelico e rimirarselo o rimuginarselo, prima ancora che danza femminile è tenacissima ossessione politica, l’ allucinazione centrista del Terzo Polo che infatti propone ed espone la cicatrice natale di Casini come distacco dal berlusconismo, il punto mediano dove tutto l’ ingorgo va a defluire, gestore del traffico dei desideri sessuali come un semaforo, garante e arbitro della politica come un capo di Stato. Certo, non sapeva la danzatrice che la rabbia del suo ombelico sarebbe diventata metafora del centro che scappa via dalla decadenza, dalle orge del BerlusconiSatyiricon, dall’ estremismo delle parti basse, dal sesso con la minorenne che in Petronio si chiama Pannuchis ed ha appena sette anni. Ruby ne aveva nove quando «fui violentata da due zii» ha confessato a quel Signorini che a Mediaset chiamano “il brain trainer del pres”, l’ allenatore del cervello di Berlusconi. Ma nel Satyricon non conta l’ età perché tutte sono ex minorenni, tutte sono state Pannuchis e Ruby prima di diventare come Quartilla che irride la memoria: «mi fulmini Giunone, si unquam me meminerim virginem fuisse ». E tutti cantano Madeia perimadeia che ad Arcore, coercendae libidinis, diventa La mer di Apicella- Berlusconi -Trénet.

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