IL LEPORELLO DEL BUNGA BUNGA BUNGA

16 gennaio 2011 —   È UN Leporello col diploma di ragioniere, un gigante rispetto a Fede, Mora, Minetti e agli altri procacciatori di conforto che, in questa saga della ricotta, ne approfittano un po’ con una slurpata al gelato che servono o una palpata al tutto tondo che offrono. Spinelli invece è il segretissimo uomo delle buste «dedicate». Da vero servo d’ alcova applica freddamente una tariffa ad ogni capriccio del padrone e assegna pure gli appartamenti a Barbara, a Marysthelle, a Miriam, paga i gioielli i foulard e i vestiti ad Aris, a Elisa e a Ioana. E chissà come si orienta bene, lui che di nome fa Giuseppe, nell’ onomastica della Milano peccaminosa. Quando infatti Spinelli esordì come bustiere di Berlusconi erano ancora i tempi del sciur padrun e le ragazze si chiamavano Wanda e Zaira. Poi divennero Debora e Samanta. Oggi sono Ruby e Raissa. Perciò si potrebbe raccontare un capitolo della storia d’ Italia con tutti i nomi, e i nomi di battaglia, che il ragioniere ha imbustato: Madamina, il catalogo è questo/ delle belle che amò il padron mio/ un catalogo egli è che ho fatt’ io… E si potrebbe scrivere anche un trattato sul pudore italiano davanti alla spavalderia di alcune delle ragazze del premier e alla vergogna che altre cominciano invece ad esibire coprendosi il volto e sfuggendo ai fotografi e alle telecamere. Queste ultime alla fine si espongono di più perché, come sempre, quel cappuccio spinge ad indagare e a spiare e ci si può sottrarre sia per verecondia sia per riservatezza professionale. Sessantanove anni, di Bresso, discreto sino alla trasparenza ma preciso e paziente come un chirurgo, Giuseppe Spinelli sembra uscito dalle vecchie memorabili vignette lombarde del pittore Bepo Novello, da quel mondo dei cumenda che, quando finiva la villeggiatura, alla servitù in fila indiana facevano appunto distribuire buste bianche personalizzate. Le preparava e le consegnava un uomo fidatissimo che Novello disegnava senza viso, una sagoma un po’ curva, senza pathos né pietà. Ebbene Spinelli perfeziona e specializza il genere, infila infatti nelle buste i compensi d’ amore, cinquecento per la presenza, diecimila per la notte: a ciascuna il suo. E probabilmente Novello chea quello cancellava il volto a questo anestetizzerebbe il sesso. Il ragioniere Leporello è infatti l’ algido presidio tra la ragione sociale e il mercato, regola il traffico delle escort, è l’ agente pagatore. Ma forse è anche l’ uomo del futuro: il giorno in cui tutto sarà finito, probabilmente Spinelli diventerà il più intervistato, il più reclamato dagli scrittori, dai produttori e dagli sceneggiatori, proprio come accadde al cameriere di Mussolini, quel Quinto Navarra che finì nelle mani e nelle penne di Longanesi e Montanelli. Tanto più che in questi verbali che sembrano inventati da Petronio, lo Spinelli, come trascrivono i pubblici ministeri, l’ indomani mattina ascoltae annota i reclami pronunziati – immaginiamo – con parole smozz i c a t e , e m a i a p p r o f i t t a dell’ atmosfera di intimità, come se non si parlasse di gambe accavallate e di labbra scarlatte: «Ho bisogno di essere autorizzato, richiamerò». Dunque il ragioniere si informa e provvede. E i verbali permettono di immaginare che chieda al padrone quel che gli ha fatto Imma e quel che lui ha fatto a Imma. Qualcuno deve pur valutare l’ intensità di Ester e rimediare all’ ingiustizia contabile. Nel mondo del meretricio sarebbe «il ragioniere che ragiona» dei film di Totò e della vecchia commedia all’ italiana che ormai si è fatta vita, e forse per questo il genere è in crisi. Non c’ è personaggio di Zalone che regga il confronto con Spinelli, e neppure Pietro Germi sarebbe riuscito a inventare un ragioniere del sesso che gestisce le signorine senza mai leccarsi i baffi. In mezzo a tanto traboccare di infermiere e poliziotte, nel cuore del bunga bunga Spinelli distribuisce le buste e sotto a chi tocca: un tanto per la mezz’ ora, un tanto per l’ ora, purché non si faccia flanella. E se lo studio di Spinelli è imperquisibile perché gode dell’ immunità del suo padrone che gli ha trasferito il carisma, ancora più blindato è il suo animo che nessun poliziotto potrà mai scandagliare: «Tutto quel che dovevo dire l’ ho detto all’ avvocato Ghedini». Sono fatti così gli uomini che nelle fantasmagorie, nelle orge, nelle stragi, nelle battaglie, si fanno carico dei dettagli, contano i morti, smistano, hanno il dovere di restare lucidi: c’ è sempre uno che non può bere perché poi deve guidare. Spinelli è ‘ astemio’ per dovere. Alla corte di Berlusconi dove tutti controllano le signorine grandi forme, archiviano mammifere di lusso adatte ai giochi e alle trasparenze dei costumi bagnati, aggiustano le ragazze troppo arruffate e fanno passare dal bagno quelle troppo accaldate, lui interviene con il prezzario, che è la ragione della sua esistenza, come quella del cuoco Michele è la cucina dietetica, quella di Valentino Valentini è l’ Eurasia, quella di Marinella è l’ agenda, quella di Miti Simonetto è la fotocosmesi, quella di Letta è il rapporto con i poteri romani…: ciascuno è la chiave di un unico mazzo. Ma il più anonimo e quindi il più importante, quello che fuoriscena dà equilibrio al quadro e armonizza la prospettiva è il ragioniere Leporello. È infatti lui che dopo avere messo in busta i contanti per il peccato mette in busta anche i contanti per l’ assoluzione: «Centomila euro a sorella Paola». Anche questa è regola vecchia: per ogni bestemmia tre padre nostri. Ma la procura di Milano non è d’ accordo e Spinelli, come lo steward che nel romanzo di Junger, anche lui senza volto, serviva i cocktail e le bevande agli uomini del potere, potrebbe diventare, certamente suo malgrado, il più spietato dei giustizieri, uno storiografo da banco. E’ sempre a Leporello che tocca l’ ultima parola: Madama veramente in questo mondo, conciò’ ssiacosaquandofosseché, il quadro non è tondo.

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>